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Definizione agevolata: estinzione del processo

Un ente pubblico, dopo aver vinto nei primi due gradi di giudizio contro un avviso di accertamento fiscale per IRES, IVA e IRAP, si è trovato di fronte al ricorso per cassazione dell’Agenzia delle Entrate. Durante il processo in Cassazione, l’ente ha aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti. La Suprema Corte, preso atto della regolarità della procedura confermata dalla stessa Agenzia, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, stabilendo che le spese legali restano a carico di chi le ha anticipate.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: la Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio

L’adesione a una definizione agevolata durante un processo tributario pendente può portare alla sua conclusione anticipata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze processuali di questa scelta, in particolare per quanto riguarda l’estinzione del giudizio e la ripartizione delle spese legali. Analizziamo questo caso emblematico per capire come funzionano questi strumenti deflattivi del contenzioso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a un Ente pubblico per il recupero di IRES, IVA e IRAP relative all’anno d’imposta 2008. L’Ente ha impugnato l’atto impositivo dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, ottenendo un esito favorevole. La decisione è stata poi confermata anche in secondo grado dalla Commissione Tributaria Regionale, che ha respinto l’appello dell’Amministrazione Finanziaria.

Nonostante le due sconfitte, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di proseguire la battaglia legale, presentando ricorso per cassazione. Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: l’Ente contribuente ha presentato domanda di adesione alla definizione agevolata delle liti, prevista dalla Legge n. 197/2022.

La decisione della Corte di Cassazione

Ricevuta la comunicazione dell’avvenuta adesione alla sanatoria da parte del contribuente, la stessa Agenzia delle Entrate ha depositato un’istanza per la cessazione della materia del contendere. Nell’istanza, l’Agenzia ha attestato la regolarità della procedura di definizione seguita dall’Ente.

Di fronte a questa situazione, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà delle parti di porre fine alla lite attraverso lo strumento agevolativo. Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio. Questa decisione si fonda sulla constatazione che, con il perfezionamento della definizione agevolata, vengono meno i presupposti stessi per la prosecuzione del contenzioso.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e si basa direttamente sulla normativa speciale in materia di sanatorie fiscali. La Legge n. 197/2022 prevede espressamente che l’adesione alla definizione delle liti pendenti comporti l’estinzione del relativo giudizio. Questo meccanismo ha uno scopo deflattivo: ridurre il numero di cause pendenti, alleggerendo il carico di lavoro degli uffici giudiziari e fornendo al contempo certezza giuridica alle parti.

Un punto cruciale della decisione riguarda la gestione delle spese legali. La normativa di riferimento (art. 1, comma 198, L. n. 197/2022) stabilisce una regola specifica per questi casi: le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Ciò significa che non vi è una condanna alle spese a carico di una delle parti, ma ciascuno sopporta i costi che ha sostenuto fino a quel momento. Si tratta di una deroga al principio generale della soccombenza, giustificata dalla natura transattiva della procedura di definizione agevolata.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento per chiudere definitivamente le controversie tributarie. Per i contribuenti, rappresenta un’opportunità per risolvere le pendenze con il Fisco in modo rapido e a condizioni vantaggiose. Per l’ordinamento, è un meccanismo che contribuisce a ridurre l’enorme mole di contenzioso tributario. La regola sulla compensazione delle spese legali incentiva ulteriormente l’adesione a tali procedure, eliminando l’incertezza legata a una possibile condanna al pagamento delle spese della controparte in caso di esito sfavorevole del giudizio.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. Ciò significa che il giudizio si conclude senza una sentenza che decida chi ha torto o ragione nel merito della questione.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Secondo la normativa specifica (L. n. 197/2022), le spese legali restano a carico della parte che le ha sostenute fino a quel momento. Non c’è una condanna al rimborso delle spese a favore di una delle parti.

È sufficiente che il contribuente presenti la domanda di definizione agevolata per estinguere il processo?
No, la procedura deve essere perfezionata e la sua regolarità deve essere attestata. Nel caso esaminato, la stessa Agenzia delle Entrate ha depositato un’istanza confermando il buon esito della definizione, il che ha permesso alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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