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Definizione agevolata: estinzione processo tributario

Una società sportiva, dopo aver ricevuto un avviso di accertamento per deduzioni fiscali contestate, ha intrapreso un lungo percorso giudiziario. Giunta in Cassazione, la controversia è stata risolta grazie alla definizione agevolata prevista dalla L. 197/2022. La Corte Suprema, prendendo atto della richiesta congiunta delle parti, ha dichiarato l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere, stabilendo che le spese legali restino a carico di chi le ha sostenute.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: La Cassazione Dichiara Estinto il Processo

L’istituto della definizione agevolata si conferma uno strumento cruciale per risolvere le liti fiscali pendenti. Con l’ordinanza n. 19316 del 12 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un giudizio a seguito dell’accordo raggiunto tra una società sportiva e l’Agenzia delle Entrate. Questo caso evidenzia l’efficacia delle procedure di sanatoria fiscale nel porre fine a contenziosi che si protraggono per anni, offrendo una via d’uscita vantaggiosa per entrambe le parti.

I Fatti del Caso: La Controversia Fiscale

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2007 nei confronti di una nota società sportiva. L’Amministrazione finanziaria contestava diverse operazioni contabili, tra cui:

* L’indebita deduzione di circa 913.000 euro per l’ammortamento di oneri pluriennali relativi ai diritti sulle prestazioni dei calciatori.
* Costi per la somministrazione di pasti e alloggi, considerati non deducibili.
* Variazioni in diminuzione del reddito legate all’uso di un fondo svalutazione crediti, ritenute prive dei requisiti di certezza e precisione.

La società contribuente ha impugnato l’atto, dando inizio a un lungo percorso giudiziario.

Il Percorso nei Gradi di Merito

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) ha accolto quasi integralmente il ricorso della società, annullando gran parte delle pretese dell’erario. Successivamente, la Corte di Giustizia Tributaria di II grado della Sicilia ha confermato la decisione di primo grado, rigettando l’appello presentato dall’Agenzia delle Entrate.

Insoddisfatta dell’esito, l’Amministrazione finanziaria ha proposto ricorso per cassazione, articolando ben sette motivi di doglianza che spaziavano dalla violazione di norme procedurali (come l’art. 2909 c.c. sul giudicato) a questioni sostanziali relative alla corretta applicazione delle norme fiscali (T.U.I.R., D.Lgs. 446/1997).

La Risoluzione tramite Definizione Agevolata

Mentre il processo era pendente davanti alla Suprema Corte, è intervenuto un elemento decisivo: la società contribuente ha presentato domanda di definizione agevolata della controversia, ai sensi della Legge n. 197/2022. Questa normativa offre ai contribuenti la possibilità di chiudere le liti fiscali pendenti pagando un importo forfettario, con notevoli vantaggi in termini di sanzioni e interessi.

La società ha provveduto al pagamento richiesto per perfezionare la procedura, e l’Agenzia delle Entrate, tramite l’Avvocatura dello Stato, ha depositato una nota in cui confermava la regolarità della definizione e chiedeva alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio.

le motivazioni

La Corte di Cassazione, vista la concorde richiesta delle parti e la documentazione prodotta (domanda di definizione e quietanze di pagamento), ha preso atto che la materia del contendere era venuta meno. Di conseguenza, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La motivazione si fonda sull’applicazione diretta della normativa sulla definizione agevolata, che ha l’effetto di risolvere in via definitiva la controversia fiscale, rendendo superflua una pronuncia nel merito.

Un punto rilevante della decisione riguarda le spese legali. La Corte ha stabilito che, conformemente a quanto previsto dall’art. 1, comma 197, della L. 197/2022, le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Si tratta di una deroga al principio generale della soccombenza, pensata per incentivare l’adesione a queste procedure di sanatoria.

Infine, i giudici hanno escluso la condanna al versamento del doppio contributo unificato, sia perché il ricorso era stato proposto da un’amministrazione dello Stato difesa dall’Avvocatura, sia in virtù della natura stessa della pronuncia di estinzione.

le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma l’importanza strategica degli strumenti di definizione agevolata nel sistema tributario. Essi non solo alleggeriscono il carico dei tribunali, ma offrono anche ai contribuenti una via certa e rapida per chiudere contenziosi onerosi e dall’esito incerto. Per l’erario, rappresentano un modo per incassare somme in tempi brevi, evitando i costi e le lungaggini dei processi. La decisione della Cassazione ribadisce che, una volta perfezionata la procedura di definizione, il giudizio non ha più ragione di proseguire e deve essere dichiarato estinto, con una gestione delle spese legali specificamente regolata dalla legge speciale.

Cosa succede a un processo tributario se una delle parti aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto per cessata materia del contendere, poiché la controversia è stata risolta in via extragiudiziale attraverso la procedura di sanatoria prevista dalla legge.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Secondo la specifica previsione della L. n. 197/2022, le spese giudiziali restano a carico della parte che le ha anticipate. Non si applica quindi il principio della soccombenza, secondo cui chi perde paga le spese dell’altra parte.

È dovuto il doppio del contributo unificato se il ricorso in Cassazione viene dichiarato estinto per questa ragione?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non sussistono i presupposti per la condanna al pagamento del doppio contributo unificato in caso di estinzione del giudizio per adesione alla definizione agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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