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Definizione agevolata: estinzione lite tributaria

Una società energetica ha ottenuto l’estinzione del giudizio in Cassazione contro l’Agenzia delle Entrate, aderendo alla definizione agevolata prevista dalla Legge 197/2022. La Corte ha dichiarato la cessata materia del contendere, ponendo le spese a carico della ricorrente e chiarendo la non applicabilità della sanzione del doppio contributo in questi casi.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: La Via Maestra per Chiudere le Liti Tributarie

La definizione agevolata delle liti pendenti, introdotta dalla Legge di Bilancio 2023, si conferma uno strumento efficace per porre fine ai contenziosi con il Fisco. Con l’ordinanza n. 3154 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce le conseguenze procedurali di tale scelta, chiarendo aspetti fondamentali come la gestione delle spese legali e l’inapplicabilità di ulteriori sanzioni. Questo provvedimento offre una guida preziosa per i contribuenti che valutano di chiudere una controversia tributaria in modo definitivo.

I Fatti del Caso: Dall’Accertamento alla Richiesta di Estinzione

Una società operante nel settore energetico si trovava in giudizio contro l’Agenzia delle Entrate a seguito di un avviso di accertamento per l’anno 2012. L’Amministrazione Finanziaria contestava un maggior reddito, ritenendo che i costi sostenuti per l’acquisto di combustibili fossero antieconomici e irragionevoli, configurando un abuso del diritto. Dopo un percorso giudiziario che aveva visto alternarsi decisioni favorevoli e sfavorevoli nei gradi di merito, la questione era approdata in Corte di Cassazione. In questa sede, la società ha deciso di avvalersi della normativa sulla definizione agevolata, presentando apposita istanza, effettuando il pagamento dovuto e depositando tutta la documentazione in tribunale, chiedendo di dichiarare estinto il giudizio.

La Decisione della Corte sulla Definizione Agevolata

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta della contribuente. Richiamando l’articolo 1, comma 198, della legge n. 197 del 2022, ha dichiarato l’estinzione del processo per cessata materia del contendere. La normativa, infatti, prevede che una volta presentata la domanda di definizione e versati gli importi, il processo pendente debba essere dichiarato estinto. A conferma della chiusura definitiva della vertenza, la società ha prodotto anche un provvedimento di sgravio emesso dalla stessa Agenzia delle Entrate, a seguito della definizione della lite.

Le Motivazioni: L’Automatismo Legale e la Gestione delle Spese

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione diretta e quasi automatica della legge sulla definizione agevolata. La Cassazione ha verificato che la contribuente avesse rispettato tutti i passaggi procedurali richiesti: la presentazione della domanda, il pagamento e il deposito della relativa documentazione presso la cancelleria. A fronte di ciò, la norma non lascia spazio a interpretazioni: il processo si estingue.

Un punto cruciale affrontato dall’ordinanza riguarda due aspetti pratici di grande rilevanza:

1. Spese Legali: In linea con il comma 198 della legge, la Corte ha stabilito che le spese del giudizio restano a carico della parte che le ha anticipate. In pratica, la società ricorrente che ha scelto la via della definizione agevolata deve sostenere i propri costi legali.

2. Doppio Contributo: L’ordinanza ha chiarito in modo inequivocabile che il cosiddetto ‘doppio contributo’ non è dovuto. Questa sanzione si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. Poiché l’estinzione per definizione agevolata non rientra in nessuna di queste categorie, e data la natura sanzionatoria del doppio contributo che ne vieta un’applicazione estensiva o analogica, la parte non è tenuta a versare alcun importo aggiuntivo.

Le Conclusioni: Vantaggi e Certezze della Definizione Agevolata

Questa pronuncia della Cassazione consolida la definizione agevolata come un’opzione strategica e sicura per i contribuenti. Offre la certezza di chiudere definitivamente una lite fiscale, anche se pendente in ultimo grado di giudizio. Le implicazioni pratiche sono significative: chi aderisce sa che dovrà farsi carico delle proprie spese legali, ma può contare sul fatto di non incorrere in ulteriori sanzioni come il raddoppio del contributo unificato. Si tratta di un’indicazione chiara che rafforza la fiducia in questi strumenti deflattivi del contenzioso, incentivando la risoluzione extragiudiziale delle controversie tributarie.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto per cessata materia del contendere, a condizione che il contribuente depositi presso l’organo giurisdizionale la copia della domanda di definizione e la prova del versamento degli importi dovuti.

Chi paga le spese legali quando un giudizio si estingue per definizione agevolata?
Le spese legali rimangono a carico della parte che le ha anticipate. Nel caso specifico, la società che ha presentato ricorso e ha poi aderito alla definizione agevolata ha dovuto sostenere i propri costi.

Se un ricorso in Cassazione si estingue per definizione agevolata, è dovuto il pagamento del ‘doppio contributo’?
No, il doppio contributo non è dovuto. Questa sanzione si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere estesa per analogia ai casi di estinzione del processo per definizione agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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