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Definizione agevolata: estinzione del processo

Due contribuenti avevano impugnato degli avvisi di accertamento per redditi da immobili esteri. Mentre il loro ricorso era pendente in Corte di Cassazione, hanno aderito alla definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197/2022. A seguito della loro istanza, documentata con le domande e i pagamenti, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, senza esaminare il merito della controversia e stabilendo che ogni parte sostenesse le proprie spese legali.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Chiudere una Lite Fiscale in Cassazione

La definizione agevolata delle liti pendenti, introdotta dalla Legge di Bilancio 2023 (Legge n. 197/2022), si conferma uno strumento efficace per porre fine a lunghi e costosi contenziosi con il Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente come questa procedura possa portare alla chiusura definitiva di un processo, anche quando questo è giunto all’ultimo grado di giudizio, con importanti conseguenze su costi e meriti della controversia. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso: Dagli Avvisi di Accertamento al Ricorso in Cassazione

La controversia trae origine da alcuni avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di due contribuenti per gli anni d’imposta 2012 e 2013. Le pretese fiscali riguardavano il recupero di imposte su redditi derivanti dalla locazione di immobili situati all’estero, il pagamento dell’IVIE (Imposta sul Valore degli Immobili all’Estero) e la tassazione di importi non dichiarati emersi da accertamenti bancari.

Il caso ha seguito il consueto iter giudiziario: dopo una sentenza favorevole in primo grado, la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Entrate. I contribuenti, ritenendo errata la sentenza di secondo grado, avevano quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando vizi di motivazione e l’omesso esame di fatti decisivi.

La Svolta: L’Adesione alla Definizione Agevolata

Mentre il processo era in attesa di essere deciso dalla Suprema Corte, i ricorrenti hanno colto l’opportunità offerta dalla Legge n. 197 del 2022. Hanno presentato istanza per avvalersi della definizione agevolata della lite, un meccanismo che consente di chiudere i contenziosi pendenti pagando un importo forfettario.
A corredo della loro richiesta, hanno depositato in Cassazione le copie delle domande di definizione inviate all’Agenzia delle Entrate e le quietanze di pagamento della prima rata dovuta, come previsto dalla normativa.

La Decisione della Corte sulla Definizione Agevolata e l’Estinzione del Processo

Preso atto dell’istanza e della documentazione prodotta, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo. Questa decisione è fondamentale: l’adesione alla definizione agevolata, se perfezionata correttamente, non porta a una sentenza che stabilisce chi ha torto o ragione, ma termina semplicemente il contenzioso.

La Corte, quindi, non è entrata nel merito dei motivi del ricorso presentati dai contribuenti. L’estinzione del giudizio ha assorbito ogni altra questione, rendendo superfluo l’esame delle presunte violazioni di legge o dei vizi di motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda direttamente sulle disposizioni della Legge n. 197/2022. L’articolo 1, comma 186, prevede che le controversie tributarie pendenti in ogni stato e grado possano essere definite su domanda del soggetto interessato. Il successivo comma 198 stabilisce chiaramente la conseguenza processuale: quando viene depositata la copia della domanda di definizione e del versamento degli importi dovuti (o della prima rata), ‘il processo è dichiarato estinto’.

Di conseguenza, la Corte non ha fatto altro che applicare la legge, accogliendo la richiesta dei ricorrenti. Un altro aspetto importante chiarito nell’ordinanza riguarda le spese di giudizio. La norma prevede che, in caso di estinzione per definizione agevolata, ‘le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate’. Ciò significa che ogni parte paga i propri costi legali, senza alcuna condanna a carico della parte soccombente, poiché non vi è una parte soccombente.

Infine, la Corte ha specificato che la declaratoria di estinzione esclude l’applicazione dell’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002. Questa norma, che prevede il raddoppio del contributo unificato a carico del ricorrente in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione, non si applica quando il processo si chiude per estinzione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma la portata risolutiva della definizione agevolata. Per i contribuenti, rappresenta una via d’uscita certa da contenziosi lunghi e dall’esito incerto, permettendo di chiudere la partita con il Fisco senza attendere una decisione finale che potrebbe essere sfavorevole. La procedura, una volta perfezionata, porta all’estinzione del processo, neutralizzando i motivi di ricorso e cristallizzando la situazione con il pagamento degli importi previsti dalla sanatoria. Si tratta di una scelta strategica che offre certezza giuridica e un potenziale risparmio su sanzioni, interessi e spese legali.

Cosa succede a un processo tributario se si aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. Questo significa che il giudizio si chiude definitivamente senza che il giudice emetta una sentenza sul merito della controversia, ovvero senza decidere chi avesse ragione o torto.

In caso di estinzione del processo per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
La legge stabilisce che le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. In pratica, ogni parte (contribuente e Agenzia delle Entrate) paga le proprie spese legali sostenute fino a quel momento.

Se il ricorso in Cassazione viene estinto per definizione agevolata, si deve pagare il contributo unificato raddoppiato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘raddoppio’) si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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