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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Un contribuente, a cui erano stati notificati avvisi di accertamento per redditi non dichiarati detenuti all’estero, ha impugnato gli atti fino alla Corte di Cassazione. Durante il processo, ha aderito alla procedura di definizione agevolata, nota come ‘rottamazione’, pagando integralmente le somme dovute. La Corte, presa visione della documentazione, ha dichiarato l’estinzione del giudizio e la cessazione della materia del contendere, compensando integralmente le spese legali tra le parti.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come la “Rottamazione” Estingue il Contenzioso Tributario

L’adesione a una procedura di definizione agevolata, come la cosiddetta “rottamazione quater”, rappresenta uno strumento efficace per porre fine a un lungo e complesso contenzioso tributario, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado di giudizio. La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 15046/2024 chiarisce in modo inequivocabile gli effetti risolutivi di tale scelta, confermando l’estinzione del giudizio e la compensazione delle spese legali.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da due avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a un contribuente. L’Amministrazione Finanziaria contestava redditi non dichiarati ai fini IRPEF per gli anni 2005 e 2006, derivanti da investimenti detenuti in Svizzera ed emersi dalle risultanze della nota “lista Falciani”.

Il contribuente aveva impugnato gli atti impositivi, ma i suoi ricorsi erano stati respinti sia dalla Commissione Tributaria Provinciale sia, in appello, dalla Commissione Tributaria Regionale. Giunto il contenzioso dinanzi alla Corte di Cassazione, il ricorrente ha compiuto una scelta strategica decisiva: ha aderito alla procedura di definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197/2022 (“rottamazione quater”).

L’adesione alla definizione agevolata e i suoi effetti sul processo

In prossimità dell’udienza, il contribuente ha depositato una memoria con cui chiedeva la declaratoria di cessazione della materia del contendere. A supporto della sua istanza, ha prodotto tutta la documentazione necessaria a provare l’avvenuta regolarizzazione, tra cui:
* La dichiarazione di volontà di aderire alla procedura.
* La comunicazione dell’agente della riscossione con l’importo totale dovuto.
* Le distinte bancarie a comprova del pagamento integrale e tempestivo.
* L’estratto di ruolo che collegava in modo inequivocabile il pagamento ai due avvisi di accertamento oggetto del giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

Analizzata la documentazione, la Suprema Corte ha accolto la richiesta del contribuente. I giudici hanno dichiarato formalmente estinto il giudizio e, di conseguenza, cessata la materia del contendere. Questa decisione si fonda sul presupposto che, con il pagamento integrale delle somme previste dalla definizione agevolata, è venuto meno l’interesse stesso a una pronuncia nel merito della controversia.

Le Motivazioni: la ratio della definizione agevolata

La Corte ha motivato la propria decisione sottolineando due aspetti fondamentali.

In primo luogo, l’estinzione del giudizio è una conseguenza diretta e prevista dalla legge (art. 1, comma 236, L. 197/2022) quando il contribuente dimostra di aver completato la procedura di definizione. Avendo il ricorrente fornito prova inconfutabile del pagamento integrale, la cessazione del contenzioso era un atto dovuto.

In secondo luogo, e con importanti implicazioni pratiche, la Corte ha disposto l’integrale compensazione delle spese di lite tra le parti. I giudici hanno spiegato che condannare il contribuente, che ha scelto una soluzione conciliativa offerta dallo stesso legislatore, a pagare le spese legali contrasterebbe con la ratio stessa della definizione agevolata. Lo scopo di tali procedure è infatti quello di chiudere le pendenze senza imporre al contribuente oneri ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge speciale. Questo orientamento è consolidato e ribadito da numerose altre sentenze di legittimità.

Infine, la Corte ha chiarito che non doveva essere applicata la sanzione del raddoppio del contributo unificato, prevista nei casi di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione. Essendo una norma di carattere sanzionatorio, non può essere interpretata in modo estensivo o analogico per includere casi, come questo, di estinzione del giudizio.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma con forza il valore risolutivo della definizione agevolata. I contribuenti con liti pendenti, anche in Cassazione, possono utilizzare questo strumento per ottenere una chiusura definitiva della controversia. La decisione non solo estingue il processo nel merito, ma, secondo un principio di coerenza con la finalità della norma, porta anche alla compensazione delle spese legali, garantendo così una soluzione tombale e senza costi processuali aggiuntivi.

Aderire a una definizione agevolata come la “rottamazione” può chiudere un processo tributario già in Cassazione?
Sì, l’adesione alla definizione agevolata e la prova del completo pagamento delle somme dovute comportano la declaratoria di estinzione del giudizio e la cessazione della materia del contendere, anche se il processo è pendente dinanzi alla Corte di Cassazione.

Se il processo si estingue per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Le spese di lite vengono interamente compensate tra le parti. La Corte di Cassazione ha stabilito che condannare il contribuente al pagamento delle spese contrasterebbe con la finalità della legge sulla definizione agevolata, che mira a chiudere il contenzioso senza imporre oneri ulteriori.

In caso di estinzione del giudizio per adesione alla “rottamazione”, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La norma che prevede il raddoppio del contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto integrale, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. Essendo una disposizione di carattere sanzionatorio, non può essere applicata per analogia ai casi di estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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