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Definizione agevolata: estinzione del processo

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un processo tributario relativo a una plusvalenza da cessione d’azienda. I contribuenti, durante il giudizio di legittimità, hanno aderito alla definizione agevolata prevista dal D.L. 119/2018. Avendo presentato istanza e versato gli importi dovuti, e in assenza di un diniego da parte dell’Amministrazione finanziaria nei termini di legge, il processo è stato dichiarato estinto per cessata materia del contendere, senza esame del merito.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: quando la lite fiscale si estingue in Cassazione

L’istituto della definizione agevolata delle controversie tributarie rappresenta uno strumento cruciale per cittadini e imprese che desiderano chiudere definitivamente un contenzioso con il Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come l’adesione a questa procedura, se correttamente eseguita, porti all’inevitabile estinzione del processo, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado di giudizio. Analizziamo il caso per comprendere il meccanismo e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a due ex soci di una S.n.c. per l’omessa dichiarazione di una plusvalenza imponibile ai fini Irpef per l’anno 2006. La plusvalenza derivava dalla cessione di un’azienda. I contribuenti hanno impugnato gli atti, sostenendo che il calcolo dell’Ente impositore fosse errato, in quanto dalla cessione era stata esclusa la proprietà superficiaria del suolo su cui sorgeva l’attività commerciale.

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale ha dato ragione ai contribuenti, annullando gli atti impositivi. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha proposto appello e la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la proprietà superficiaria era stata di fatto trasferita, legittimando la pretesa fiscale sulla plusvalenza non dichiarata. A questo punto, i contribuenti hanno presentato ricorso per cassazione.

La Svolta: l’adesione alla Definizione Agevolata

Durante la pendenza del giudizio in Corte di Cassazione, i ricorrenti hanno deciso di avvalersi della procedura di definizione agevolata delle liti pendenti, introdotta dall’art. 6 del D.L. n. 119/2018. Hanno presentato formale istanza all’Amministrazione finanziaria e hanno provveduto al pagamento rateale degli importi previsti dalla normativa, documentando ogni passaggio.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, investita della questione, non è entrata nel merito dei motivi del ricorso, ma si è concentrata esclusivamente sugli effetti dell’avvenuta adesione alla sanatoria. I giudici hanno constatato che i ricorrenti avevano depositato l’istanza per la declaratoria di estinzione del processo, corredata dalla documentazione che provava la domanda di definizione e i relativi pagamenti.

Il ragionamento della Corte si basa su precisi presupposti procedurali e temporali stabiliti dalla legge:

1. Presentazione dell’istanza: I contribuenti hanno presentato domanda di definizione il 27.5.2019.
2. Pagamento: Hanno versato la prima rata contestualmente alla domanda e, successivamente, hanno provato anche il pagamento della seconda rata.
3. Mancato diniego dell’Agenzia: L’Amministrazione finanziaria non ha notificato alcun provvedimento di diniego della definizione entro il termine previsto dalla legge (31 luglio 2020).
4. Nessuna istanza di trattazione: Nessuna delle parti ha presentato un’istanza per la prosecuzione del giudizio entro il termine ultimo del 31 dicembre 2020.

Al verificarsi di queste condizioni, la legge (art. 6, comma 13, del D.L. n. 119/2018) prevede che il processo si estingua per cessazione della materia del contendere. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato estinto il giudizio.

Conclusioni

La decisione evidenzia la portata risolutiva della definizione agevolata. Aderendo a questa procedura e rispettandone i termini e le modalità, il contribuente può ottenere la chiusura definitiva della lite fiscale, indipendentemente dall’esito potenziale del giudizio di merito. La controversia viene terminata non da una sentenza che stabilisce chi ha ragione e chi ha torto, ma da un meccanismo normativo che, a fronte del pagamento di un importo forfettario, cancella l’oggetto stesso del contendere. Per i contribuenti, ciò significa certezza e la fine di un lungo e costoso iter giudiziario. Per l’ordinamento, rappresenta un modo per deflazionare il contenzioso tributario. Infine, la pronuncia conferma che le spese legali del giudizio estinto restano a carico di ciascuna parte che le ha sostenute, come specificamente previsto dalla normativa sulla definizione agevolata.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Se l’istanza è presentata correttamente, i pagamenti sono eseguiti e l’Amministrazione finanziaria non notifica un diniego entro i termini di legge, il processo viene dichiarato estinto per cessazione della materia del contendere.

La Corte di Cassazione esamina il merito della lite se c’è stata adesione alla definizione agevolata?
No, la Corte non procede all’esame nel merito dei motivi di ricorso. Il perfezionamento della procedura di definizione agevolata è una causa di estinzione del giudizio che assorbe ogni altra valutazione sulla fondatezza della pretesa fiscale.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del processo per definizione agevolata?
In base alla normativa specifica (art. 6, comma 13, del D.L. n. 119/2018), le spese del giudizio restano a carico delle parti che le hanno anticipate. Non si applica quindi il principio della soccombenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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