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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Una società in contenzioso con l’Agenzia delle Entrate per avvisi di accertamento ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla L. 197/2022. La Corte di Cassazione, ricevuta la domanda e la prova del pagamento, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, con spese a carico di chi le ha anticipate.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: La Cassazione Dichiara l’Estinzione del Giudizio

L’adesione a una definizione agevolata rappresenta una delle vie maestre per porre fine a complesse e lunghe controversie tributarie. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito il meccanismo quasi automatico che porta all’estinzione del giudizio quando il contribuente sfrutta questa opportunità, anche se il processo è già pendente in ultimo grado. Analizziamo come l’applicazione di questa procedura ha risolto una lite fiscale pluriennale tra una società e l’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti del Contenzioso Tributario

Il caso ha origine dall’impugnazione da parte di una società per azioni di diversi avvisi di accertamento relativi a imposte dirette e IVA per le annualità dal 2009 al 2012. Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla società, accogliendo il suo ricorso.

Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente riformato la decisione. Per gli anni dal 2010 al 2012, il contenzioso era già stato chiuso grazie a una precedente definizione agevolata (ai sensi del D.L. 119/2018). La controversia era quindi proseguita solo per l’anno 2009, relativamente a una presunta indebita detrazione IVA. L’Agenzia delle Entrate aveva quindi proposto ricorso per cassazione, e la società aveva risposto con un controricorso, presentando anche un ricorso incidentale.

La Svolta: L’Adesione alla Nuova Definizione Agevolata

Mentre la causa era pendente dinanzi alla Corte Suprema, si è verificato l’evento decisivo. La società contribuente ha presentato domanda di definizione agevolata ai sensi della Legge n. 197 del 2022, una normativa più recente che offriva una nuova finestra per chiudere le liti fiscali. A riprova della sua volontà, la società ha depositato presso la cancelleria della Corte la domanda di definizione e la quietanza di pagamento di una somma considerevole, come richiesto dalla legge.

La Procedura per l’Estinzione del Processo

La normativa di riferimento (art. 1, commi 197 e 198, della Legge n. 197/2022) stabilisce un percorso chiaro: il contribuente che intende aderire alla sanatoria ha l’onere di depositare copia della domanda e del versamento presso l’organo giurisdizionale competente. Una volta adempiuto a tale onere, la norma prevede che il processo venga dichiarato estinto con decreto del presidente o con ordinanza in camera di consiglio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, preso atto della documentazione depositata dalla società, non ha potuto fare altro che applicare la legge e dichiarare l’estinzione dell’intero giudizio. La decisione non entra nel merito della controversia fiscale, ma si limita a certificare il perfezionamento della procedura di definizione agevolata.

La Corte ha inoltre precisato due aspetti importanti sulle conseguenze dell’estinzione:

1. Spese di lite: Le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è una condanna alle spese, ma ciascuna parte sopporta i costi che ha sostenuto fino a quel momento.
2. Doppio contributo unificato: L’ordinanza chiarisce che l’adesione alla definizione agevolata fa venire meno i presupposti per la condanna al pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’, una sanzione prevista per chi perde un’impugnazione in Cassazione. La chiusura del processo tramite sanatoria, infatti, non equivale a una soccombenza.

La Corte ha anche menzionato il meccanismo di tutela previsto dalla legge (commi 200 e 201) qualora l’Agenzia delle Entrate dovesse in futuro negare la validità della definizione. In tal caso, il contribuente potrà impugnare il diniego, chiedendo la revocazione del provvedimento di estinzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento per deflazionare il contenzioso tributario e offrire una via d’uscita certa e rapida dalle liti fiscali. Per i contribuenti, rappresenta un’opportunità strategica per chiudere procedimenti che potrebbero protrarsi per anni, con costi e incertezze significative. La pronuncia sottolinea il carattere quasi automatico dell’estinzione del processo una volta che i requisiti formali (domanda e pagamento) sono soddisfatti, fornendo una chiara indicazione sull’iter procedurale e sulle sue conseguenze in termini di spese legali e oneri accessori.

Cosa succede a un processo fiscale se il contribuente aderisce a una definizione agevolata?
Secondo la normativa applicata (L. 197/2022), se il contribuente deposita presso l’organo giurisdizionale la domanda di definizione e la prova del pagamento, il processo viene dichiarato estinto.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
La Corte ha stabilito che le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate, senza una condanna specifica a carico di una delle parti.

Se il giudizio si estingue per definizione agevolata, si deve pagare il doppio contributo unificato in Cassazione?
No. L’ordinanza chiarisce che l’adesione alla definizione agevolata fa venire meno i presupposti per la condanna al pagamento del doppio contributo unificato, poiché la chiusura del processo non costituisce una soccombenza nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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