LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Definizione agevolata: quando la cartella è atto impositivo

La Corte di Cassazione ha stabilito che una cartella di pagamento, emessa nei confronti di una società cessionaria di un ramo d’azienda per debiti della cedente, ha natura di atto impositivo. Questo perché rappresenta il primo atto con cui la pretesa fiscale viene avanzata nei confronti del nuovo soggetto. Di conseguenza, tale atto è ammissibile alla definizione agevolata delle liti. Accogliendo il ricorso della società contro il diniego dell’Agenzia delle Entrate, la Corte ha dichiarato estinto il giudizio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: la cartella al cessionario d’azienda è atto impositivo

L’accesso alla definizione agevolata delle liti tributarie rappresenta un’importante opportunità per i contribuenti. Tuttavia, la sua applicabilità dipende dalla natura dell’atto impugnato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la cartella di pagamento notificata al cessionario di un’azienda per debiti del cedente ha natura di atto impositivo e, come tale, può essere oggetto di definizione agevolata. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una società, operante nel settore dei servizi ambientali, aveva ricevuto una cartella di pagamento per debiti fiscali originariamente appartenenti a un’altra impresa, dalla quale aveva acquisito un ramo d’azienda. La Commissione Tributaria Regionale aveva inizialmente annullato la cartella. L’Agenzia delle Entrate aveva impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione.

Nel frattempo, la società contribuente aveva presentato domanda di definizione agevolata della controversia, come previsto dal D.L. n. 119/2018, versando la prima rata dell’importo dovuto. L’Agenzia delle Entrate, però, aveva respinto la richiesta, sostenendo che la cartella di pagamento in questione non fosse un atto impositivo, ma un semplice atto di riscossione derivante da un controllo automatizzato (ex art. 36-bis D.P.R. 600/73), e quindi non rientrasse tra gli atti “definibili”.

La Questione Giuridica: Atto Impositivo e Accesso alla Definizione Agevolata

Il cuore della controversia risiedeva nel determinare la natura della cartella di pagamento notificata alla società cessionaria. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, essendo un atto di mera riscossione di un debito già accertato in capo al cedente, non poteva essere ammessa alla sanatoria.

Per la società, invece, quella cartella rappresentava il primo e unico atto con cui la pretesa fiscale le veniva formalmente contestata, attribuendole una responsabilità solidale per i debiti dell’impresa cedente. Di conseguenza, doveva essere considerata a tutti gli effetti un atto impositivo, con pieno diritto di accesso alla definizione agevolata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dato ragione alla società, accogliendo il suo ricorso contro il diniego di condono. I giudici hanno affermato un principio di diritto cruciale: nel caso di conferimento d’azienda, la cartella di pagamento emessa nei confronti della società conferitaria per la sua ritenuta responsabilità sussidiaria (ex art. 2560 c.c.) ha natura impositiva.

La ragione di ciò, spiega la Corte, è che tale cartella costituisce il primo ed unico atto attraverso il quale la pretesa fiscale viene esercitata nei confronti del nuovo soggetto (il cessionario). È con questo atto che il contribuente viene reso edotto per la prima volta della pretesa vantata dall’Amministrazione nei suoi confronti. Richiamando un orientamento consolidato delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che un atto è impositivo quando “impone” per la prima volta al contribuente una prestazione determinata, a prescindere dal margine di discrezionalità dell’ufficio.

Nel caso specifico, la società non contestava solo vizi formali della cartella, ma la fondatezza stessa della pretesa, sostenendo che i debiti fiscali non erano pertinenti al ramo d’azienda acquisito. Questo conferma ulteriormente la natura impositiva della controversia. Essendo l’atto definibile, e avendo la società presentato domanda e pagato la prima rata, il giudizio non poteva che essere dichiarato estinto.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che, in contesti di successione economica come la cessione d’azienda, la qualificazione di un atto fiscale non dipende dal suo nome (es. “cartella di pagamento”), ma dalla sua funzione sostanziale. Se l’atto è il primo a portare a conoscenza del nuovo responsabile solidale la pretesa fiscale, esso assume natura impositiva.

Questo principio garantisce al cessionario d’azienda il diritto di accedere a strumenti deflattivi del contenzioso come la definizione agevolata, permettendogli di risolvere la controversia a condizioni vantaggiose. La sentenza rafforza la tutela del contribuente, assicurando che possa avvalersi di tutte le procedure previste dalla legge quando una pretesa tributaria viene avanzata per la prima volta nei suoi confronti, indipendentemente dalla forma dell’atto.

A quali condizioni una cartella di pagamento può essere considerata un “atto impositivo” idoneo alla definizione agevolata?
Secondo la Corte, una cartella di pagamento assume natura di atto impositivo quando è il primo e unico atto con cui l’Amministrazione Finanziaria esercita la pretesa fiscale nei confronti di un contribuente, imponendogli per la prima volta una prestazione determinata sia nell’ammontare (quantum) sia nella sua esistenza (an).

In caso di cessione d’azienda, la cartella emessa verso il nuovo proprietario per debiti del vecchio è ammissibile alla definizione agevolata?
Sì. La Corte ha stabilito che la cartella di pagamento emessa nei confronti della società cessionaria per la sua responsabilità solidale sui debiti della cedente ha natura impositiva, poiché è il primo atto che porta a conoscenza del cessionario la pretesa fiscale. Pertanto, è ammissibile alla procedura di definizione agevolata.

Cosa succede al giudizio se viene accolto il ricorso contro il diniego di definizione agevolata?
Se il ricorso contro il diniego viene accolto e si accerta che l’atto era definibile, e se il contribuente ha correttamente presentato la domanda e pagato la prima rata, l’intera controversia tributaria viene dichiarata estinta. Questo pone fine al giudizio pendente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati