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Definizione agevolata: estinzione del processo

Una società energetica, in lite con l’Agenzia delle Entrate per accertamenti fiscali, ha aderito alla definizione agevolata mentre il caso era pendente in Cassazione. La Corte Suprema, preso atto del pagamento e dei provvedimenti di sgravio, ha dichiarato l’estinzione del processo per cessata materia del contendere. Le spese legali sono rimaste a carico della società ricorrente, come previsto dalla normativa speciale sulla definizione agevolata.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando il Processo si Estingue

La definizione agevolata delle liti fiscali, nota anche come ‘tregua fiscale’, rappresenta uno strumento cruciale per cittadini e imprese che desiderano chiudere contenziosi pendenti con l’Amministrazione Finanziaria. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione (n. 3173/2024) offre un chiaro esempio pratico di come questa procedura possa portare all’estinzione del processo, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado di giudizio. Analizziamo insieme la vicenda e le sue importanti implicazioni.

I Fatti del Caso: Dalla Contestazione alla Cassazione

Una società operante nel settore energetico si è vista recapitare avvisi di accertamento per gli anni 2013 e 2014. L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di alcuni costi relativi a forniture, pubblicità e sponsorizzazioni, qualificando l’operazione come un abuso del diritto.

La società ha impugnato gli atti e il giudizio è passato per i vari gradi: la Commissione Tributaria Provinciale ha dato ragione al contribuente, ma la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia. A questo punto, la società ha presentato ricorso per Cassazione, portando la disputa al vaglio della Suprema Corte.

La Svolta: L’Istanza di Definizione Agevolata

Mentre il ricorso era pendente dinanzi alla Corte di Cassazione, la società ha deciso di avvalersi della facoltà prevista dalla Legge n. 197/2022, presentando domanda di definizione agevolata. Questo strumento normativo consente di chiudere le liti fiscali in corso pagando una somma definita dalla legge, generalmente inferiore a quanto originariamente richiesto dal fisco.

La società ha quindi presentato l’istanza, effettuato il pagamento dovuto e depositato tutta la documentazione presso la cancelleria della Corte. A conferma della riuscita della procedura, l’Agenzia delle Entrate stessa ha emesso dei provvedimenti di sgravio, annullando di fatto il debito oggetto del contendere.

La Decisione della Corte sulla Definizione Agevolata

Preso atto della documentazione prodotta, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo per ‘cessata materia del contendere’. Questo significa che, essendo venuto meno l’oggetto della lite grazie alla definizione agevolata, non c’era più alcuna ragione per proseguire il giudizio.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda sull’applicazione diretta della Legge n. 197 del 2022. L’articolo 1, comma 198, di tale legge prevede esplicitamente che, una volta depositata la domanda di definizione e la prova del pagamento, il processo pendente venga dichiarato estinto.

Due punti importanti sono stati chiariti dalla Corte:
1. Spese Legali: In caso di estinzione per definizione agevolata, le spese processuali restano a carico della parte che le ha anticipate. Nel caso specifico, è stata la società ricorrente a dover sostenere i propri costi legali, come previsto dalla norma speciale che regola la procedura.
2. Doppio Contributo Unificato: La Corte ha specificato che non sussistono i presupposti per il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo’, una sanzione prevista in caso di ricorso respinto, inammissibile o improcedibile. Essendo una misura di natura punitiva, non può essere applicata per analogia a un caso di estinzione del giudizio come questo, che deriva da una scelta del contribuente di avvalersi di uno strumento deflattivo del contenzioso.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento per porre fine in modo tombale alle liti fiscali pendenti, anche in Cassazione. La pronuncia offre preziose indicazioni pratiche: chi aderisce a questa procedura deve essere consapevole che le spese legali sostenute rimarranno a proprio carico, ma allo stesso tempo può avere la certezza che non incorrerà in sanzioni ulteriori come il raddoppio del contributo unificato. Si tratta di una conferma della volontà del legislatore di incentivare la risoluzione concordata delle controversie, alleggerendo il carico dei tribunali e fornendo una via d’uscita certa ai contribuenti.

Cosa succede a un processo fiscale se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto per ‘cessata materia del contendere’, a condizione che il contribuente presenti al giudice la domanda di definizione e la prova del pagamento degli importi dovuti.

In caso di estinzione per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Le spese legali rimangono a carico della parte che le ha sostenute. La legge speciale (art. 1, comma 198, L. 197/2022) prevede che le spese del processo estinto restino a carico della parte che le ha anticipate.

Se un ricorso in Cassazione si estingue per definizione agevolata, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il raddoppio del contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere estesa ai casi di estinzione del processo per adesione a una sanatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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