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Definizione agevolata: ok per crediti d’imposta?

L’Agenzia delle Entrate negava a una società un credito d’imposta per ricerca e sviluppo. La società, durante il contenzioso, chiedeva la definizione agevolata della lite, che veniva respinta. La Cassazione, vista la complessità della questione sull’applicabilità dell’istituto ai crediti fiscali, ha rinviato la causa a pubblica udienza per una trattazione approfondita.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata e Crediti d’Imposta: La Cassazione Prende Tempo

L’applicabilità della definizione agevolata alle liti fiscali è un tema di grande interesse per contribuenti e professionisti. Ma cosa succede quando la controversia non riguarda un maggior tributo richiesto dal Fisco, bensì il diniego di un credito d’imposta? A questa complessa domanda la Corte di Cassazione, con una recente ordinanza interlocutoria, ha deciso di non dare una risposta immediata, rinviando la causa a una pubblica udienza per una discussione più approfondita. Analizziamo la vicenda.

I Fatti del Caso

La controversia trae origine da un avviso di accertamento notificato a una società per l’anno d’imposta 2008. L’Agenzia delle Entrate contestava, ai fini IRES e IRAP, tre principali elementi: ricavi non dichiarati, costi di ammortamento indeducibili e, soprattutto, il disconoscimento di un credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo.

Il caso ha percorso i vari gradi di giudizio: la Commissione Tributaria Provinciale aveva parzialmente accolto le ragioni del contribuente. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione di primo grado, accogliendo pienamente l’appello della società e respingendo quello dell’Amministrazione Finanziaria. Contro quest’ultima sentenza, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per Cassazione.

La Questione della Definizione Agevolata e i Motivi del Ricorso

Nel corso del giudizio di Cassazione, la società contribuente ha presentato istanza per la definizione agevolata della lite, come previsto dal D.L. 119/2018. Tuttavia, l’Ufficio ha respinto la richiesta, sostenendo che la controversia non rientrasse nell’ambito di applicazione della norma. Il motivo? La lite non verteva su un “atto impositivo” che quantificava un maggior tributo, ma sul diniego di un beneficio fiscale (il credito d’imposta).

L’Agenzia delle Entrate, nel suo ricorso, ha lamentato diversi vizi della sentenza regionale, tra cui:
1. Motivazione apparente: La sentenza d’appello si sarebbe limitata a confermare quella di primo grado senza un’autonoma e adeguata argomentazione.
2. Omessa pronuncia: I giudici regionali non avrebbero esaminato uno dei due motivi a sostegno della pretesa erariale, ossia la mancata documentazione delle spese capitalizzate.
3. Travisamento dei fatti: La Corte territoriale avrebbe interpretato erroneamente le ragioni del disconoscimento del credito, che l’Ufficio legava al superamento dei costi effettivamente sostenuti.

La Decisione della Corte di Cassazione: un Rinvio Strategico

La Suprema Corte non è entrata nel merito dei motivi del ricorso. L’attenzione dei giudici si è concentrata sulla questione preliminare sollevata dal diniego della definizione agevolata.

Le Motivazioni del Rinvio

I giudici hanno riconosciuto la particolare rilevanza della questione. Il punto centrale è capire se l’istituto della definizione agevolata, che la legge lega a controversie su “atti impositivi”, possa essere esteso anche ai casi in cui l’oggetto del contendere è un’agevolazione fiscale negata, senza che vi sia una richiesta di pagamento di somme aggiuntive.

Questa domanda ha un elevato “valore nomofilattico”, ovvero la sua risposta è destinata a creare un precedente importante, capace di orientare la giurisprudenza futura su innumerevoli casi simili. La norma parla di liti pendenti aventi ad oggetto “atti impositivi”. Un atto che nega un credito d’imposta può essere considerato tale? La risposta non è scontata e richiede una ponderazione attenta, che solo una trattazione in pubblica udienza può garantire.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Pertanto, la Corte ha deciso di rinviare la causa a nuovo ruolo per la trattazione in pubblica udienza. Questa decisione, pur non risolvendo il caso, ne sottolinea l’importanza. L’esito finale stabilirà un principio di diritto fondamentale per i contribuenti: chiarirà se gli strumenti deflattivi del contenzioso, come la pace fiscale, siano una prerogativa delle liti su accertamenti “classici” o se possano essere utilizzati anche per difendere benefici fiscali negati. La decisione finale avrà un impatto significativo sulla gestione delle strategie processuali in materia tributaria.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte non ha deciso il merito della causa, ma ha disposto il rinvio della trattazione a una pubblica udienza per approfondire una complessa questione giuridica.

Qual è il dubbio giuridico principale che la Corte deve risolvere?
Il dubbio principale è se la “definizione agevolata” delle liti fiscali, prevista per controversie su “atti impositivi”, possa applicarsi anche ai casi in cui l’oggetto della lite è il diniego di un’agevolazione fiscale, come un credito d’imposta.

Perché la Corte ha ritenuto la questione così importante da richiedere un’udienza pubblica?
Perché la questione ha un elevato “valore nomofilattico”, significa che la sua risoluzione servirà a stabilire un principio di diritto uniforme e vincolante per tutti i casi futuri simili, garantendo certezza e uniformità nell’applicazione della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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