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Definizione agevolata: estinzione processo tributario

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un processo tributario relativo a un avviso di accertamento. La contribuente, durante il giudizio, aveva aderito alla definizione agevolata prevista dal d.l. 119/2018. Avendo presentato la domanda e pagato la prima rata, e in assenza di un’istanza di prosecuzione da parte dell’Agenzia delle Entrate entro i termini, il procedimento si è estinto, rendendo superflua la discussione dei motivi di ricorso.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: la Cassazione conferma l’estinzione del processo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale per i contribuenti: l’adesione corretta alla definizione agevolata delle liti pendenti porta all’estinzione automatica del processo, se l’amministrazione finanziaria non si oppone attivamente. Questa decisione offre importanti chiarimenti sugli effetti pratici degli strumenti di pace fiscale e sulle conseguenze processuali.

Il Caso: Dall’Accertamento Fiscale al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una contribuente, socia al 99% di una società a ristretta base societaria. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un accertamento sulla società per maggiori redditi ai fini IVA, IRES e IRAP, aveva presunto la distribuzione di tali utili extra-contabili alla socia, recuperando a tassazione il maggior reddito da capitale.

La contribuente aveva impugnato l’atto, ma la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’Agenzia. Di conseguenza, la contribuente ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza di secondo grado.

La Svolta con la Definizione Agevolata

Durante il giudizio in Cassazione, si è verificato l’evento decisivo. La ricorrente ha presentato istanza di sospensione del processo per avvalersi della definizione agevolata introdotta dal D.L. n. 119 del 2018. A supporto della sua richiesta, ha depositato la documentazione comprovante la presentazione della domanda di definizione e il pagamento della prima rata tramite modello F24.

Secondo la normativa di riferimento, la definizione si perfeziona con la presentazione della domanda e il pagamento dell’importo dovuto (o della prima rata) entro una data specifica. La stessa legge prevedeva che, in mancanza di un’istanza di trattazione presentata dalla parte interessata (in questo caso l’Agenzia delle Entrate) entro il 31 dicembre 2020, il processo dovesse essere dichiarato estinto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, presa visione della documentazione e constatato il decorso del termine, ha agito di conseguenza. I giudici hanno rilevato che la contribuente aveva correttamente adempiuto agli oneri previsti dalla legge per accedere alla sanatoria: presentazione della domanda e pagamento.

Dall’altro lato, l’Agenzia delle Entrate, pur avendone interesse, non ha depositato alcuna istanza per la prosecuzione del giudizio entro il termine perentorio del 31 dicembre 2020. Questa inerzia, secondo il meccanismo previsto dalla legge sulla definizione agevolata, ha determinato l’effetto estintivo del processo.

La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione dell’intero giudizio, ritenendo superfluo esaminare i motivi del ricorso originario. Ha inoltre stabilito che le spese processuali restassero a carico delle parti che le avevano anticipate, come previsto dalla stessa norma speciale, e che non sussistessero i presupposti per applicare alla ricorrente il ‘raddoppio del contributo unificato’, sanzione prevista solo in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento non solo per chiudere le pendenze con il fisco, ma anche per terminare i relativi contenziosi. La decisione sottolinea due aspetti cruciali:

1. L’onere del contribuente: Perfezionare la procedura presentando domanda e pagando nei termini è il passo fondamentale per beneficiare dell’estinzione.
2. L’inerzia dell’Amministrazione: La mancata presentazione di un’istanza di prosecuzione da parte dell’Agenzia delle Entrate entro la scadenza fissata dalla legge è determinante per la chiusura del processo.

In conclusione, la pronuncia offre una chiara indicazione sull’automatismo dell’effetto estintivo, fornendo una via d’uscita certa dai contenziosi tributari per tutti i contribuenti che hanno correttamente aderito alle procedure di pace fiscale.

Quando si perfeziona la definizione agevolata secondo il d.l. 119/2018?
La definizione si perfeziona con la presentazione della domanda all’Agenzia delle Entrate e con il pagamento degli importi dovuti o della prima rata entro il termine stabilito dalla legge (in questo caso, il 31 maggio 2019).

Cosa succede al processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto se la parte interessata alla prosecuzione (solitamente l’amministrazione finanziaria) non presenta un’apposita istanza di trattazione entro il termine perentorio previsto dalla normativa (in questo caso, il 31 dicembre 2020).

In caso di estinzione del processo per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Ciascuna parte, quindi, paga i propri costi legali sostenuti fino a quel momento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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