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Definizione agevolata: estinzione del processo

Una società, coinvolta in un contenzioso tributario con l’Amministrazione Finanziaria per accertamenti Ires, Iva e Irap, ha ottenuto l’estinzione del processo in Cassazione aderendo alla definizione agevolata. La Corte Suprema, applicando la Legge n. 197/2022, ha dichiarato estinto il giudizio dopo che la società ha presentato domanda e versato gli importi dovuti. L’ordinanza chiarisce anche che in questi casi non è dovuto il pagamento del doppio contributo unificato, data la natura non sanzionatoria della definizione agevolata.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando il Processo Tributario si Estingue

La definizione agevolata delle liti fiscali pendenti, introdotta dalla Legge n. 197/2022, rappresenta uno strumento cruciale per i contribuenti che desiderano chiudere definitivamente un contenzioso con l’Amministrazione Finanziaria. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 5906/2024, offre un chiaro esempio pratico di come questa procedura porti all’estinzione del processo, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado di giudizio. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dall’Accertamento alla Cassazione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una società per l’anno d’imposta 2010, con il quale l’Ufficio recuperava maggiori imposte ai fini Ires, Iva e Irap. La società contribuente aveva impugnato con successo l’atto impositivo in primo grado. L’Amministrazione Finanziaria, non accettando la decisione, aveva proposto appello, ma anche in secondo grado le ragioni del contribuente erano state confermate.

Di conseguenza, l’Ente impositore aveva presentato ricorso per Cassazione. Durante la pendenza di quest’ultimo giudizio, la società, sfruttando la normativa sopravvenuta, ha presentato istanza per avvalersi della definizione agevolata della lite.

La Procedura di Definizione Agevolata e la Decisione della Corte

La società controricorrente ha chiesto alla Suprema Corte di dichiarare estinto il giudizio. A supporto della sua richiesta, ha documentato di aver presentato la domanda di definizione della lite e di aver provveduto al pagamento integrale di quanto dovuto secondo le disposizioni della legge.

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta, basando la propria decisione sull’analisi della Legge n. 197 del 2022. In particolare, ha richiamato i commi 197 e 198 dell’articolo 1, che disciplinano il meccanismo di estinzione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha spiegato che la legge prevede un percorso chiaro: il contribuente che intende avvalersi della definizione agevolata deve farne richiesta al giudice e, a seguito di ciò, il processo viene sospeso. Successivamente, entro una data stabilita, il contribuente ha l’onere di depositare presso l’organo giurisdizionale la copia della domanda di definizione e la prova del versamento degli importi dovuti (o della prima rata).

Una volta che questi adempimenti sono stati correttamente eseguiti, come documentato nel caso di specie, la legge impone al giudice di dichiarare il processo estinto. Questa dichiarazione può avvenire con decreto del Presidente di sezione o, come in questo caso, con ordinanza in camera di consiglio se la data della decisione era già stata fissata.

Un punto di particolare interesse affrontato dalla Corte riguarda il cosiddetto “doppio contributo unificato”. I giudici hanno chiarito che, data l’estinzione del processo per definizione agevolata, non sussistono i presupposti per condannare la parte ricorrente al pagamento di tale sanzione. Il doppio contributo, infatti, si applica solo nei casi tipici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso e ha una natura latamente sanzionatoria che non può essere estesa per analogia a ipotesi diverse, come quella della chiusura concordata della lite.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento per porre fine in modo definitivo e tombale alle controversie fiscali. Per i contribuenti, la decisione ribadisce che la corretta adesione alla procedura, completa di domanda e pagamento, garantisce l’estinzione del giudizio pendente in qualsiasi stato e grado. Inoltre, offre un importante chiarimento sulla non applicabilità di sanzioni processuali come il doppio contributo unificato, rendendo il percorso della definizione ancora più vantaggioso e privo di ulteriori oneri imprevisti.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. La legge prevede che, dopo la richiesta del contribuente e il deposito della domanda e del pagamento, il giudice chiuda il procedimento con un decreto o un’ordinanza.

Quali sono gli oneri del contribuente per ottenere l’estinzione del giudizio tramite definizione agevolata?
Il contribuente deve prima fare richiesta di sospensione al giudice, dichiarando di volersi avvalere della definizione agevolata. Successivamente, deve depositare presso l’organo giurisdizionale copia della domanda di definizione e la prova del versamento degli importi dovuti o della prima rata entro i termini previsti dalla legge.

In caso di estinzione per definizione agevolata, è dovuto il doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non si ravvisano i presupposti per imporre il pagamento del doppio contributo unificato, poiché questa è una misura applicabile solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non può essere estesa a casi di estinzione del giudizio come questo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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