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Definizione agevolata: quando estingue il giudizio?

Un contribuente, dopo aver impugnato un avviso di accertamento fino in Cassazione, aderisce alla definizione agevolata delle liti. La Corte Suprema, prendendo atto della rinuncia implicita nell’adesione, dichiara l’estinzione del giudizio pendente. I costi restano a carico delle parti che li hanno anticipati.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: L’Effetto Estintivo sul Processo Tributario

L’adesione a una definizione agevolata delle liti fiscali, comunemente nota come ‘pace fiscale’, non è solo un modo per chiudere un debito con il Fisco, ma ha precise conseguenze processuali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come tale scelta si traduca in una rinuncia inequivocabile al ricorso, portando all’estinzione del giudizio. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dal Contenzioso alla Pace Fiscale

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente per il periodo d’imposta 2007. Il contribuente ha impugnato l’atto, ma il suo ricorso è stato respinto sia dalla Commissione Tributaria Provinciale sia, in appello, dalla Commissione Tributaria Regionale.

Non arrendendosi, il contribuente ha presentato ricorso per Cassazione. Tuttavia, durante lo svolgimento del giudizio di legittimità, ha deciso di avvalersi della definizione agevolata delle liti pendenti, prevista da una normativa del 2016. A riprova di ciò, ha depositato in giudizio una memoria attestante la sua richiesta di adesione alla procedura agevolata, dimostrando così di aver intrapreso un percorso alternativo alla via giudiziaria per risolvere la controversia.

La Decisione della Corte e gli effetti della definizione agevolata

La Corte di Cassazione, presa visione della documentazione prodotta dal ricorrente, non è entrata nel merito dei motivi del ricorso, ma si è concentrata esclusivamente sulle conseguenze processuali dell’adesione alla sanatoria. I giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio.

La Corte ha stabilito che la scelta di aderire alla definizione agevolata manifesta una volontà chiara e inequivocabile di rinunciare al proseguimento del contenzioso. Pertanto, il processo non può più continuare e deve essere dichiarato estinto.

Le Motivazioni della Cassazione

Il ragionamento della Corte si fonda su un principio consolidato, richiamando un suo precedente specifico (Cass. n. 27394/2017). La normativa sulla definizione agevolata prevede esplicitamente che la domanda di adesione contenga l’impegno del contribuente a rinunciare ai giudizi pendenti relativi ai carichi che intende definire.

Di conseguenza, quando il ricorrente deposita nel giudizio di legittimità l’attestazione di ammissione alla procedura, compie un atto che equivale a una rinuncia al ricorso. Questa manifestazione di volontà è sufficiente per la Corte per dichiarare l’estinzione del processo. Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha stabilito che queste devono rimanere a carico definitivo delle parti che le hanno anticipate, senza alcuna condanna per l’una o l’altra parte.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un punto fondamentale per contribuenti e professionisti: la scelta della definizione agevolata è irreversibile dal punto di vista processuale. L’adesione non è una semplice opzione per ridurre il debito, ma un atto che chiude la porta a qualsiasi ulteriore discussione in sede giudiziaria. È quindi cruciale valutare attentamente i pro e i contro prima di intraprendere questa strada, poiché essa comporta l’abbandono definitivo delle proprie ragioni davanti al giudice. La decisione sottolinea come la volontà del legislatore di deflazionare il contenzioso tributario trovi piena applicazione nelle aule di giustizia, con l’effetto di terminare immediatamente i processi in cui il contribuente sceglie la via della pace fiscale.

Aderire alla definizione agevolata comporta automaticamente la rinuncia al ricorso pendente?
Sì, la Corte di Cassazione chiarisce che la dichiarazione di adesione alla definizione agevolata reca in sé l’impegno del contribuente a rinunciare ai giudizi pendenti sui relativi carichi, manifestando una rinuncia inequivocabile al ricorso.

Cosa deve fare il ricorrente per dimostrare in giudizio di aver aderito alla sanatoria fiscale?
Il ricorrente deve depositare nel giudizio, ad esempio tramite una memoria, l’attestazione di ammissione alla procedura di definizione agevolata, che prova la sua volontà di chiudere la lite.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese processuali?
La Corte ha stabilito che le spese legali del giudizio estinto restano a definitivo carico delle parti che le hanno anticipate. Non vi è una condanna alle spese per nessuna delle due parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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