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Definizione agevolata: notifiche e pagamenti

La Cassazione accoglie il ricorso di una società, stabilendo che per la definizione agevolata l’Agenzia delle Entrate deve notificare gli atti al difensore e non alla parte. Inoltre, ai fini del calcolo, si devono scomputare tutti gli importi già versati, anche a titolo di sanzioni e interessi. La procedura si perfeziona con la sola domanda se il dovuto è già stato pagato.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: la Cassazione fissa i paletti su notifiche e calcolo degli importi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su due aspetti cruciali della definizione agevolata delle liti tributarie: la corretta procedura di notifica da parte dell’Agenzia delle Entrate e il calcolo degli importi dovuti, confermando che tutti i versamenti effettuati in pendenza di giudizio devono essere scomputati. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati.

I Fatti di Causa: Un Complesso Contenzioso Tributario

Il caso nasce da un avviso di liquidazione con cui l’amministrazione finanziaria tassava un decreto ingiuntivo di notevole importo. La controversia, originata da un contratto di factoring degli anni ’80, si è trascinata per anni attraverso vari gradi di giudizio, con decisioni che riducevano parzialmente la pretesa creditoria iniziale. Nelle more del giudizio in Cassazione, la società contribuente presentava istanza per la definizione agevolata della lite, prevista da una recente normativa di condono. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, respingeva la richiesta, sostenendo la mancanza di documentazione integrativa. Il diniego veniva impugnato dalla società, portando la questione di fronte alla Suprema Corte.

La Decisione della Cassazione sulla Definizione Agevolata

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società contro il diniego, dichiarando estinto il giudizio per avvenuto perfezionamento della definizione agevolata. La Corte ha stabilito due principi fondamentali: primo, la richiesta di chiarimenti da parte dell’Agenzia doveva essere notificata al difensore costituito in giudizio e non direttamente alla società; secondo, il calcolo degli importi per la definizione deve tenere conto di tutte le somme già versate dal contribuente “a qualsiasi titolo” nel corso della lite.

Le Motivazioni

La Corte ha innanzitutto censurato l’operato dell’Agenzia delle Entrate per un vizio procedurale. In base all’art. 170 c.p.c., una volta che la parte si è costituita in giudizio tramite un difensore, tutte le comunicazioni e notificazioni devono essere indirizzate a quest’ultimo presso il domicilio eletto. Inviare la richiesta di chiarimenti direttamente alla società ha violato questa norma fondamentale, impedendo al difensore di fornire una risposta tempestiva e adeguata. Di conseguenza, il mancato riscontro non poteva essere imputato alla società.

Sul piano sostanziale, i giudici hanno chiarito come calcolare l’importo dovuto per la definizione. La legge prevede che si debbano scomputare “quelli già versati a qualsiasi titolo in pendenza di giudizio”. Questa dicitura, secondo la Corte, va interpretata in senso ampio: include non solo l’imposta, ma anche eventuali sanzioni e interessi pagati. Nel caso specifico, la società aveva già versato somme superiori a quelle dovute per la definizione agevolata (calcolate sulla base della soccombenza reciproca). Pertanto, la legge stessa stabilisce che “qualora non ci siano importi da versare, la definizione si perfeziona con la sola presentazione della domanda”. Essendo stato già versato più del dovuto, la domanda della società era sufficiente a chiudere la lite.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza le garanzie procedurali del contribuente e offre un’interpretazione favorevole delle norme sulla definizione agevolata. Sancisce che le comunicazioni dell’amministrazione finanziaria devono sempre passare attraverso il difensore, garantendo il corretto esercizio del diritto di difesa. Inoltre, conferma un approccio logico e sistematico al calcolo delle somme dovute, permettendo di scomputare tutti i versamenti effettuati, evitando così trattamenti iniqui tra chi ha pagato parzialmente e chi non ha pagato nulla. La decisione rappresenta un importante precedente per tutte le controversie tributarie pendenti oggetto di procedure di condono.

Durante una procedura di definizione agevolata, a chi deve notificare gli atti l’Agenzia delle Entrate se il contribuente è assistito da un legale?
L’Agenzia delle Entrate deve notificare qualsiasi comunicazione o richiesta di chiarimenti esclusivamente al difensore costituito in giudizio, presso il domicilio eletto, e non direttamente alla parte. Una notifica alla parte è proceduralmente viziata.

Ai fini del calcolo dell’importo per la definizione agevolata, quali somme già pagate si possono sottrarre?
Si possono sottrarre tutte le somme già versate “a qualsiasi titolo” durante la pendenza del giudizio. Questo include non solo la quota di imposta, ma anche gli importi pagati per sanzioni, interessi, mora, aggio e altre spese.

Cosa succede se un contribuente ha già pagato una somma superiore a quella richiesta per la definizione agevolata?
Se gli importi già versati coprono o superano quanto dovuto per la definizione, la procedura si perfeziona con la sola presentazione della domanda, senza necessità di ulteriori versamenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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