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Definizione agevolata: estinzione del processo

Un’ordinanza della Corte di Cassazione analizza il caso di una società immobiliare che, durante un contenzioso con l’Agenzia Fiscale per una maggiore imposta di registro, ha aderito alla definizione agevolata. Avendo regolarmente pagato le rate e in assenza di un’istanza di trattazione, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, compensando le spese legali tra le parti. La decisione chiarisce l’efficacia di questo strumento per chiudere le liti pendenti.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando il Processo Tributario si Estingue

La definizione agevolata delle liti pendenti rappresenta uno strumento cruciale offerto dal legislatore per deflazionare il contenzioso tributario. Permette a cittadini e imprese di chiudere le proprie pendenze con il Fisco a condizioni vantaggiose, portando all’estinzione del processo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i meccanismi procedurali e gli effetti di questa scelta, confermando come il corretto adempimento degli oneri previsti conduca inesorabilmente alla fine della controversia, anche in ultimo grado di giudizio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un contenzioso tra l’Amministrazione Finanziaria e una società immobiliare. L’ente impositore aveva emesso un avviso di liquidazione per una maggiore imposta di registro, contestando la decadenza della società da alcune agevolazioni fiscali precedentemente godute. Sia in primo che in secondo grado, i giudici avevano dato ragione alla società contribuente, annullando l’atto impositivo.

L’Agenzia Fiscale, non soddisfatta dell’esito, proponeva ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte. Nel corso di questo giudizio, la società, nel frattempo interessata da un’operazione di fusione per incorporazione, decideva di avvalersi della facoltà prevista dalla legge.

L’Istanza di Definizione Agevolata del Contribuente

La società presentava istanza di definizione agevolata della controversia ai sensi dell’art. 6 del d.l. n. 119 del 2018. A sostegno della propria richiesta, allegava tutta la documentazione necessaria a dimostrare l’avvenuto e regolare pagamento delle rate dovute secondo il piano previsto dalla normativa. L’Amministrazione Finanziaria stessa, nelle sue successive deduzioni, confermava la regolarità dei versamenti effettuati dal contribuente a titolo di definizione.

La Decisione della Corte e gli Effetti della Definizione Agevolata

La Corte di Cassazione, presa visione della documentazione e delle norme applicabili, ha dichiarato l’estinzione dei giudizi riuniti. La legge, infatti, stabilisce una precisa sequenza procedurale: una volta presentata l’istanza e pagati gli importi, se la parte interessata non presenta una specifica istanza di trattazione entro un termine perentorio (in quel caso il 31 dicembre 2020), il processo si estingue. Poiché nessuna delle parti aveva richiesto la prosecuzione del giudizio, la Corte non ha potuto fare altro che prendere atto del perfezionamento della procedura e dichiarare la fine della lite.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una piana applicazione dell’art. 6 del d.l. n. 119 del 2018. Il comma 13 di tale articolo è inequivocabile: in assenza di un’istanza di trattazione, il processo è dichiarato estinto. Questo automatismo è il cuore della normativa, volto a garantire una rapida chiusura delle pendenze. La Corte ha inoltre precisato che, secondo il comma 14, la definizione perfezionata da un coobbligato giova anche agli altri, un principio che nel caso di specie rafforzava la posizione della società, sebbene l’operazione di fusione avesse già unificato i soggetti. Infine, per quanto riguarda le spese legali, la stessa norma prevede che esse restino a carico della parte che le ha anticipate. La Corte ha quindi disposto l’integrale compensazione delle spese tra le parti. È stato anche chiarito che non sussistono i presupposti per il versamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’, in quanto tale sanzione si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non in caso di estinzione per definizione agevolata.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma la portata risolutiva della definizione agevolata. Per i contribuenti, essa rappresenta un’opportunità concreta per porre fine a lunghi e costosi contenziosi con il Fisco, a patto di rispettare scrupolosamente le scadenze di pagamento e le procedure previste. Per i professionisti, la decisione ribadisce l’importanza di monitorare le scadenze procedurali, in particolare quella relativa alla presentazione dell’istanza di trattazione, la cui omissione determina l’automatica estinzione del giudizio. La compensazione delle spese, prevista ex lege, è un ulteriore elemento da considerare nella valutazione di convenienza di questo strumento deflattivo.

Cosa succede al processo se un contribuente aderisce alla definizione agevolata durante un giudizio in Cassazione?
Se il contribuente perfeziona la definizione pagando regolarmente gli importi dovuti e nessuna delle parti presenta un’istanza per la trattazione del caso entro i termini di legge, il processo viene dichiarato estinto.

Chi paga le spese legali quando un processo si estingue per definizione agevolata?
La normativa specifica (art. 6, comma 13, del d.l. 119/2018) stabilisce che le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Nel caso esaminato, la Corte ha infatti disposto l’integrale compensazione delle spese tra le parti.

La definizione agevolata effettuata da una società è valida anche per un’altra società coobbligata nel medesimo debito tributario?
Sì. La legge prevede espressamente che la definizione perfezionata da uno dei coobbligati produce effetti favorevoli anche per gli altri, estinguendo il debito per tutti i soggetti coinvolti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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