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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Una società immobiliare aveva impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole relativa ad avvisi di accertamento per Ires, Irap e Iva. Durante il procedimento, l’azienda ha presentato istanza di definizione agevolata ai sensi della L. 197/2022, pagando le somme dovute. La Corte di Cassazione, preso atto dell’adesione alla procedura, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, senza entrare nel merito dei tredici motivi di ricorso. Le spese processuali sono rimaste a carico di chi le ha anticipate.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Chiudere un Contenzioso in Cassazione

La definizione agevolata rappresenta uno strumento cruciale per i contribuenti che desiderano porre fine a lunghe e costose liti con il Fisco. Questa procedura, normata da specifiche leggi, consente di estinguere i giudizi pendenti attraverso il pagamento di un importo ridotto. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione illustra perfettamente l’efficacia di questo istituto, mostrando come la presentazione di un’istanza possa determinare la chiusura definitiva del processo, anche nell’ultimo grado di giudizio.

I Fatti: La Controversia Tributaria

Una società operante nel settore immobiliare si è trovata al centro di una complessa controversia con l’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione Finanziaria aveva emesso avvisi di accertamento per le annualità fiscali 2006, 2007 e 2008, contestando alla società il mancato rispetto di diverse normative in materia di Ires, Irap e Iva.

Le principali contestazioni riguardavano:
* L’omessa fatturazione di interessi attivi su finanziamenti erogati a società controllate.
* L’indebita deduzione di quote di ammortamento relative a opere d’arte.
* L’errata applicazione del regime del margine ai fini Iva.
* La parziale indeducibilità di costi legati a un immobile in locazione finanziaria.

La Commissione tributaria provinciale aveva accolto solo parzialmente le ragioni della società. Successivamente, la Commissione tributaria regionale, in riforma della prima decisione, aveva dato piena ragione all’Ufficio, confermando la legittimità degli accertamenti. Di fronte a questa decisione sfavorevole, la società ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione.

Il Ricorso in Cassazione e l’Impatto della Definizione Agevolata

Il ricorso presentato dalla società era articolato in ben tredici motivi, che spaziavano dalla violazione di norme procedurali (come l’omesso esame di fatti decisivi) a contestazioni di merito sulla violazione di specifiche norme tributarie (relative all’ammortamento, ai costi deducibili e al regime Iva). La controversia si prospettava quindi lunga e dall’esito incerto.

La Svolta: L’Istanza di Definizione Agevolata

In pendenza del giudizio di Cassazione, è intervenuto un cambiamento decisivo. La società ricorrente ha scelto di avvalersi della facoltà prevista dalla Legge n. 197/2022, presentando un’istanza per la definizione agevolata della lite. A sostegno della richiesta, ha depositato le domande di definizione per tutte le annualità contestate e le ricevute di pagamento delle prime rate dovute, come richiesto dalla normativa.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, ricevuta l’istanza e la relativa documentazione, non è entrata nel merito dei tredici motivi di ricorso. La sua analisi si è concentrata esclusivamente sulla procedura di definizione agevolata e sui suoi effetti sul processo in corso.

I giudici hanno richiamato l’articolo 1, commi 186 e seguenti, della Legge n. 197/2022, il quale stabilisce che il contribuente che intende aderire alla definizione deve depositare presso l’organo giurisdizionale competente copia della domanda e del versamento. In presenza di tali condizioni, la legge prevede espressamente che ‘il processo è dichiarato estinto’.

La Corte ha quindi applicato questa disposizione, dichiarando formalmente l’estinzione del giudizio. Ha inoltre precisato che, secondo la normativa, le spese processuali restano a carico della parte che le ha anticipate, senza alcuna condanna. Infine, i giudici hanno ricordato che la legge prevede una ‘clausola di salvaguardia’: l’Agenzia delle Entrate ha tempo fino al 31 luglio 2024 per notificare un eventuale diniego della definizione. Se ciò dovesse accadere, il provvedimento di estinzione potrebbe essere revocato, e il processo riaperto.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma la portata risolutiva della definizione agevolata delle liti tributarie pendenti. Per i contribuenti, rappresenta una via d’uscita strategica per chiudere contenziosi che potrebbero protrarsi per anni, con costi significativi e incertezza sull’esito finale. La decisione della Cassazione chiarisce che l’adesione corretta alla procedura comporta un effetto automatico: l’estinzione del giudizio, che prevale su qualsiasi valutazione di merito della controversia. Si tratta di una dimostrazione pratica di come gli strumenti di ‘pace fiscale’ possano effettivamente semplificare e risolvere complesse controversie tra cittadino e Fisco.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. La Corte non decide più nel merito della controversia, ma ne prende atto della chiusura a seguito dell’adesione alla procedura speciale.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. Non è prevista una condanna alle spese per la parte che, in un giudizio ordinario, sarebbe risultata soccombente.

L’Agenzia delle Entrate può rifiutare la definizione agevolata dopo che il processo è stato dichiarato estinto?
Sì. La legge prevede che l’eventuale diniego debba essere notificato entro una data specifica (in questo caso, il 31 luglio 2024). Se l’Agenzia notifica un diniego, il provvedimento di estinzione può essere revocato e il processo riaperto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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