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Definizione agevolata: estinzione del processo

Una controversia fiscale su IRES e IRAP, giunta in Cassazione, si è conclusa con l’estinzione del processo. Le società contribuenti hanno aderito alla definizione agevolata prevista dalla L. 197/2022, pagando quanto dovuto. La Corte ha quindi dichiarato cessata la materia del contendere, confermando l’efficacia della procedura di sanatoria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando il Processo si Estingue

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio pratico degli effetti della definizione agevolata delle liti fiscali pendenti, uno strumento deflattivo del contenzioso introdotto dal legislatore. Quando un contribuente sceglie questa via, il processo tributario, anche se giunto in Cassazione, si conclude con una declaratoria di estinzione. Vediamo nel dettaglio come funziona.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da due avvisi di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria contestava a due società, una consolidata e la sua consolidante, la deducibilità di provvigioni corrisposte a un’entità commerciale situata in un territorio a fiscalità privilegiata. L’Agenzia riteneva indeducibili tali costi, recuperando a tassazione maggiori imposte IRES e IRAP per l’anno 2008.

Le società contribuenti avevano ottenuto ragione sia in primo che in secondo grado, con i giudici di merito che avevano annullato gli atti impositivi. L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta, aveva quindi proposto ricorso per cassazione.

La Svolta del Caso: L’Adesione alla Definizione Agevolata

Mentre il giudizio pendeva dinanzi alla Suprema Corte, le società contribuenti hanno deciso di avvalersi della facoltà prevista dalla Legge n. 197/2022, presentando domanda di definizione agevolata della controversia. Come richiesto dalla normativa, hanno depositato in giudizio la copia della domanda e la prova del versamento degli importi dovuti, chiedendo l’estinzione del processo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, preso atto della documentazione prodotta e della richiesta concorde delle parti (incluse l’Avvocatura dello Stato per l’Agenzia e il Procuratore Generale), ha dichiarato estinto il processo per cessata la materia del contendere. Questa decisione non entra nel merito della questione originaria (la deducibilità dei costi), ma si limita a prendere atto che la controversia stessa non ha più ragione di esistere, essendo stata risolta tramite la procedura di sanatoria.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono dirette e si fondano sulla puntuale applicazione della normativa speciale. L’art. 1, comma 198, della Legge n. 197/2022 stabilisce chiaramente che, nelle controversie pendenti, il processo è dichiarato estinto in caso di deposito della domanda di definizione e del relativo pagamento. I giudici hanno semplicemente verificato il compimento di questi adempimenti da parte delle contribuenti e hanno applicato la conseguenza prevista dalla legge.

Un punto rilevante della motivazione riguarda due aspetti accessori ma importanti:
1. Spese di giudizio: In linea con il comma 198, le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è quindi una condanna alle spese, ma una semplice compensazione di fatto.
2. Doppio contributo unificato: La Corte ha escluso l’obbligo di versare il cosiddetto ‘doppio contributo’, una sanzione prevista per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. I giudici hanno sottolineato che l’estinzione per definizione agevolata non rientra in queste casistiche. Data la natura sanzionatoria del doppio contributo, la sua applicazione non può essere estesa per analogia a ipotesi non espressamente previste, come quella della sanatoria.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento per chiudere definitivamente e con certezza le liti fiscali. Per i contribuenti, rappresenta un’opportunità per evitare i rischi e i costi di un lungo contenzioso, ottenendo l’estinzione del processo in qualsiasi stato e grado esso si trovi. Per il sistema giudiziario, è un meccanismo che riduce il carico di lavoro, in particolare quello della Corte di Cassazione. La decisione chiarisce inoltre che l’adesione a questa procedura non comporta l’applicazione di ulteriori oneri sanzionatori processuali, rendendo la scelta ancora più vantaggiosa.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto per cessata la materia del contendere, a condizione che il contribuente depositi presso l’organo giurisdizionale copia della domanda di definizione e del versamento degli importi dovuti o della prima rata.

Il contribuente che aderisce alla definizione agevolata deve pagare le spese legali della controparte?
No. Secondo la normativa applicata (art. 1, comma 198, L. 197/2022), le spese del processo estinto rimangono a carico della parte che le ha anticipate, senza alcuna condanna a favore dell’altra parte.

In caso di estinzione del processo per definizione agevolata, è dovuto il pagamento del doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che il doppio contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. Non può essere estesa per analogia al caso di estinzione del processo per adesione a una sanatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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