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Definizione agevolata liti: estinzione del giudizio

Un Comune ricorre in Cassazione per una controversia IMU relativa all’esenzione per un immobile concesso in comodato a una Onlus. Tuttavia, il giudizio si conclude con un’ordinanza di estinzione. La contribuente, infatti, ha aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti prevista dalla L. 197/2022, pagando quanto dovuto. La Corte, preso atto dell’adesione e del pagamento, dichiara estinto il processo, come previsto dalla normativa sulla sanatoria, senza decidere nel merito della questione tributaria.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata Liti: Quando la Pace Fiscale Estingue il Processo

L’adesione alla definizione agevolata liti pendenti, comunemente nota come ‘pace fiscale’, rappresenta uno strumento potente per i contribuenti che desiderano chiudere definitivamente le controversie con il Fisco. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione illustra perfettamente come questa procedura possa portare all’estinzione del giudizio, anche quando questo è giunto al suo massimo grado, bypassando una decisione sul merito della questione. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso

Tutto ha origine da un avviso di rettifica IMU per l’anno 2018 notificato da un Comune a una contribuente. L’accertamento riguardava quattro immobili. La contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo che due immobili non fossero di sua proprietà e che un altro, di categoria catastale A/1, fosse stato concesso in comodato d’uso gratuito a una Onlus, avendo quindi diritto all’esenzione fiscale.

Il Percorso Giudiziario

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva integralmente il ricorso della contribuente. Il Comune, non soddisfatto della decisione, proponeva appello. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) riformava parzialmente la sentenza di primo grado: riconosceva l’esenzione per l’immobile dato in comodato alla Onlus, ma solo a partire dal secondo semestre del 2018, momento in cui la concessione era stata formalizzata. Per la prima metà dell’anno, l’imposta era quindi dovuta.

Contro questa decisione, il Comune presentava ricorso per cassazione, contestando la violazione delle norme sull’esenzione IMU. Secondo l’ente locale, l’agevolazione non poteva essere riconosciuta a una persona fisica ma solo a un ente non commerciale, e richiedeva l’utilizzo diretto dell’immobile da parte del proprietario, non di un comodatario.

L’Impatto Decisivo della Definizione Agevolata Liti

Mentre il processo era pendente dinanzi alla Corte di Cassazione, la situazione ha preso una svolta inaspettata. Il Comune ha comunicato alla Corte che la contribuente aveva aderito alla definizione agevolata liti pendenti, secondo quanto previsto dalla Legge n. 197/2022. La contribuente non solo aveva presentato la domanda, ma aveva anche provveduto al pagamento integrale di quanto dovuto per chiudere la controversia. Di conseguenza, il Comune stesso ha richiesto alla Corte di dichiarare estinto il giudizio.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione non è entrata nel merito della questione tributaria, ovvero se l’esenzione IMU spettasse o meno. Il suo compito, a questo punto, era unicamente quello di prendere atto della volontà delle parti di porre fine alla lite attraverso la procedura speciale prevista dalla legge.

La normativa sulla definizione agevolata liti (in particolare l’art. 1, comma 198, della L. 197/2022) stabilisce chiaramente che, una volta depositata la domanda di definizione e la prova del versamento, il processo pendente deve essere dichiarato estinto. La legge non lascia spazio a discrezionalità: l’estinzione è un effetto automatico del perfezionamento della procedura di sanatoria.

La Corte ha quindi applicato la norma alla lettera, dichiarando l’estinzione del giudizio. Ha inoltre specificato che le spese processuali restano a carico della parte che le ha anticipate, come previsto dalla stessa legge di sanatoria. Infine, ha chiarito che la declaratoria di estinzione esclude l’applicazione di sanzioni ulteriori, come il raddoppio del contributo unificato.

Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia con chiarezza la funzione e l’efficacia della definizione agevolata liti. Si tratta di uno strumento deflattivo del contenzioso che offre un percorso alternativo alla sentenza. Per il contribuente, rappresenta la possibilità di chiudere una pendenza in modo certo e definitivo, spesso con un risparmio su sanzioni e interessi. Per l’amministrazione finanziaria, consente un incasso immediato e la riduzione del carico di lavoro degli uffici e dei tribunali.

La vicenda dimostra che, anche in presenza di complesse questioni giuridiche che avrebbero potuto richiedere un lungo iter processuale, la scelta di aderire a una sanatoria prevale, portando alla cessazione della materia del contendere e all’estinzione del processo in qualsiasi stato e grado esso si trovi.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata delle liti pendenti?
Il processo viene dichiarato estinto con decreto del presidente della sezione o con ordinanza. L’adesione alla sanatoria e il relativo pagamento determinano la cessazione della materia del contendere.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è una condanna alle spese per la parte soccombente, poiché non c’è una decisione nel merito.

La definizione agevolata può essere utilizzata in qualsiasi fase del processo?
Sì, la normativa si applica alle controversie pendenti in ogni stato e grado, inclusi i giudizi dinanzi alla Corte di Cassazione, come dimostra il caso in esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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