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Definizione agevolata liti: ripresa automatica processo

La Corte di Cassazione chiarisce che, in tema di definizione agevolata liti, se il contribuente chiede la sospensione ma non deposita la domanda di definizione e i versamenti, il processo riprende automaticamente. Non è necessaria un’istanza di parte per la riassunzione del giudizio, poiché la sospensione iniziale cessa senza che si attivi quella, più lunga, legata all’effettiva adesione alla sanatoria. La Corte ha quindi annullato la decisione che aveva erroneamente dichiarato estinto il processo per inerzia della parte.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata liti: quando il processo riprende da solo?

La procedura di definizione agevolata liti offre un’opportunità preziosa per i contribuenti, ma le sue implicazioni procedurali possono generare confusione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatta chiarezza su un punto cruciale: cosa succede se, dopo aver chiesto la sospensione del processo per aderire alla sanatoria, il contribuente non completa l’iter? La risposta della Suprema Corte è netta: il processo riprende automaticamente, senza che sia necessaria alcuna istanza di riassunzione.

I Fatti di Causa

Una società si trovava coinvolta in una controversia tributaria contro l’Agenzia delle Entrate. In pendenza del giudizio, la società aveva presentato un’istanza per avvalersi della sospensione del processo, manifestando l’intenzione di aderire alla definizione agevolata liti prevista dalla normativa. Tuttavia, entro la data stabilita (10 ottobre 2017), la società non aveva depositato né la copia della domanda di definizione né la prova del versamento degli importi dovuti.

Sia la Commissione Tributaria di primo grado che quella di secondo grado avevano interpretato questa inerzia come un presupposto per l’estinzione del giudizio. Secondo i giudici di merito, non avendo la società presentato un’istanza di trattazione entro sei mesi dalla data di cessazione della causa di sospensione, il processo doveva considerarsi estinto. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione delle norme procedurali.

La Decisione della Corte: automatismo nella ripresa del processo dopo la definizione agevolata liti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, ribaltando le decisioni dei gradi precedenti. Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 11 del D.L. n. 50 del 2017, che disciplina la procedura.

La norma prevede un meccanismo a due fasi per la sospensione:
1. Una prima sospensione, fino al 10 ottobre 2017, concessa su semplice richiesta del contribuente che dichiara di volersi avvalere della definizione.
2. Una seconda e più lunga sospensione, fino al 31 dicembre 2018, che scatta solo se, entro la prima scadenza, il contribuente deposita la domanda di definizione e la prova del pagamento.

La Corte ha stabilito che l’obbligo di presentare un’istanza di trattazione per proseguire il giudizio sorge solo nel secondo caso. Se, come nella vicenda in esame, il contribuente non deposita la documentazione richiesta, la prima sospensione semplicemente cessa e il processo deve proseguire d’ufficio, senza necessità di alcun impulso di parte.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione richiamando un proprio precedente (Cass. n. 2221/2021) e sottolineando la logica della norma. L’onere di riattivare il processo è posto a carico del contribuente solo quando questi ha effettivamente avviato la procedura di sanatoria, ottenendo in cambio una sospensione prolungata. In mancanza di tale passo, non vi è ragione di penalizzare il contribuente con l’estinzione del processo per una mancata riassunzione che la legge non richiede.

I giudici hanno chiarito che si tratta di un’ipotesi di sospensione ex lege (prevista dalla legge), il cui venir meno non necessita di un atto di riassunzione. I giudici di merito hanno quindi errato nel ritenere necessaria un’istanza di riassunzione e, di conseguenza, nel dichiarare estinto il giudizio. La decisione impugnata è stata quindi cassata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio di diritto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante chiarimento per i professionisti e i contribuenti che si avvalgono degli strumenti di definizione agevolata liti. La decisione di non procedere con la sanatoria dopo averne richiesto la sospensione non comporta il rischio di estinzione del processo per inerzia. Il giudizio, in assenza del deposito della documentazione, riprende il suo corso naturale. Ciò garantisce che il diritto di difesa del contribuente non sia pregiudicato da un’interpretazione eccessivamente formalistica delle norme procedurali, assicurando che le liti proseguano per la loro decisione nel merito.

Cosa accade se un contribuente chiede la sospensione per la definizione agevolata liti ma non deposita i documenti necessari entro la prima scadenza?
Secondo la Corte di Cassazione, la sospensione cessa e il processo riprende il suo corso automaticamente, senza che sia necessario alcun atto di impulso da parte del contribuente.

È sempre richiesta un’istanza di trattazione per proseguire un giudizio sospeso per la definizione agevolata?
No. L’istanza di trattazione è necessaria solo se il contribuente ha depositato la domanda di definizione e la prova del versamento, ottenendo così la sospensione del processo fino al termine più lungo previsto dalla norma. In caso contrario, il processo prosegue d’ufficio.

Per quale motivo la Cassazione ha annullato la sentenza che dichiarava estinto il processo?
La Cassazione ha annullato la sentenza perché i giudici di merito hanno errato nel ritenere necessaria un’istanza di riassunzione. Poiché il contribuente non aveva depositato la documentazione per perfezionare la definizione agevolata, la sospensione era cessata e il processo doveva continuare automaticamente, rendendo illegittima la dichiarazione di estinzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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