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Definizione agevolata: no se la lite è strumentale

La Corte di Cassazione ha stabilito che non è ammissibile la definizione agevolata liti per una cartella di pagamento quando questa è successiva ad avvisi di accertamento già divenuti definitivi. La Corte ha chiarito che in tali casi, la cartella rappresenta un mero atto di riscossione. Inoltre, ha precisato che qualificare la lite come ‘pretestuosa’ non costituisce un’eccezione nuova in appello, ma una mera specificazione difensiva.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata Liti: No alla Sanatoria per Impugnazioni Strumentali

L’accesso alla definizione agevolata liti è un tema di grande interesse per i contribuenti, ma la Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha posto paletti precisi, escludendone l’applicabilità quando l’impugnazione riguarda una cartella di pagamento emessa sulla base di accertamenti già definitivi. Questa decisione chiarisce anche un importante principio processuale sulla differenza tra mere difese ed eccezioni nuove in appello.

I Fatti di Causa

Un contribuente riceveva una cartella di pagamento per imposte relative a due annualità, basata su avvisi di accertamento che non erano stati impugnati e, pertanto, erano diventati definitivi. Nonostante la definitività degli atti presupposti, il contribuente decideva di impugnare la cartella di pagamento, sollevando vizi relativi proprio a quegli avvisi.

Successivamente, presentava un’istanza di definizione agevolata della lite ai sensi del d.l. n. 98/2011. L’Agenzia delle Entrate rigettava l’istanza, sostenendo che l’oggetto del contenzioso (una cartella di pagamento come mero atto di riscossione) non rientrava tra gli atti definibili.

Nonostante ciò, sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) sia quella Regionale (CTR) davano ragione al contribuente. La CTR, in particolare, riteneva che l’Amministrazione finanziaria avesse introdotto in appello un’eccezione nuova – e quindi inammissibile – qualificando la lite come “meramente pretestuosa e strumentale”.

L’Analisi della Corte e i Limiti della Definizione Agevolata Liti

L’Amministrazione finanziaria ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali, entrambi accolti dalla Suprema Corte.

Il Principio della “Mera Difesa” in Appello

Il primo punto cruciale riguarda la distinzione tra “eccezione nuova” e “mera difesa”. La Corte ha chiarito che il divieto di proporre nuove eccezioni in appello (art. 57, d.lgs. 546/92) si applica solo alle eccezioni in senso stretto, ovvero quelle che introducono nel processo fatti nuovi (costitutivi, modificativi o estintivi del diritto).

Le argomentazioni che si limitano a specificare o approfondire una linea difensiva già introdotta in primo grado, come sostenere che la lite fosse “pretestuosa”, costituiscono una “mera difesa” e sono sempre ammissibili. Nel caso di specie, l’argomento della pretestuosità era una semplice specificazione della tesi principale: l’indefinibilità della lite.

Requisiti per la Definizione Agevolata Liti

Il secondo motivo, ancora più sostanziale, ha confermato un orientamento consolidato: l’impugnazione di una cartella di pagamento può rientrare nella definizione agevolata liti solo a una condizione molto precisa. La cartella deve essere il primo e unico atto con cui la pretesa fiscale viene comunicata al contribuente (come avviene, ad esempio, nei controlli automatizzati ex art. 36-bis d.P.R. 600/73).

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del fatto che, nella vicenda esaminata, la cartella di pagamento era stata emessa a seguito di due avvisi di accertamento precedenti, mai contestati e divenuti inoppugnabili. Di conseguenza, la cartella non rappresentava l’atto con cui si manifestava la pretesa impositiva, ma un semplice atto successivo finalizzato alla riscossione di un debito già consolidato. Un contenzioso su un atto di mera riscossione, fondato su un debito definitivo, non è una “lite pendente” nel senso voluto dal legislatore per le sanatorie fiscali.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione rafforza due principi fondamentali. Dal punto di vista processuale, ribadisce l’ampia facoltà delle parti di articolare le proprie difese in appello, purché non introducano fatti completamente nuovi. Dal punto di vista sostanziale, chiarisce che le sanatorie fiscali come la definizione agevolata liti non possono essere utilizzate per rimettere in discussione pretese tributarie già definitive. I contribuenti devono impugnare tempestivamente gli atti impositivi (avvisi di accertamento), poiché una volta divenuti definitivi, le possibilità di contestare il debito nel merito si esauriscono, e la successiva cartella di pagamento non apre la strada a nuove opportunità di condono.

Quando l’impugnazione di una cartella di pagamento può rientrare nella definizione agevolata delle liti?
Solo quando la cartella di pagamento costituisce il primo e unico atto con cui la pretesa fiscale viene comunicata al contribuente, e non è preceduta da un avviso di accertamento divenuto definitivo.

Sostenere in appello che la lite è ‘pretestuosa’ è considerata un’eccezione nuova e inammissibile?
No. Secondo la Corte, questa argomentazione non introduce un fatto nuovo ma costituisce una ‘mera difesa’, ovvero una specificazione di una linea difensiva già esistente (in questo caso, l’inammissibilità della definizione agevolata), ed è quindi pienamente ammissibile in appello.

Perché una cartella emessa dopo un avviso di accertamento definitivo non è ‘definibile’?
Perché in questo caso la cartella è un mero atto di riscossione di un debito già accertato e consolidato. La controversia non riguarda il merito della pretesa fiscale (già definito), ma solo l’atto esecutivo, e pertanto non rientra nell’ambito di applicazione delle norme sulla definizione agevolata delle liti pendenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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