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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un giudizio tributario riguardante la deducibilità di costi per IRES, IRAP e IVA. La controversia, giunta in Cassazione dopo un ricorso dell’Agenzia delle Entrate, si è conclusa anticipatamente perché la società contribuente ha aderito con successo alla definizione agevolata prevista dalla legge, sanando la pendenza e rendendo superflua una pronuncia nel merito.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: la Cassazione dichiara estinto il giudizio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce l’effetto dirompente della definizione agevolata sui processi tributari in corso. Quando un contribuente aderisce a questa speciale procedura di sanatoria, il giudizio pendente, anche se arrivato all’ultimo grado, si estingue. Vediamo nel dettaglio come si è svolta la vicenda e quali sono le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti del Caso

La controversia trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società a responsabilità limitata. L’Ufficio contestava la deducibilità di alcuni costi, in particolare i canoni di leasing per un’imbarcazione da diporto e le spese per un’autovettura a uso promiscuo, ritenendoli non inerenti all’attività d’impresa. Di conseguenza, recuperava a tassazione un importo considerevole ai fini IRES, IRAP e IVA, oltre a sanzioni e accessori.

La società contribuente ha impugnato l’atto e ha ottenuto ragione sia in primo grado, presso la Commissione Tributaria Provinciale, sia in secondo grado, davanti alla Commissione Tributaria Regionale, che rigettava l’appello dell’Amministrazione finanziaria.

Non arrendendosi, l’Agenzia delle Entrate proponeva ricorso per cassazione, portando la questione dinanzi alla Suprema Corte.

La Definizione Agevolata come Fattore Risolutivo

Mentre la causa era pendente in Cassazione, la società contribuente ha colto l’opportunità offerta da una normativa sopravvenuta, presentando istanza di definizione agevolata della controversia, ai sensi dell’art. 6 del D.L. n. 119/2018. Questa norma permette ai contribuenti di chiudere le liti fiscali pendenti pagando un importo forfettario, notevolmente inferiore a quanto richiesto inizialmente dal fisco.

L’Agenzia delle Entrate non ha opposto alcun diniego all’istanza presentata dalla società. Questo passaggio è stato cruciale, poiché ha attivato il meccanismo previsto dalla legge per la chiusura del contenzioso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, non è entrata nel merito della deducibilità dei costi, poiché la vicenda aveva già trovato una sua conclusione extragiudiziale. I giudici hanno semplicemente preso atto dell’avvenuta presentazione dell’istanza di definizione agevolata e della mancata opposizione da parte dell’Ufficio.

La legge che disciplina questa procedura prevede espressamente che, in tali circostanze, il processo si estingua. Non essendo stata richiesta da nessuna delle parti un’istanza di trattazione, la Corte ha applicato direttamente la norma. Di conseguenza, il giudizio è stato dichiarato estinto. Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha stabilito che ciascuna parte dovesse farsi carico delle proprie.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’importanza e l’efficacia degli strumenti di composizione delle liti fiscali come la definizione agevolata. Essa dimostra che, una volta perfezionata la procedura di sanatoria, il potere del giudice di decidere la controversia nel merito viene meno. Il processo si arresta e viene dichiarato estinto, indipendentemente dal suo stato e grado. Per i contribuenti, ciò rappresenta una via d’uscita certa e spesso vantaggiosa da contenziosi lunghi e dall’esito incerto, mentre per il sistema giudiziario costituisce un meccanismo deflattivo del carico di lavoro.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce a una definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. Una volta che la procedura di definizione agevolata è stata perfezionata con successo e non contestata dall’Agenzia delle Entrate, la materia del contendere cessa di esistere e il giudice non può fare altro che dichiarare la fine del giudizio.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Secondo quanto deciso nell’ordinanza, le spese legali rimangono a carico della parte che le ha sostenute. La Corte, infatti, non condanna una parte a rimborsare le spese dell’altra, ma dispone la cosiddetta ‘compensazione’ delle spese.

Perché la Cassazione non ha deciso se i costi per la barca e l’auto erano deducibili?
La Corte di Cassazione non si è pronunciata nel merito perché l’adesione alla definizione agevolata ha risolto la controversia a monte. L’estinzione del giudizio per questa causa impedisce al giudice di esaminare e decidere le questioni di fondo della lite, poiché le parti hanno già trovato un accordo secondo le modalità previste dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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