Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 5 Num. 27077 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 5 Num. 27077 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME
Data pubblicazione: 18/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 9094/2015 R.G. proposto da: RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliato in INDIRIZZO, presso lo studio dell’avvocato NOME COGNOME (pec: EMAIL) che lo rappresenta e difende unitamente all’avvocato NOME COGNOME (pec: EMAIL);
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliata in INDIRIZZO, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO (P_IVA) che la rappresenta e difende
-controricorrente-
avverso la SENTENZA della COMM.TRIB.REG. del Friuli Venezia Giulia n. 398/09/2014 depositata il 06/10/2014. Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 05/07/2024 dal
Consigliere NOME COGNOME.
FATTI DI CAUSA
1 . Emerge dalla sentenza impugnata oltre che dagli atti di parte per il profilo ancora d’interesse che, a seguito di attività di verifica eseguita dalla RAGIONE_SOCIALE, vennero notificati alla società ricorrente gli avvisi di accertamento n. NUMERO_DOCUMENTO, NUMERO_DOCUMENTO e NUMERO_DOCUMENTO, emessi ai fini IVA, IRAP ed IRES, nonché per violazione degli obblighi di sostituto d’imposta per i periodi 2006, 2007, 2008.
L’indagine svolta evidenziò l’utilizzo di lavoratori formalmente alle dipendenze della società RAGIONE_SOCIALE, con sede in Croazia, e pertanto l’illecita somministrazione e/o utilizzazione di manodopera, in violazione del d.lgs. n. 276 del 2003, a carico della società ricorrente.
L’odierna ricorrente impugnò dinanzi alla CTP di Udine i citati atti impositivi eccependo la legittimità dei contratti di appalto ed il superamento della fattispecie controversa in seguito all’entrata in vigore della l. n. 196 del 1997 del d.lgs. n. 276/2003.
La CTP accolse parzialmente i ricorsi in relazione alle ritenute, confermando invece la correttezza del prelievo IRAP, prendendo atto dell’autotutela dell’Ufficio ai fini IVA e compensando le spese di lite.
Si affermò, in particolare, che sebbene l’Ufficio fosse riuscito a dimostrare l’illecita intermediazione di manodopera ciò non fosse comunque sufficiente atteso che la società ricorrente non aveva pagato alcuna retribuzione ai lavoratori, pagati invece dalla appaltatrice che, almeno formalmente, li aveva alle proprie dipendenze.
La decisione venne impugnata e l’appello dell’RAGIONE_SOCIALE venne accolto affermandosi che ‘dai numerosi riscontri rilevati si evince chiaramente la concreta sostanziale gestione del personale da parte della società ricorrente’ e che ‘in sostanza la Commissione ravvisa nell’impostazione del contratto di appalto una costrizione fittizia tesa a mascherare la vera natura del rapporto di lavoro con chi operava in azienda. Anche il pagamento degli emolumenti appare comunque riconducibile all’appaltante, quale vero datore di lavoro, anche se effettuato per interposta persona.’
RAGIONE_SOCIALE impugna la sentenza con un motivo. Resiste con controricorso l’RAGIONE_SOCIALE. La ricorrente ha depositato memoria.
MOTIVI DELLA DECISIONE
Successivamente al deposito del ricorso, con memoria del 15/06/2023 la ricorrente ha chiesto dichiararsi cessata la materia del contendere per avere la società prestato adesione alla definizione agevolata della lite ai sensi dell’art. 11, del decreto -legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito con modif. dalla legge 21 giugno 2017, n. 96.
Questa Corte con ordinanza interlocutoria, stante la mancata comunicazione dell’istanza all’RAGIONE_SOCIALE, ha assegnato alla controricorrente giorni 60 per comunicare l’esito della procedura agevolata.
La stessa RAGIONE_SOCIALE , con atto comunicato all’Avvocatura dello Stato e da questa prodotto in giudizio, ha quindi dato atto che tale richiesta è risultata regolare, che RAGIONE_SOCIALE ha effettuato il pagamento di quanto dovuto per il perfezionamento RAGIONE_SOCIALE definizioni e, pertanto, ha rappresentato che ‘nulla si oppone alla richiesta di estinzione del giudizio per cessata materia del contendere presentata da controparte’.
La regolare adesione del contribuente alla procedura di definizione agevolata permette di riscontrare l’effettiva definizione della lite, consentendo, pertanto, a questa Corte di dichiarare la cessazione della materia del contendere, con conseguente estinzione del processo. Deve infatti ribadirsi che deve essere dichiarata l’estinzione del giudizio pendente per effetto del pagamento di quanto a tale titolo dovuto, avendo questa regola portata generale, tanto da essere espressamente prevista dall’articolo 46, primo comma, d.lgs. n. 546/92, secondo cui: “il giudizio si estingue, in tutto o in parte, nei casi di definizione RAGIONE_SOCIALE pendenze tributarie previsti dalla legge ed in ogni altro caso di cessazione della materia del contendere”.
Ne consegue l’irrilevanza dell’esame dei motivi di ricorso.
Deve escludersi, infine, la condanna al pagamento del raddoppio del contributo unificato atteso che in tema di impugnazioni, l’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, nel testo introdotto dall’art. 1, comma 17, della l. n. 228 del 2012, che pone a carico del ricorrente rimasto soccombente l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, non trova applicazione in caso di rinuncia al ricorso per cassazione in quanto tale misura si applica ai soli casi – tipici – del rigetto dell’impugnazione o della sua declaratoria d’inammissibilità o improcedibilità e, trattandosi di misura eccezionale, lato sensu sanzionatoria, è di stretta interpretazione e non suscettibile, pertanto, di interpretazione estensiva o analogica (Cass. n. 23175 del 2015; da ultimo Cass. n. 19071 del 2018).
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio. Spese a carico di chi le ha anticipate.
Così deciso in Roma, il 5 luglio 2024
Il Presidente
NOME COGNOME