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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Un contribuente, esercente attività di installazione di impianti idraulici, ha impugnato un avviso di accertamento basato sugli studi di settore. Dopo aver ottenuto ragione in appello, il caso è giunto in Cassazione. Qui, il contribuente ha richiesto la definizione agevolata della lite, presentando la domanda e la prova del pagamento. La Corte di Cassazione, applicando la normativa sulla definizione agevolata, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, con spese a carico delle parti che le hanno anticipate.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: la Cassazione Dichiara l’Estinzione del Giudizio

L’istituto della definizione agevolata, introdotto dalla Legge di Bilancio 2023, rappresenta un’importante opportunità per i contribuenti con liti fiscali pendenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce l’effetto automatico che l’adesione a questa procedura ha sul processo in corso: l’estinzione. Analizziamo insieme questo caso per comprendere meglio il meccanismo e le sue implicazioni pratiche.

I fatti di causa: dall’accertamento alla Cassazione

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un imprenditore operante nel settore dell’installazione di impianti idraulici. L’Amministrazione Finanziaria contestava, per l’anno d’imposta 2008, un reddito superiore a quello dichiarato, basando le proprie conclusioni su uno scostamento emerso dagli studi di settore. In sostanza, secondo il Fisco, i ricavi dell’imprenditore avrebbero dovuto essere maggiori di quelli indicati in dichiarazione.

Il contribuente ha impugnato l’atto, dando il via a un contenzioso. La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva solo parzialmente le sue ragioni. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, ribaltava la decisione di primo grado, dando piena ragione all’imprenditore. I giudici d’appello hanno ritenuto che l’accertamento fosse illegittimo perché fondato unicamente sullo scostamento statistico, senza tenere in adeguata considerazione la documentazione prodotta dal contribuente a dimostrazione della sua reale situazione finanziaria.

L’Agenzia delle Entrate, non accettando la sconfitta, ha proposto ricorso per Cassazione.

La richiesta di definizione agevolata del contribuente

Durante la pendenza del giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione, è intervenuta la Legge n. 197/2022, che ha introdotto la possibilità di una definizione agevolata delle liti pendenti. Cogliendo questa opportunità, il contribuente ha presentato istanza per chiudere la controversia, versando gli importi dovuti secondo la nuova normativa. Ha quindi depositato in Cassazione la copia della domanda di definizione e la prova del pagamento, chiedendo l’estinzione del giudizio.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta del contribuente, basando la sua decisione direttamente sulla normativa di riferimento. La legge stabilisce chiaramente che, quando una parte aderisce alla definizione agevolata, depositando la relativa documentazione presso l’organo giurisdizionale, “il processo è dichiarato estinto”.

La Corte non entra nel merito della controversia (cioè se l’accertamento fosse o meno legittimo), ma si limita a prendere atto del perfezionamento della procedura di sanatoria. L’adesione del contribuente alla definizione agevolata ha l’effetto di far cessare la materia del contendere. Di conseguenza, il processo non ha più ragione di proseguire e deve essere dichiarato estinto. Per quanto riguarda le spese processuali, la legge prevede una regola specifica: restano “a carico della parte che le ha anticipate”. Ciò significa che ogni parte sostiene i costi che ha affrontato fino a quel momento, senza alcuna condanna al rimborso.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma la portata risolutiva della definizione agevolata. È uno strumento che non solo permette di chiudere le pendenze con il Fisco a condizioni vantaggiose, ma determina anche l’automatica estinzione del processo tributario in corso, a qualsiasi grado esso si trovi. La decisione della Cassazione ribadisce che, una volta perfezionata la procedura di adesione e depositata la relativa documentazione, il giudice non può fare altro che dichiarare estinto il giudizio, ponendo fine alla controversia in modo definitivo e stabilendo che ciascuna parte si faccia carico delle proprie spese legali.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Secondo la normativa applicata dalla Corte di Cassazione, una volta che il contribuente deposita la domanda di definizione e la prova del versamento, il processo viene dichiarato estinto, ponendo fine alla controversia.

Chi paga le spese del processo in caso di estinzione per definizione agevolata?
La legge stabilisce che le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. Ciò significa che non c’è una condanna alle spese e ogni parte sostiene i costi che ha già affrontato.

È sufficiente la sola richiesta di definizione agevolata per estinguere il giudizio?
No, non è sufficiente. Il contribuente ha l’onere di depositare presso l’organo giurisdizionale dove pende la controversia sia la copia della domanda di definizione, sia la prova del versamento degli importi dovuti o, in caso di rateizzazione, della prima rata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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