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Definizione agevolata: estinzione del processo

Una contribuente impugna in Cassazione una sentenza della Commissione Tributaria Regionale relativa a un avviso di accertamento per redditi non dichiarati. Durante il giudizio, aderisce alla definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197 del 2022. L’Agenzia delle Entrate conferma la regolarità della procedura e la Corte di Cassazione, prendendone atto, dichiara l’estinzione del processo, stabilendo che le spese restino a carico di chi le ha sostenute.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Chiudere le Liti Fiscali

La definizione agevolata delle controversie tributarie, introdotta dalla Legge n. 197 del 2022, rappresenta uno strumento fondamentale per contribuenti e amministrazione finanziaria per porre fine a contenziosi pendenti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 9244/2024, illustra perfettamente il meccanismo e l’esito di tale procedura, anche quando la lite ha raggiunto il massimo grado di giudizio.

I Fatti del Caso: Dall’Accertamento alla Cassazione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una contribuente per l’anno d’imposta 2009. L’Agenzia delle Entrate contestava un maggior reddito d’impresa ai fini IVA, IRAP e IRPEF. La Commissione Tributaria di primo grado aveva dato ragione alla contribuente, ma la sentenza era stata parzialmente riformata in appello dalla Commissione Tributaria Regionale della Sicilia.

La CTR, pur confermando l’impianto accusatorio dell’amministrazione finanziaria, aveva rideterminato gli importi dovuti applicando una percentuale di ricarico inferiore. Insoddisfatta della decisione, la contribuente proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a sette motivi di impugnazione.

La Svolta con la Definizione Agevolata

Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, la ricorrente ha colto l’opportunità offerta dalla Legge n. 197 del 2022, presentando istanza per la definizione agevolata della controversia. A tale richiesta, corredata dalla documentazione attestante il pagamento della prima rata, ha fatto seguito una memoria dell’Agenzia delle Entrate.

L’amministrazione finanziaria, verificata la regolarità della procedura e l’avvenuto versamento, ha dato il proprio assenso, chiedendo alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, con compensazione delle spese processuali.

La Normativa sulla Definizione Agevolata

La decisione della Corte si fonda sull’applicazione diretta della Legge n. 197 del 2022. In particolare:

* L’art. 1, comma 186, consente di definire le controversie pendenti in ogni stato e grado, compresa la Cassazione, pagando un importo pari al valore della controversia.
* L’art. 1, comma 198, stabilisce che, a seguito del deposito della domanda di definizione e della prova del versamento, il processo debba essere dichiarato estinto. Questa norma precisa inoltre che le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha agito come mero esecutore della volontà legislativa. Constatata l’adesione della ricorrente alla definizione agevolata e la conferma della regolarità della procedura da parte dell’Agenzia delle Entrate, i giudici non hanno potuto fare altro che prenderne atto.

Il Collegio ha sottolineato che l’avvenuto e corretto versamento della prima rata dell’importo dovuto, come attestato dalla stessa amministrazione finanziaria, perfeziona la procedura. Di conseguenza, il processo perde la sua ragion d’essere e deve essere dichiarato estinto. La declaratoria di estinzione del processo, precisa la Corte, la esime dal dover esaminare i motivi di ricorso originariamente proposti dalla contribuente.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma l’efficacia e l’automatismo della procedura di definizione agevolata. Una volta che il contribuente presenta la domanda e paga quanto dovuto, e l’Agenzia delle Entrate ne attesta la regolarità, il giudice deve dichiarare l’estinzione del processo. Questa pronuncia ribadisce che lo scopo di tali normative è deflattivo: ridurre il carico di lavoro degli uffici giudiziari chiudendo le liti pendenti. Per i contribuenti, rappresenta una via d’uscita certa da contenziosi lunghi e onerosi, con il vantaggio che le spese legali già sostenute restano l’unico costo processuale, senza il rischio di una condanna a rifondere quelle della controparte.

È possibile aderire alla definizione agevolata per una controversia pendente in Corte di Cassazione?
Sì, la Legge n. 197 del 2022 prevede espressamente che le controversie pendenti in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello innanzi alla Corte di Cassazione, possano essere definite tramite questa procedura.

Cosa succede al processo dopo aver aderito alla definizione agevolata e aver pagato gli importi dovuti?
Una volta depositata la copia della domanda di definizione e la prova del versamento, il processo viene dichiarato estinto con decreto del presidente o con ordinanza della Corte, come avvenuto nel caso di specie.

Chi paga le spese processuali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
La legge stabilisce che le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è una condanna alle spese a carico di una delle parti, ma ciascuna sopporta i propri costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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