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Definizione agevolata: lite estinta in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un processo tributario a seguito dell’adesione della curatela fallimentare di una società alla definizione agevolata. Nonostante un iniziale diniego da parte dell’Agenzia delle Entrate, l’amministrazione ha poi annullato in autotutela il proprio provvedimento, accettando la sanatoria e portando alla cessazione della materia del contendere. Questa ordinanza chiarisce l’efficacia della definizione agevolata nel chiudere le liti pendenti.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Lite Estinta in Cassazione

L’istituto della definizione agevolata rappresenta uno strumento cruciale per la risoluzione dei contenziosi tributari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha confermato la sua efficacia estintiva anche per le liti pendenti in ultimo grado di giudizio, offrendo un importante chiarimento sulle dinamiche procedurali e sugli effetti dell’adesione a questa sanatoria fiscale. Vediamo nel dettaglio il caso e la decisione dei giudici.

I Fatti del Contenzioso Tributario

Il caso trae origine dall’impugnazione di una cartella di pagamento da parte di una società specializzata in prodotti lattiero-caseari. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo automatizzato, aveva rettificato la dichiarazione dei redditi della società per l’anno d’imposta 2008, contestando la deduzione di interessi passivi trasferiti al consolidato fiscale.

La società, successivamente dichiarata fallita, vedeva la propria curatela proseguire il contenzioso. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto i ricorsi, confermando la legittimità della pretesa erariale. La curatela fallimentare decideva quindi di presentare ricorso per la cassazione della sentenza di secondo grado.

La Domanda di Definizione Agevolata e le sue Vicissitudini

Mentre il processo era pendente dinanzi alla Corte di Cassazione, la curatela fallimentare ha presentato domanda di definizione agevolata ai sensi della normativa del 2018. Inizialmente, l’Agenzia delle Entrate aveva comunicato che la domanda non risultava regolare, notificando un provvedimento di diniego.

Successivamente, la curatela ha depositato presso la cancelleria della Corte la domanda di sanatoria e la prova del pagamento dell’importo dovuto. Questo ha innescato una rivalutazione da parte dell’Amministrazione finanziaria. Con un atto di autotutela, l’Agenzia delle Entrate ha annullato il precedente diniego, riconoscendo la regolarità della procedura e ritenendo così definita la lite.

Le Motivazioni della Corte

Preso atto del perfezionamento della procedura di sanatoria, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La motivazione è semplice e diretta: l’adesione alla definizione agevolata e la sua accettazione da parte dell’Agenzia delle Entrate hanno fatto venire meno l’oggetto del contendere. Non essendoci più una lite da decidere, il processo non può che essere dichiarato estinto.

Un aspetto rilevante della decisione riguarda le spese processuali e il cosiddetto “doppio contributo unificato”. La Corte ha stabilito che le spese del giudizio restano a carico delle parti che le hanno anticipate. Inoltre, ha escluso l’applicazione del “doppio contributo unificato” a carico della ricorrente. La ragione risiede nel fatto che il giudizio non si è concluso con un rigetto o una declaratoria di inammissibilità dell’impugnazione, ma con un’estinzione dovuta a un fatto esterno al processo, ovvero la definizione agevolata della lite.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce la forza dello strumento della definizione agevolata come meccanismo deflattivo del contenzioso tributario, efficace a prescindere dal grado di giudizio in cui si trova la lite. L’intervento in autotutela dell’Agenzia delle Entrate dimostra inoltre la possibilità per l’amministrazione di correggere i propri errori, favorendo la chiusura delle pendenze. Per i contribuenti e i professionisti, la decisione sottolinea due punti chiave: la persistenza nel perseguire la via della sanatoria anche dopo un iniziale diniego e il beneficio accessorio di evitare il pagamento del doppio contributo unificato in caso di estinzione del processo per avvenuta definizione.

È possibile presentare una domanda di definizione agevolata quando un processo è già pendente in Corte di Cassazione?
Sì, il caso in esame dimostra che la domanda di definizione agevolata può essere presentata e perfezionata anche quando la controversia è giunta all’ultimo grado di giudizio.

Cosa succede al processo se la definizione agevolata viene accettata dall’Agenzia delle Entrate?
Se la definizione agevolata si perfeziona, la lite si considera risolta. Di conseguenza, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo per cessazione della materia del contendere.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, si deve pagare il “doppio contributo unificato”?
No, la Corte ha chiarito che non sussistono i presupposti per il pagamento del doppio contributo unificato, poiché l’estinzione del giudizio non deriva da un rigetto o dall’inammissibilità del ricorso, ma dall’avvenuta definizione della lite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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