LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Definizione agevolata: estinzione del processo tributario

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un processo tributario riguardante l’accertamento IRPEF a carico di una socia per presunti utili societari non dichiarati. La contribuente ha utilizzato lo strumento della definizione agevolata previsto dalla L. 130/2022. Poiché l’Agenzia delle Entrate non ha notificato alcun diniego entro i termini di legge, la Corte ha confermato il perfezionamento della procedura e ha estinto il giudizio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: la Cassazione Conferma l’Estinzione del Processo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito l’efficacia della definizione agevolata come strumento per porre fine alle liti fiscali. Nel caso specifico, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio avviato da una contribuente contro l’Agenzia delle Entrate, confermando che il silenzio dell’amministrazione finanziaria di fronte a una regolare domanda di definizione equivale ad un’accettazione della stessa. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dall’Accertamento alla Cassazione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una contribuente, socia al 40% di una società a responsabilità limitata. L’Agenzia delle Entrate le contestava un maggior reddito IRPEF per l’anno 2014, basandosi sulla presunzione di distribuzione di utili extracontabili accertati in capo alla società, a ristretta base societaria.

La contribuente aveva impugnato l’atto, ottenendo una prima vittoria presso la Commissione Tributaria Provinciale. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in accoglimento dell’appello dell’Agenzia, aveva ribaltato la decisione, ritenendo legittimo l’accertamento. Di conseguenza, la socia ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte.

La Svolta Decisiva: La Domanda di Definizione Agevolata

Durante il giudizio in Cassazione, la ricorrente ha colto l’opportunità offerta dalla Legge n. 130 del 2022, presentando istanza per la definizione agevolata della controversia. A sostegno della sua domanda, ha depositato la ricevuta di presentazione dell’istanza e la copia del modello F24 attestante il versamento in un’unica soluzione dell’importo dovuto, come previsto dalla normativa.

Questo passo si è rivelato cruciale. La legge, infatti, stabilisce una procedura chiara: il contribuente presenta la domanda e paga le somme dovute; l’Agenzia delle Entrate ha un termine per notificare un eventuale diniego. Se questo termine trascorre senza alcuna comunicazione, la definizione si considera perfezionata.

L’Analisi della Corte e la Procedura di Definizione Agevolata

La Corte di Cassazione, esaminati gli atti, ha verificato la sussistenza di tutti i presupposti per dichiarare l’estinzione del procedimento. Ha constatato che la contribuente aveva correttamente presentato la domanda e effettuato il pagamento richiesto. Il punto centrale dell’analisi si è quindi spostato sul comportamento dell’amministrazione finanziaria.

Secondo l’art. 5, comma 11, della Legge n. 130 del 2022, l’eventuale diniego della definizione deve essere notificato entro trenta giorni dalla presentazione della domanda. Nel caso di specie, non risultava che l’Agenzia delle Entrate avesse adottato alcun provvedimento di diniego nel termine previsto.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici hanno motivato la loro decisione sulla base del dettato normativo e di una consolidata giurisprudenza di legittimità. L’art. 5, commi 12 e 13, della citata legge, stabilisce chiaramente che, in assenza di un diniego e di un’istanza di trattazione, il processo è dichiarato estinto. La Corte ha richiamato diverse sue precedenti pronunce che confermano questo automatismo: la definizione agevolata si perfeziona con la presentazione della domanda e il pagamento, e il silenzio dell’ente impositore nei termini di legge consolida la procedura, portando inevitabilmente all’estinzione del giudizio.

La Corte ha inoltre precisato che, in virtù della definizione della controversia, le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate, e non sussistono i presupposti per il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’, una misura sanzionatoria prevista solo per i casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma il valore della definizione agevolata come strumento efficace per risolvere il contenzioso tributario. Offre una via d’uscita certa e rapida dalle lungaggini processuali, a condizione che la procedura sia seguita correttamente dal contribuente. La decisione sottolinea anche un principio di fondamentale importanza: i termini procedurali stabiliti per la Pubblica Amministrazione sono perentori. Il suo silenzio, in questo contesto, non è inerte ma produce l’effetto giuridico di consolidare la volontà del contribuente di chiudere la lite, portando all’estinzione del processo.

Quando si perfeziona la definizione agevolata di una lite tributaria ai sensi della L. 130/2022?
La definizione si perfeziona con la presentazione della domanda entro i termini e con il pagamento integrale degli importi dovuti. Se non sono dovuti importi, si perfeziona con la sola presentazione della domanda.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate non risponde alla domanda di definizione agevolata entro i termini?
Se l’ente impositore non notifica un provvedimento di diniego entro 30 giorni dalla presentazione della domanda, la procedura si considera perfezionata e, in assenza di un’istanza di trattazione, il collegio giudicante dichiara l’estinzione del processo.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Le spese giudiziali restano a carico della parte che le ha anticipate, come espressamente previsto dall’art. 5, comma 5, della legge 31 agosto 2022, n. 130.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati