LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Definizione Agevolata: estinzione del giudizio

Una società aveva impugnato un avviso di accertamento per una detrazione IVA non riconosciuta. Durante il giudizio in Cassazione, ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla legge. La Corte ha dichiarato estinto il procedimento, stabilendo che tale adesione equivale a una rinuncia inequivocabile al ricorso, rendendo superflua una successiva dichiarazione formale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: l’adesione vale come rinuncia al ricorso

Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sugli effetti della definizione agevolata sui giudizi tributari pendenti. Il principio ribadito è chiaro: l’adesione del contribuente alla procedura di sanatoria fiscale comporta l’automatica estinzione del processo, configurandosi come una rinuncia implicita ma inequivocabile al ricorso, senza necessità di un successivo atto formale. Vediamo nel dettaglio la vicenda processuale e le motivazioni della Corte.

I fatti di causa

La controversia trae origine da un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione finanziaria aveva disconosciuto a una società a responsabilità limitata la detrazione di una somma a titolo di IVA per l’anno d’imposta 2007. La detrazione era stata effettuata tramite una nota di variazione emessa nei confronti di un’altra società per un presunto sconto su un canone di locazione.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al Fisco, ritenendo non provato lo sconto e illegittimo il recupero dell’imposta. In particolare, i giudici di merito avevano evidenziato l’esigua entità dei lavori sull’immobile locato (che non avevano interrotto l’attività), gli stretti legami di parentela tra i soci delle due società e la contabilizzazione dello sconto solo a fine esercizio.

La società contribuente, ritenendo errata la decisione, proponeva ricorso per cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione e l’impatto della definizione agevolata

Durante il giudizio di legittimità, la società ricorrente presentava istanza di adesione alla definizione agevolata delle liti pendenti, come previsto dal D.L. 193/2016. Con tale istanza, si impegnava a rinunciare al giudizio.

La Corte di Cassazione, accogliendo la richiesta della Procura Generale, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda su un orientamento ormai consolidato secondo cui la dichiarazione del debitore di volersi avvalere della sanatoria fiscale, con il contestuale impegno a rinunciare alla lite, è sufficiente a determinare la chiusura del processo.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che l’attestazione di ammissione alla procedura di definizione agevolata costituisce una “inequivoca rinuncia al ricorso”. Questo perché la finalità della norma è proprio quella di deflazionare il contenzioso tributario. Pertanto, l’adesione del contribuente (se ricorrente) o il suo silenzio (se resistente) alla procedura manifesta in modo inequivocabile la volontà di porre fine alla controversia.

Di conseguenza, il giudizio deve essere dichiarato estinto ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile, senza che sia necessaria un’ulteriore e separata dichiarazione di rinuncia. La Corte ha inoltre precisato che, in questi casi, le spese processuali restano a carico della parte che le ha anticipate e non si applica la condanna al versamento del doppio del contributo unificato.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma un principio di fondamentale importanza pratica: la scelta di aderire alla definizione agevolata è irreversibile e produce un effetto tombale sul giudizio pendente. I contribuenti che intendono avvalersi di questi strumenti devono essere consapevoli che tale scelta implica l’abbandono definitivo di ogni pretesa e la conseguente estinzione della lite. La formalizzazione dell’adesione alla sanatoria è, di per sé, l’atto che pone fine al processo, con effetti diretti anche sulla regolamentazione delle spese legali.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. L’adesione alla procedura, che include l’impegno a rinunciare al giudizio, è considerata sufficiente per porre fine alla controversia pendente.

È necessaria una rinuncia esplicita al ricorso dopo aver aderito alla definizione agevolata?
No, non è necessaria. Secondo la Corte di Cassazione, l’attestazione di ammissione alla procedura di definizione agevolata costituisce già di per sé una “inequivoca rinuncia al ricorso”, rendendo superfluo un successivo atto formale.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Le spese dell’intero giudizio restano a carico della parte che le ha anticipate. Non è prevista una condanna al rimborso delle spese della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati