LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Definizione agevolata: estinzione del processo e spese

La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto un giudizio tributario a seguito dell’adesione del contribuente alla definizione agevolata prevista dal D.L. 119/2018. Avendo il contribuente perfezionato la procedura e pagato il dovuto, e con l’Agenzia delle Entrate che ha chiesto l’estinzione, il contenzioso è cessato. Le spese legali restano a carico delle parti che le hanno anticipate, poiché assorbite dalla procedura di sanatoria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: la Cassazione Chiarisce Estinzione e Spese Legali

L’adesione a una definizione agevolata rappresenta uno strumento cruciale per chiudere le liti fiscali pendenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sugli effetti di tale scelta, in particolare riguardo all’estinzione del processo e alla ripartizione delle spese legali. La decisione sottolinea come il perfezionamento della procedura di sanatoria da parte del contribuente, con il relativo pagamento, determini la cessazione della materia del contendere, chiudendo di fatto la disputa con il Fisco.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato vedeva contrapposti un contribuente e l’Agenzia delle Entrate in un giudizio pendente davanti alla Corte di Cassazione. Il contenzioso era sorto in seguito a un ricorso contro una decisione della Commissione Tributaria Regionale. Durante il processo, il contribuente ha deciso di avvalersi della definizione agevolata delle liti pendenti, prevista dall’art. 6 del D.L. n. 119/2018. Ha quindi presentato la documentazione che attestava l’avvenuto perfezionamento della procedura e il pagamento integrale di quanto dovuto per chiudere la vertenza.

A fronte di questa iniziativa, la stessa Agenzia delle Entrate ha depositato un’istanza formale chiedendo alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio, confermando di fatto che il contribuente aveva adempiuto a tutti gli obblighi previsti dalla sanatoria.

La Decisione della Corte sulla Definizione Agevolata

La Corte di Cassazione, preso atto della documentazione e dell’istanza dell’Agenzia, ha dichiarato estinto il giudizio. La decisione si fonda su un presupposto semplice ma fondamentale: una volta che il contribuente ha aderito alla sanatoria e ha pagato le somme previste, l’oggetto stesso della disputa, ovvero il debito fiscale, cessa di esistere. Di conseguenza, il processo non ha più ragione di proseguire e deve essere chiuso per ‘cessazione della materia del contendere’.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si articolano su due punti principali: l’effetto estintivo della sanatoria e la gestione delle spese processuali.

L’effetto estintivo della sanatoria

La Corte ha rilevato che il perfezionamento della definizione agevolata è un fatto oggettivo che risolve la lite alla radice. Non è necessario attendere ulteriori passaggi o notifiche; la prova del pagamento e dell’adesione è sufficiente per determinare la fine del contenzioso. L’Amministrazione Finanziaria stessa, riconoscendo l’avvenuto pagamento, ha di fatto confermato la validità della procedura, spianando la strada alla declaratoria di estinzione del giudizio da parte dei giudici.

La ripartizione delle spese legali e il contributo unificato

Un aspetto cruciale della decisione riguarda le spese di lite. La Corte ha stabilito che le spese restano a carico di ciascuna parte che le ha anticipate. Questa regola, prevista sia dal D.Lgs. 546/1992 che dal D.L. 119/2018, si basa sul principio che il costo del processo viene ‘assorbito’ dalla definizione stessa. In altre parole, aderendo alla sanatoria, le parti accettano implicitamente di farsi carico delle proprie spese legali.

Inoltre, la Corte ha chiarito che non sussistono i presupposti per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘raddoppio del contributo unificato’). Questa sanzione si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non in caso di estinzione del giudizio per cessata materia del contendere. La natura eccezionale e sanzionatoria di tale misura ne impedisce un’applicazione estensiva a casi non espressamente previsti dalla legge.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma un principio fondamentale per i contribuenti che scelgono la via della definizione agevolata: il corretto adempimento degli obblighi previsti dalla legge porta a una chiusura certa e definitiva del contenzioso. La decisione offre due importanti garanzie: primo, l’estinzione del giudizio è un effetto automatico del perfezionamento della procedura; secondo, le spese di lite vengono compensate, evitando ulteriori oneri economici per il contribuente. Questo orientamento giurisprudenziale rafforza l’efficacia degli strumenti di deflazione del contenzioso, incentivando la risoluzione extragiudiziale delle controversie fiscali.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto per cessazione della materia del contendere, a condizione che il contribuente abbia perfezionato la procedura e pagato integralmente quanto dovuto, come previsto dalla normativa.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Le spese legali restano a carico di ciascuna parte che le ha anticipate. La normativa specifica, infatti, che il costo del processo pendente è assorbito dalla procedura di definizione stessa.

Se il giudizio si estingue per definizione agevolata, si deve pagare il raddoppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato è una misura sanzionatoria prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non si applica all’estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati