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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Una società ha impugnato una cartella di pagamento relativa all’IRES. Durante il giudizio in Cassazione, la società ha aderito alla definizione agevolata, presentando domanda e pagando l’importo dovuto. La Corte di Cassazione, verificata la correttezza della procedura e l’assenza di diniego da parte dell’Amministrazione Finanziaria, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, lasciando le spese a carico della parte che le ha anticipate e escludendo il pagamento del doppio contributo unificato.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: la Cassazione chiarisce l’estinzione del giudizio

L’istituto della definizione agevolata delle liti pendenti, introdotto dalla legge n. 197/2022, offre una via d’uscita per contribuenti e Amministrazione Finanziaria, consentendo di chiudere le controversie fiscali in corso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra concretamente gli effetti di questa procedura sul processo tributario, portando alla sua estinzione. Analizziamo i dettagli della vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Controversia sull’IRES

Il caso trae origine dall’impugnazione di una cartella di pagamento da parte di una società a responsabilità limitata. La cartella, emessa a seguito di un controllo automatizzato ai sensi dell’art. 36-bis del d.P.R. n. 600/1973, contestava alla società il diritto all’emendabilità di una dichiarazione dei redditi oltre i termini previsti. In particolare, la controversia verteva sulla spettanza di un beneficio fiscale legato a un investimento ambientale (cd. Tremonti ambiente) effettuato in anni precedenti.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla società contribuente. L’Agenzia delle Entrate, non accettando la decisione di secondo grado, ha proposto ricorso per Cassazione, basandosi su due motivi principali: la violazione e falsa applicazione delle norme relative ai termini per la modifica della dichiarazione e delle disposizioni sul beneficio fiscale.

L’impatto della Domanda di Definizione Agevolata

Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Corte di Cassazione, è intervenuta una novità fondamentale. La società contribuente, avvalendosi delle disposizioni della legge n. 197/2022, ha presentato domanda di definizione agevolata per la controversia in oggetto. A supporto della sua richiesta, ha depositato in cancelleria la copia della domanda e la prova dell’avvenuto pagamento in un’unica soluzione dell’importo dovuto, come previsto dalla normativa.

La legge stabilisce che, in questi casi, il contribuente ha l’onere di depositare tale documentazione presso l’organo giurisdizionale dove pende la lite. La presentazione della domanda e il relativo pagamento, se corretti, portano all’estinzione del processo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, ricevuta la documentazione, ha verificato la sussistenza dei presupposti per dichiarare l’estinzione del giudizio. I giudici hanno constatato che la società aveva correttamente depositato la domanda di definizione e la prova del pagamento entro i termini previsti dalla legge (modificati dal d.l. n. 34/2023).

Inoltre, la Corte ha preso atto di un elenco trasmesso dall’Agenzia delle Entrate alla cancelleria, come previsto da una specifica norma volta a velocizzare la riduzione dei giudizi pendenti. Da tale elenco risultava che per la controversia in esame era stata presentata domanda di definizione e, soprattutto, che non era intervenuto alcun provvedimento di diniego da parte dell’Amministrazione Finanziaria entro il termine stabilito (31 luglio 2024).

Sulla base di questi elementi, la Corte ha dichiarato estinto il giudizio. Ha inoltre affrontato due aspetti consequenziali importanti:

1. Spese processuali: In conformità con la normativa sulla definizione agevolata, le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è quindi una condanna alle spese per la parte soccombente.
2. Doppio contributo unificato: La Corte ha chiarito che non sussistono i presupposti per il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. Questa sanzione, per sua natura afflittiva, si applica solo nei casi espressamente previsti di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso e non può essere estesa in via analogica a un’ipotesi di estinzione del giudizio per cause sopravvenute come la definizione agevolata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma l’efficacia dello strumento della definizione agevolata come meccanismo per deflazionare il contenzioso tributario. La decisione della Cassazione ribadisce che, una volta perfezionata la procedura da parte del contribuente e in assenza di un espresso diniego dell’Agenzia delle Entrate, l’effetto estintivo sul processo è automatico. Questa pronuncia fornisce un importante chiarimento pratico sulle conseguenze procedurali dell’adesione alla tregua fiscale, specificando il regime delle spese processuali e escludendo l’applicazione di sanzioni come il doppio contributo unificato, favorendo così la certezza del diritto per i contribuenti che scelgono questa via per risolvere le proprie pendenze con il fisco.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Se il contribuente presenta correttamente la domanda di definizione agevolata e paga gli importi dovuti, e l’Agenzia delle Entrate non notifica un diniego entro i termini, il processo viene dichiarato estinto dall’organo giurisdizionale presso cui pende la lite.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
La legge prevede espressamente che, in caso di estinzione per definizione agevolata, le spese processuali restano a carico della parte che le ha anticipate. Non c’è quindi una condanna al pagamento delle spese della controparte.

In caso di estinzione per definizione agevolata, si deve pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il doppio contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo nei casi tipici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso e non può essere applicata in via estensiva o analogica al caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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