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Definizione agevolata: estinzione del processo

Un contribuente contesta un accertamento sintetico basato sul redditometro. Mentre il caso è in Cassazione, aderisce alla definizione agevolata. La Corte, preso atto del buon esito della procedura, dichiara estinto il giudizio per cessata materia del contendere, senza esaminare i motivi del ricorso.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando il Processo si Estingue in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, come la definizione agevolata, possano intervenire e risolvere un contenzioso tributario anche nelle fasi più avanzate del giudizio, come quello di legittimità dinanzi alla Corte di Cassazione. Il caso analizza una vicenda partita da un accertamento sintetico e conclusasi non con una decisione sul merito delle questioni fiscali, ma con una declaratoria di estinzione del processo, dimostrando l’efficacia di tali istituti.

I Fatti del Caso: Il Redditometro e gli Incrementi Patrimoniali

Una contribuente si vedeva recapitare due avvisi di accertamento sintetico per gli anni d’imposta 2007 e 2008. L’Agenzia delle Entrate, utilizzando il cosiddetto redditometro, contestava un reddito superiore a quello dichiarato, basandosi su alcuni ‘beni indice’ (un’autovettura e un’abitazione) e su tre incrementi patrimoniali: l’acquisto di un terreno edificabile nel 2008 e di due autovetture di pregio, rispettivamente nel 2010 e nel 2011.

La contribuente impugnava gli atti, ottenendo ragione in primo grado. Anche la Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione, pur con motivazioni diverse. I giudici d’appello ritenevano che un accertamento per gli anni 2007-2008 non potesse legittimamente fondarsi su acquisti effettuati in anni successivi (2010 e 2011). Inoltre, davano atto che la contribuente aveva fornito giustificazioni per le spese sostenute, riconducendole a una donazione paterna e a finanziamenti specifici.

Il Ricorso in Cassazione e la Svolta della Definizione Agevolata

L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta della decisione, proponeva ricorso per cassazione, articolando tre motivi di diritto. Sosteneva, tra l’altro, l’errata applicazione della normativa sull’accertamento sintetico e l’insufficienza delle prove fornite dalla contribuente.
Tuttavia, mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, la contribuente si avvaleva della facoltà di aderire alla definizione agevolata delle liti pendenti. Depositava quindi la documentazione attestante la presentazione della domanda e il relativo pagamento, avvenuti nel 2019.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione non entra nel merito dei motivi di ricorso presentati dall’Agenzia delle Entrate. La sua attenzione si concentra esclusivamente sulla procedura di definizione agevolata intrapresa dalla contribuente. I giudici supremi prendono atto del deposito della documentazione che prova la rituale adesione alla sanatoria fiscale. Verificano che la normativa specifica prevede che, in caso di adesione, il processo venga sospeso e, una volta perfezionata la definizione senza un successivo diniego da parte dell’amministrazione finanziaria, il processo stesso debba essere dichiarato estinto.
Di conseguenza, poiché la controversia è stata risolta attraverso questo canale alternativo, viene a mancare l’oggetto stesso del contendere. La Corte dichiara quindi la cessata materia del contendere e, per l’effetto, l’estinzione dell’intero giudizio. In applicazione della stessa normativa sulla definizione agevolata, le spese legali del giudizio estinto restano a carico di ciascuna parte che le ha anticipate.

Conclusioni: L’Impatto Pratico della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la definizione agevolata è uno strumento potente che prevale sul contenzioso in corso. L’adesione a una ‘pace fiscale’ da parte del contribuente, se perfezionata correttamente, ha l’effetto di ‘svuotare’ il processo del suo contenuto, rendendo inutile qualsiasi pronuncia sul merito della pretesa fiscale originaria. Per i contribuenti, ciò significa poter chiudere una lunga e costosa lite giudiziaria in modo definitivo, anche quando questa è giunta all’ultimo grado di giudizio. Per l’amministrazione, rappresenta un modo per incassare somme certe e ridurre il carico dei tribunali. La decisione conferma che l’obiettivo del legislatore, nel prevedere tali istituti, è proprio quello di deflazionare il contenzioso, offrendo una via d’uscita extragiudiziale alle parti.

È possibile utilizzare la definizione agevolata anche quando un ricorso è pendente in Cassazione?
Sì, l’ordinanza dimostra che un contribuente può aderire a una procedura di definizione agevolata anche mentre la sua causa è all’esame della Corte di Cassazione, depositando la relativa documentazione nel giudizio in corso.

Cosa succede al processo se la definizione agevolata viene perfezionata?
Se la procedura di definizione agevolata si conclude positivamente e non interviene un diniego da parte dell’Amministrazione Finanziaria, la Corte dichiara l’estinzione del giudizio per ‘cessata materia del contendere’. Ciò significa che il processo si chiude senza una decisione nel merito dei motivi di ricorso.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Secondo quanto stabilito dalla normativa sulla definizione agevolata e confermato dalla Corte, le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Il giudice non procede alla liquidazione delle spese né condanna una parte a rimborsare l’altra.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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