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Definizione agevolata: estinzione processo tributario

Una società contesta un avviso di accertamento per la violazione del contraddittorio preventivo. Dopo aver vinto nei primi due gradi di giudizio, il contenzioso giunge in Cassazione. Qui, il processo viene dichiarato estinto perché la società ha aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti, una procedura che ha permesso di chiudere definitivamente la controversia.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando la Sanatoria Prevale sulla Lite Fiscale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come la definizione agevolata delle liti pendenti possa determinare l’estinzione di un processo tributario, anche quando questo verte su complesse questioni procedurali come la violazione del contraddittorio. Questo meccanismo, introdotto dal legislatore per ridurre il contenzioso, si rivela uno strumento decisivo per chiudere definitivamente le pendenze con il Fisco, indipendentemente dall’esito potenziale del giudizio.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una società a responsabilità limitata per l’anno d’imposta 2013. A seguito di un controllo sulla dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate aveva contestato la deducibilità di alcune componenti negative di reddito, ritenendole non conformi ai principi di inerenza, competenza e certezza.

La società contribuente, dopo un tentativo fallito di accertamento con adesione, ha impugnato l’atto. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado (CTP e CTR) hanno dato ragione alla società, annullando l’accertamento. Il motivo? La violazione del contraddittorio endoprocedimentale. Secondo i giudici di merito, l’Agenzia delle Entrate, avendo condotto una “verifica fiscale”, avrebbe dovuto attendere 60 giorni prima di notificare l’atto impositivo per consentire al contribuente di presentare le proprie osservazioni, come previsto dallo Statuto del Contribuente. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e l’Impatto della Definizione Agevolata

Giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, la controversia non è stata decisa nel merito. Invece di pronunciarsi sulla questione della violazione del contraddittorio, la Corte ha preso atto di un fatto nuovo e risolutivo: la società aveva aderito alla definizione agevolata della lite, ai sensi dell’art. 5 della legge n. 130 del 2022.

Questa normativa permette ai contribuenti di chiudere le controversie pendenti pagando un importo forfettario. La società ha documentato di aver perfezionato la procedura e il suo caso era stato inserito nell’elenco trasmesso dalla stessa Agenzia delle Entrate per l’estinzione dei giudizi. Poiché nessuna delle parti ha chiesto di proseguire il giudizio, la Corte Suprema non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del processo.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è puramente procedurale e si fonda sull’applicazione diretta della legge sulla sanatoria fiscale. La norma prevede che, una volta perfezionata la definizione agevolata, il processo si estingue automaticamente a meno che una delle parti non insista per una decisione nel merito presentando un’apposita istanza. In assenza di tale istanza, l’estinzione è l’unica via percorribile.

Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha stabilito che, in conformità con la normativa sulla sanatoria, queste restano a carico della parte che le ha anticipate. In pratica, ciascuna parte paga i propri avvocati.

Infine, la Corte ha chiarito perché l’Agenzia delle Entrate non è stata condannata al pagamento del cosiddetto “doppio contributo unificato”. Trattandosi di un’amministrazione pubblica difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato, essa beneficia della “prenotazione a debito”, un regime che la esonera dal pagamento immediato del contributo, rendendo inapplicabile la sanzione del raddoppio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia la portata risolutiva degli strumenti di definizione agevolata. Essi rappresentano una “via d’uscita” strategica dal contenzioso tributario, che consente di ottenere certezza giuridica e di evitare i rischi e i costi di un lungo processo, anche quando si hanno buone ragioni da far valere. Per il contribuente, significa poter chiudere un capitolo incerto; per lo Stato, significa incassare somme in tempi rapidi e ridurre il carico di lavoro degli uffici giudiziari. La decisione dimostra come la volontà del legislatore di deflazionare il contenzioso possa prevalere sulla discussione delle singole questioni giuridiche, offrendo una soluzione pragmatica a liti che potrebbero durare anni.

Cosa succede a un processo tributario pendente in Cassazione se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo si estingue, a condizione che nessuna delle parti presenti un’istanza di trattazione entro il termine di legge per proseguire il giudizio.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del processo per definizione agevolata?
Le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate, come specificamente previsto dalla normativa sulla definizione agevolata.

Perché l’Amministrazione finanziaria non è stata condannata al pagamento del doppio contributo unificato?
Perché, in qualità di Amministrazione pubblica difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato, è ammessa alla prenotazione a debito del contributo unificato e non sussistono i presupposti normativi per imporre il pagamento del doppio contributo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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