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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Una contribuente, socia di una società, impugnava un avviso di accertamento fiscale. Durante il giudizio in Cassazione, aderiva alla definizione agevolata prevista dalla legge, pagando integralmente le somme richieste. La Corte Suprema, preso atto dell’accordo tra le parti e del pagamento, ha dichiarato l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, confermando l’efficacia di questo strumento per chiudere le liti fiscali.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Chiudere un Contenzioso Tributario

La definizione agevolata rappresenta uno strumento cruciale per i contribuenti che desiderano risolvere le proprie pendenze con il Fisco, evitando le lungaggini e i costi di un contenzioso. Un’ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente come l’adesione a questa procedura possa portare alla chiusura definitiva di un giudizio tributario, anche quando questo è giunto al suo massimo grado.

I Fatti del Caso: Dagli Avvisi di Accertamento alla Cassazione

La vicenda trae origine da alcuni avvisi di accertamento emessi nei confronti delle socie di una società in nome collettivo. L’Agenzia delle Entrate, in virtù del principio di trasparenza fiscale, aveva imputato alle socie un maggior reddito ai fini IRPEF per gli anni 2005 e 2006. Le contribuenti avevano impugnato tali atti, dando inizio a un lungo iter giudiziario.

Dopo una decisione parzialmente favorevole in secondo grado presso la Commissione Tributaria Regionale, una delle socie decideva di proseguire la battaglia legale, presentando ricorso per cassazione avverso la sentenza d’appello.

La Svolta: L’Istanza di Definizione Agevolata nel Processo

Proprio mentre il giudizio pendeva dinanzi alla Suprema Corte, la vicenda ha subito una svolta decisiva. La contribuente ricorrente ha scelto di avvalersi della definizione agevolata dei carichi affidati all’agente della riscossione, come previsto dall’art. 6 del D.L. n. 193/2016.

Questa normativa consente ai debitori di estinguere i propri debiti fiscali versando le somme dovute senza sanzioni e interessi di mora. La procedura richiede una specifica manifestazione di volontà da parte del contribuente e l’impegno a rinunciare ai giudizi in corso relativi ai carichi definiti.

L’Iter della Definizione e i Suoi Effetti sul Giudizio

La contribuente ha presentato formale istanza, l’agente della riscossione ha comunicato le somme da versare e la ricorrente ha provveduto al pagamento integrale. A seguito di ciò, sia il legale della contribuente che l’Avvocatura dello Stato (in rappresentanza dell’Agenzia delle Entrate) hanno chiesto congiuntamente alla Corte di Cassazione di dichiarare l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta delle parti. I giudici hanno sottolineato che le norme sulla definizione agevolata hanno una natura sostanziale, in quanto modificano la situazione giuridica del debito, sostituendo la pretesa originaria con un nuovo accordo quantitativo e di modalità di pagamento. Quando il contribuente, in qualità di ricorrente, manifesta la volontà di aderire alla definizione e adempie al pagamento, compie un atto che equivale a una rinuncia al ricorso, disciplinata direttamente dalla legge.

La Corte ha verificato che tutte le condizioni previste dalla normativa erano state soddisfatte:
1. Presentazione dell’istanza di definizione agevolata.
2. Accoglimento della richiesta da parte dell’agente della riscossione.
3. Pagamento integrale delle somme dovute.

La presenza di questi elementi ha fatto venir meno l’interesse delle parti a una pronuncia sul merito della controversia, determinando la cessazione della materia del contendere. Di conseguenza, il giudizio è stato dichiarato estinto.

Conclusioni: L’Impatto Pratico della Sentenza

Questa ordinanza conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento per porre fine ai contenziosi tributari. La decisione evidenzia come l’adesione a tale procedura, seguita dal puntuale pagamento, non solo estingue il debito fiscale ma neutralizza anche il processo in corso. Per i contribuenti, ciò si traduce in un notevole risparmio di tempo e risorse, chiudendo definitivamente un capitolo di incertezza legale e finanziaria. La sentenza ribadisce che la volontà del legislatore è quella di favorire soluzioni conciliative che, sostituendo la pretesa originaria, rendono superflua la continuazione del giudizio.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Se il contribuente paga integralmente le somme dovute a seguito dell’adesione alla definizione agevolata, il giudizio si estingue per cessazione della materia del contendere, poiché viene a mancare l’oggetto stesso della lite.

L’adesione alla definizione agevolata comporta automaticamente la rinuncia al giudizio?
Sì, la legge prevede che la dichiarazione di volersi avvalere della definizione agevolata includa l’impegno a rinunciare ai giudizi pendenti. Secondo la Corte, quando il ricorrente chiede l’estinzione del giudizio a seguito dell’adesione, sta adempiendo a tale impegno, il che equivale a una rinuncia disciplinata dalla legge.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
In questo caso, la Corte di Cassazione ha stabilito che le spese del giudizio estinto restano a carico delle parti che le hanno anticipate. Questo significa che ciascuna parte sostiene i propri costi legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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