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Definizione agevolata sgravio: la Cassazione decide

Un contribuente ha richiesto una definizione agevolata sostenendo di non dover versare nulla in quanto il suo debito era stato oggetto di sgravio provvisorio a seguito di una sentenza di primo grado. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che ai fini della definizione agevolata sgravio, la cancellazione provvisoria del ruolo non estingue il debito. Di conseguenza, il diniego dell’Agenzia delle Entrate è stato ritenuto legittimo per mancato pagamento e il ricorso originario del contribuente è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata sgravio: la Cassazione decide sul debito provvisoriamente annullato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5912/2025, affronta un’interessante questione riguardante la definizione agevolata sgravio e gli effetti di un annullamento provvisorio del debito fiscale. La decisione chiarisce se un contribuente, che ha ottenuto una sentenza favorevole in primo grado, sia tenuto o meno a versare le somme per aderire alla cosiddetta ‘pace fiscale’.

I Fatti di Causa: Il Contribuente e la Richiesta di Definizione Agevolata

Un contribuente impugnava alcuni avvisi di accertamento relativi a presunte omissioni nel pagamento dell’Irpef. Il contenzioso, iniziato con l’impugnazione di un estratto di ruolo, vedeva il contribuente vincitore in primo grado. La Commissione Tributaria Provinciale, infatti, annullava gli atti impositivi perché l’Agenzia delle Entrate non aveva provato la loro notifica.

In seguito a questa decisione favorevole, l’Agenzia della Riscossione procedeva allo ‘sgravio’ provvisorio delle somme iscritte a ruolo. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, dando ragione al Fisco.

Pendente il ricorso in Cassazione, il contribuente presentava domanda di definizione agevolata (prevista dalla L. 197/2022), senza effettuare alcun pagamento. La sua tesi era semplice: poiché le cartelle erano state ‘sgravate’, non vi era alcun importo da versare per perfezionare la definizione.

La Questione Giuridica: Sgravio Provvisorio e Pagamento per la Definizione Agevolata

Il fulcro della controversia verteva sulla corretta interpretazione degli effetti dello sgravio provvisorio. L’Agenzia delle Entrate notificava al contribuente un provvedimento di diniego della definizione agevolata, motivato proprio dal mancato versamento delle somme dovute.

Secondo l’amministrazione finanziaria, lo sgravio era un atto meramente provvisorio, eseguito in ottemperanza a una sentenza non definitiva, e non aveva estinto il debito tributario. Pertanto, il ‘valore della controversia’ su cui calcolare l’importo per la definizione agevolata rimaneva quello originario. Il contribuente, invece, sosteneva che la comunicazione di sgravio certificasse l’assenza di un debito e, di conseguenza, la possibilità di definire la lite a costo zero.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla Definizione Agevolata e Sgravio

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del contribuente contro il diniego, fornendo chiarimenti fondamentali. I giudici hanno stabilito che lo sgravio disposto in esecuzione provvisoria di una sentenza di primo grado favorevole al contribuente non è assimilabile a un annullamento definitivo del debito, come quello che avviene in autotutela. Si tratta di un comportamento che non implica acquiescenza alla sentenza da parte del Fisco, il quale mantiene il diritto di impugnarla.

Di conseguenza, ai fini della definizione agevolata, l’importo da versare deve essere calcolato sul valore della controversia effettivamente pendente. Il fatto che il ruolo fosse stato provvisoriamente ‘scaricato’ è irrilevante. La Corte ha sottolineato che, diversamente, ogni contribuente vittorioso in primo grado potrebbe definire la lite a zero, anche in pendenza di appello, una conseguenza ritenuta irragionevole e contraria alla ratio della norma.

Le Conclusioni: Inammissibilità del Ricorso Originario e Rigetto dell’Istanza

Una volta risolta la questione sulla definizione agevolata, la Corte ha esaminato il ricorso originario del contribuente. Anche in questo caso, l’esito è stato sfavorevole. I giudici hanno applicato la normativa sopravvenuta (art. 3-bis del d.l. n. 146/2021), la quale stabilisce che l’impugnazione dell’estratto di ruolo è ammissibile solo se il debitore dimostra di subire un pregiudizio concreto e attuale (ad esempio, per la partecipazione a gare pubbliche o per l’accesso a finanziamenti).

Poiché il ricorrente non aveva fornito alcuna prova di tale pregiudizio, il ricorso originario è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha quindi ‘cassato senza rinvio’ la sentenza d’appello, chiudendo definitivamente la controversia a favore dell’Agenzia delle Entrate e condannando il contribuente al pagamento delle spese legali relative al giudizio sul diniego della definizione agevolata.

Uno sgravio provvisorio della cartella, basato su una sentenza di primo grado, azzera l’importo da versare per la definizione agevolata della lite?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che lo sgravio eseguito in base a una sentenza non definitiva è un atto provvisorio che non estingue il debito. Il valore della controversia, su cui si calcola la somma da pagare per la definizione, rimane quello della pretesa fiscale originaria, al netto di sanzioni e interessi come previsto dalla legge.

Perché il diniego di definizione agevolata dell’Agenzia delle Entrate è stato considerato legittimo?
Il diniego è stato ritenuto legittimo perché era correttamente motivato dal mancato versamento di qualsiasi importo. Poiché lo sgravio provvisorio non aveva eliminato il debito, il contribuente avrebbe dovuto versare la somma dovuta per legge per poter perfezionare l’adesione alla procedura di definizione agevolata.

Qual è stato l’esito finale del ricorso originario del contribuente contro l’avviso di accertamento?
Il ricorso originario è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha applicato una normativa successiva all’inizio della causa, che limita la possibilità di impugnare il semplice ‘estratto di ruolo’ ai soli casi in cui il contribuente dimostri di subire un pregiudizio specifico e attuale. Non essendo stata fornita tale prova, l’azione è stata ritenuta inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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