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Definizione agevolata: estinzione del processo

L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di costi verso un paradiso fiscale a due società. Dopo due gradi di giudizio sfavorevoli all’Agenzia, il contenzioso è giunto in Cassazione. Le società hanno aderito alla definizione agevolata prevista dalla legge, pagando quanto dovuto. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del processo per cessata materia del contendere.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Chiudere un Contenzioso in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio pratico di come la definizione agevolata delle liti fiscali, introdotta dalla Legge n. 197/2022, possa risolvere definitivamente contenziosi complessi, anche quando questi sono giunti all’ultimo grado di giudizio. In questo caso, una disputa sulla deducibilità di costi sostenuti verso un paradiso fiscale si è conclusa non con una sentenza sul merito, ma con una declaratoria di estinzione del processo, a seguito dell’adesione dei contribuenti alla cosiddetta ‘tregua fiscale’.

Il Contesto della Controversia: Costi e Paradisi Fiscali

La vicenda trae origine da alcuni avvisi di accertamento notificati dall’Amministrazione Finanziaria a due società italiane, una consolidata e la sua consolidante. L’oggetto del contendere era la deducibilità di provvigioni corrisposte a una società agente con sede in un territorio a fiscalità privilegiata (Isle of Man). L’Agenzia contestava la legittimità di tali costi ai fini delle imposte IRES e IRAP per le annualità 2005 e 2006.

Nei primi due gradi di giudizio, sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Commissione Tributaria Regionale avevano dato ragione alle società contribuenti, confermando la legittimità della deduzione. Non soddisfatta, l’Amministrazione Finanziaria aveva proposto ricorso per Cassazione, a cui le società avevano risposto con un controricorso.

La Decisione della Corte e l’impatto della definizione agevolata

Quando la causa era ormai pendente dinanzi alla Corte di Cassazione, le società contribuenti hanno colto l’opportunità offerta dalla normativa sulla definizione agevolata (Legge n. 197/2022). Hanno presentato domanda di definizione e hanno provveduto al pagamento degli importi dovuti, depositando la relativa documentazione in giudizio.

A fronte di questa iniziativa, tutte le parti processuali, inclusa l’Avvocatura Generale dello Stato per conto dell’Agenzia, hanno concordato nel chiedere l’estinzione del processo. La Corte di Cassazione, preso atto della situazione, non ha potuto far altro che accogliere la richiesta e dichiarare estinto il processo per cessata materia del contendere. La controversia, quindi, si è chiusa definitivamente.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su una precisa e inderogabile disposizione di legge.

L’Automatismo della Legge 197/2022

Il cuore della motivazione risiede nei commi 197 e 198 dell’art. 1 della Legge n. 197/2022. Questa normativa stabilisce che, una volta che il contribuente ha presentato la domanda di definizione agevolata e ha depositato la copia della stessa e della ricevuta di pagamento, il processo pendente ‘è dichiarato estinto’. Non si tratta di una facoltà discrezionale del giudice, ma di un esito procedurale automatico previsto dal legislatore per incentivare la chiusura delle liti fiscali. La Corte ha semplicemente applicato questa disposizione.

Nessuna Sanzione Aggiuntiva: Il Caso del Doppio Contributo

Un altro punto rilevante dell’ordinanza riguarda il cosiddetto ‘doppio contributo’. Si tratta di una sanzione che la parte soccombente è tenuta a pagare in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. La Corte chiarisce che, poiché il processo si estingue per una causa speciale come la definizione agevolata e non per una decisione di merito sfavorevole al ricorrente, non sussistono i presupposti per applicare tale sanzione. La natura della definizione agevolata è infatti premiale e non può essere assimilata a una sconfitta processuale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’efficacia dello strumento della definizione agevolata come meccanismo per deflazionare il contenzioso tributario. Per i contribuenti, rappresenta un’opportunità per chiudere in modo certo e definitivo una lite, spesso a condizioni economicamente vantaggiose, evitando le incertezze e i costi di un lungo processo. Per l’ordinamento, si traduce in una riduzione del carico di lavoro degli uffici giudiziari. La decisione della Cassazione ribadisce l’automatismo degli effetti della definizione sul processo, fornendo certezza giuridica a chi sceglie di avvalersene e chiarendo che tale scelta non comporta l’applicazione di sanzioni processuali come il doppio contributo.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto con decreto del presidente della sezione o con ordinanza. La lite si chiude definitivamente per cessata materia del contendere, a condizione che il contribuente depositi in giudizio la copia della domanda di definizione e del relativo versamento.

In caso di estinzione del processo per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Le spese legali rimangono a carico di ciascuna delle parti che le ha anticipate. Non è prevista una condanna alle spese a carico di una delle parti, poiché il processo si chiude senza una decisione sul merito.

Se il processo si estingue per definizione agevolata, il ricorrente deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, data la natura della definizione agevolata, non si applica la sanzione del doppio contributo, prevista solo per i casi tipici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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