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Definizione agevolata: estinzione del processo

Una società, accusata di aver utilizzato fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, ha visto il suo contenzioso con l’Agenzia delle Entrate estinguersi. Dopo aver vinto in appello, e con il caso pendente in Cassazione, l’azienda ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla Legge 197/2022. La Suprema Corte, preso atto della richiesta e del pagamento, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente la controversia.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: la via per l’estinzione del processo tributario

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce gli effetti dell’adesione alla definizione agevolata delle liti pendenti, uno strumento che consente di chiudere un contenzioso tributario in modo rapido e definitivo. Il caso in esame, relativo a contestazioni su operazioni soggettivamente inesistenti, si è concluso non con una decisione sul merito della questione, ma con la declaratoria di estinzione del giudizio, proprio grazie a questa procedura speciale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da cinque avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a una società a responsabilità limitata. L’amministrazione finanziaria contestava la detrazione dell’IVA per gli anni d’imposta dal 2013 al 2017, per un importo complessivo di oltre 310.000 euro. Secondo il Fisco, le fatture emesse da un fornitore della società, operante nel settore calzaturiero, si riferivano a operazioni soggettivamente inesistenti. L’Agenzia sosteneva che la società contribuente fosse, o avrebbe dovuto essere, consapevole della frode.

Il percorso giudiziario è stato altalenante:
1. La Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente dato ragione all’Agenzia delle Entrate.
2. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva accolto l’appello della società, ritenendo che l’amministrazione finanziaria non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare il coinvolgimento, anche solo colposo, della società nell’illecito.

Insoddisfatta della sentenza di secondo grado, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi: la presunta violazione delle norme sulla ripartizione dell’onere della prova e l’omesso esame di un fatto decisivo.

La Svolta: l’adesione alla definizione agevolata

Mentre la causa era pendente dinanzi alla Suprema Corte, la società ha deciso di avvalersi della definizione agevolata delle controversie, introdotta dalla Legge n. 197 del 2022. La società ha quindi presentato la domanda di definizione e ha provveduto al pagamento della prima rata, depositando la relativa documentazione in Cassazione. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del processo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione non è entrata nel merito dei motivi del ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Il suo esame si è concentrato esclusivamente sugli effetti procedurali derivanti dall’istanza di definizione agevolata. I giudici hanno rilevato che la società controricorrente aveva rispettato tutti gli oneri previsti dalla legge.

La normativa di riferimento (art. 1, commi 197 e 198, L. 197/2022) stabilisce che il contribuente che intende aderire alla sanatoria deve depositare presso l’organo giurisdizionale competente copia della domanda e della ricevuta di versamento degli importi dovuti (o della prima rata). Una volta adempiuto a questo onere, “il processo è dichiarato estinto”.

La Corte ha quindi applicato pedissequamente la norma, dichiarando l’estinzione del giudizio. Ha inoltre precisato che le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate, come previsto dalla stessa legge speciale.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento per porre fine alle liti tributarie pendenti. La decisione evidenzia che, una volta perfezionata la procedura da parte del contribuente, l’autorità giudiziaria non può fare altro che dichiarare l’estinzione del processo, indipendentemente dallo stato e dal merito della controversia. Per i contribuenti, ciò rappresenta una via d’uscita certa da contenziosi lunghi e dall’esito incerto, mentre per il sistema giudiziario costituisce un meccanismo per ridurre il carico di lavoro. La sentenza ribadisce che il corretto adempimento degli obblighi formali previsti dalla legge di sanatoria è sufficiente per ottenere la chiusura definitiva del giudizio.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Se il contribuente presenta correttamente la domanda di definizione e paga gli importi dovuti (o la prima rata) entro i termini, il processo pendente viene dichiarato estinto dall’organo giurisdizionale, senza una decisione sul merito della controversia.

Quali sono gli oneri del contribuente per ottenere l’estinzione del giudizio tramite definizione agevolata?
Il contribuente ha l’onere di depositare presso l’organo giurisdizionale dove pende la lite una copia della domanda di definizione e la prova del versamento delle somme dovute o della prima rata, rispettando le scadenze previste dalla legge (nel caso specifico, il 10 ottobre 2023).

Chi paga le spese processuali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
La legge prevede espressamente che, in caso di estinzione del giudizio a seguito di definizione agevolata, le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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