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Definizione agevolata: sì al recupero di rimborsi?

Un contribuente, dopo aver ottenuto un rimborso IRPEF, si è visto notificare una cartella di pagamento per il recupero delle stesse somme. L’Agenzia delle Entrate ha negato la sua richiesta di definizione agevolata, sostenendo che l’atto non fosse di natura impositiva. La Corte di Cassazione, riconoscendo la novità della questione alla luce delle recenti normative sulla pace fiscale, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una decisione approfondita, senza ancora stabilire un principio definitivo.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: si applica al recupero di rimborsi fiscali?

La Corte di Cassazione torna a esaminare i confini della definizione agevolata, una questione di grande interesse per contribuenti e professionisti. Con un’ordinanza interlocutoria, i giudici hanno sospeso la decisione su un caso complesso, rinviando la causa a una pubblica udienza per approfondire se una cartella di pagamento, emessa per recuperare un rimborso precedentemente erogato, possa rientrare nella cosiddetta “pace fiscale”.

I Fatti del Caso: Il Rimborso Conteso

La vicenda ha origine dalla richiesta di rimborso IRPEF presentata da un dirigente in pensione di una grande società. Il contribuente contestava l’aliquota applicata dal sostituto d’imposta (un fondo pensione) sulle somme liquidate, sostenendo che dovesse essere applicata la più favorevole aliquota sui redditi di capitale. Le Sezioni Unite della Cassazione, nel 2011, gli diedero parzialmente ragione, riconoscendo il suo diritto al rimborso.

L’Agenzia delle Entrate, dopo aver inizialmente accreditato le somme, provvedeva sorprendentemente al recupero di quanto pagato, notificando al contribuente una cartella di pagamento. Il contribuente impugnava la cartella, ottenendone l’annullamento in primo grado. La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, dichiarava inammissibile l’appello dell’Agenzia, spingendo quest’ultima a ricorrere in Cassazione.

Il Diniego alla Definizione Agevolata e il Ricorso in Cassazione

Durante il giudizio in Cassazione, il contribuente ha tentato di chiudere la lite presentando due distinte domande di definizione agevolata, prima ai sensi del D.L. 119/2018 e poi della Legge 197/2022. Entrambe le istanze sono state respinte dall’Agenzia delle Entrate con la stessa motivazione: la cartella di pagamento non era un atto impositivo, ma un semplice atto di riscossione di somme indebitamente rimborsate. Secondo il Fisco, quindi, la controversia non rientrava tra quelle “definibili”.

Il contribuente ha impugnato anche questi dinieghi, portando davanti alla Suprema Corte la questione fondamentale sulla natura e l’ambito di applicazione della pace fiscale.

Le Questioni Giuridiche: L’Applicabilità della Definizione Agevolata

Il cuore del problema legale è stabilire se un atto, formalmente di riscossione, possa essere assimilato a un atto impositivo ai fini della definizione agevolata quando rappresenta il primo e unico mezzo con cui la pretesa fiscale viene comunicata al contribuente. Il contribuente ha sostenuto questa tesi, richiamando precedenti della stessa Corte di Cassazione.

La Posizione del Contribuente e i Precedenti

Il ricorrente ha fatto leva su un importante principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza n. 18298/2021), secondo cui anche una cartella emessa a seguito di controllo automatizzato (ex art. 36-bis) può dare origine a una controversia definibile, se essa è il primo atto che porta a conoscenza del contribuente la pretesa fiscale. In tal caso, la cartella può essere impugnata non solo per vizi propri, ma anche per contestare il merito della pretesa. Per analogia, il contribuente ha sostenuto che lo stesso principio dovesse applicarsi alla sua situazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte, nell’ordinanza in esame, non fornisce una risposta definitiva ma riconosce la rilevanza e la novità delle questioni sollevate. I giudici sottolineano che le argomentazioni del contribuente presentano “profili di novità” soprattutto in relazione alla procedura di definizione agevolata introdotta dalla Legge n. 197 del 2022. La formulazione di questa nuova normativa, secondo il contribuente, sarebbe sufficientemente ampia da includere non solo atti impositivi classici, ma anche quelli “meramente riscossivi”.

Considerata la complessità e l’importanza della questione, che potrebbe avere impatti significativi su numerosi contenziosi simili, la Corte ha ritenuto opportuno non decidere in camera di consiglio. Ha quindi disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, stabilendo che la trattazione avvenga in una pubblica udienza. Questa scelta procedurale consente un dibattito più ampio e approfondito tra le parti e un esame più ponderato da parte del collegio giudicante.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza interlocutoria lascia aperta la questione cruciale sull’accesso alla definizione agevolata per le liti su cartelle di pagamento emesse per il recupero di rimborsi. La decisione di rinviare a pubblica udienza segnala la cautela della Corte di Cassazione di fronte a un tema con importanti implicazioni pratiche e sistemiche. Sarà necessario attendere la futura sentenza per avere un chiarimento definitivo su un aspetto controverso della normativa sulla pace fiscale.

Una cartella di pagamento emessa per recuperare un rimborso fiscale può essere oggetto di definizione agevolata?
L’ordinanza non dà una risposta definitiva. Tuttavia, riconosce che la questione è rilevante e presenta profili di novità, specialmente alla luce della Legge 197/2022. Ha rinviato la decisione a una pubblica udienza per un esame più approfondito.

Perché l’Agenzia delle Entrate ha negato la definizione agevolata al contribuente?
L’Agenzia ha sostenuto che la cartella di pagamento non era un atto impositivo (che accerta un’imposta), ma un mero atto di riscossione per recuperare somme che riteneva indebitamente rimborsate. Secondo questa interpretazione, la lite non rientrava tra quelle che potevano essere definite in via agevolata.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte non ha emesso una decisione finale sul merito della questione. Ha pronunciato un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una nuova udienza pubblica, ritenendo necessario un maggiore approfondimento data la complessità e la novità delle questioni legali sollevate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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