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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Una contribuente, dopo aver impugnato un avviso di accertamento, ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla legge. Nonostante la mancata presentazione di una formale rinuncia al ricorso, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La Corte ha ritenuto che la domanda di definizione agevolata e i relativi pagamenti manifestino in modo inequivocabile la volontà di abbandonare la controversia, determinando la cessazione della materia del contendere.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando il Giudizio Fiscale si Estingue Senza Rinuncia Formale

L’adesione a una definizione agevolata durante un contenzioso tributario può portare all’estinzione del giudizio anche se il contribuente non deposita un atto formale di rinuncia al ricorso. Con l’ordinanza n. 3062 del 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito che la volontà di abbandonare la lite può essere manifestata in modo implicito ma inequivocabile, semplicemente aderendo alla procedura di sanatoria e pagando le somme dovute. Questa decisione offre importanti spunti pratici per la gestione delle liti pendenti.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria contestava a una contribuente maggiori redditi per due annualità d’imposta, determinati con metodo sintetico. La contribuente impugnava l’atto, ma i suoi ricorsi venivano respinti sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) sia in appello (Commissione Tributaria Regionale). Di conseguenza, la contribuente proponeva ricorso per cassazione.

Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, la ricorrente presentava domanda di definizione agevolata delle pendenze tributarie, ai sensi del d.l. n. 193/2016. Successivamente, depositava in Cassazione tutta la documentazione relativa all’adesione alla procedura, incluse le ricevute di pagamento, chiedendo che venisse dichiarata l’estinzione del giudizio.

La Definizione Agevolata e l’Estinzione del Processo

Il punto centrale della questione era stabilire se la sola adesione alla sanatoria fiscale fosse sufficiente per considerare concluso il contenzioso. La normativa sulla definizione agevolata, infatti, spesso prevede come condizione la rinuncia al ricorso. In questo caso, la contribuente non aveva depositato un atto separato e formale di rinuncia.

L’Amministrazione Finanziaria, dal canto suo, si era costituita in giudizio tardivamente e non aveva presentato memorie o osservazioni in merito alla richiesta di estinzione avanzata dalla contribuente. La Corte si è quindi trovata a decidere sulla base della documentazione prodotta dalla sola ricorrente, che attestava l’accoglimento della domanda di definizione e l’assenza di ulteriori debiti pendenti relativi alla controversia.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta della contribuente, dichiarando l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere. I giudici hanno affermato un principio di fondamentale importanza pratica: la presentazione della domanda di definizione agevolata, accompagnata dai relativi pagamenti e dal deposito della documentazione, manifesta implicitamente ma inequivocabilmente la volontà del contribuente di adempiere all’impegno di rinunciare alla lite.

Citando un proprio precedente (Cass. n. 24083/2018), la Corte ha ribadito che la richiesta di dichiarare cessata la materia del contendere, basata sull’avvenuta definizione, equivale a una rinuncia sostanziale al ricorso. Non è necessario un atto formale e separato, poiché il comportamento del contribuente è sufficiente a dimostrare la sua mancanza di interesse a proseguire il contenzioso.

Inoltre, la Corte ha affrontato due questioni accessorie:
1. Spese processuali: Nulla è stato disposto per le spese, poiché l’Amministrazione Finanziaria non si era costituita tempestivamente.
2. Contributo unificato: È stato escluso l’obbligo per la ricorrente di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione. La Corte ha chiarito che, poiché la definizione del giudizio dipende da motivi sopravvenuti (la normativa sul condono) e non dall’esito del ricorso, tale presupposto non si applica.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione della Suprema Corte semplifica notevolmente la chiusura dei contenziosi tributari in caso di adesione a una sanatoria. Il principio affermato chiarisce che l’onere della rinuncia formale può essere assolto attraverso la dimostrazione dell’avvenuta definizione della pendenza. Per i contribuenti e i loro difensori, ciò significa che è cruciale depositare tempestivamente presso il giudice adito tutta la documentazione che comprova l’adesione alla definizione agevolata e l’avvenuto pagamento, chiedendo contestualmente la declaratoria di estinzione del giudizio. Questo comportamento è sufficiente a porre fine alla controversia, con effetti positivi anche in termini di spese e di obblighi accessori come il doppio contributo unificato.

È necessaria una rinuncia formale al ricorso per ottenere l’estinzione del giudizio dopo aver aderito alla definizione agevolata?
No, secondo la Corte di Cassazione, la presentazione della domanda di definizione agevolata, i relativi pagamenti e il deposito della documentazione manifestano implicitamente ma inequivocabilmente la volontà di rinunciare al ricorso, integrando un adempimento sufficiente a far cessare la materia del contendere.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate non si costituisce tempestivamente nel giudizio di cassazione?
Se l’Agenzia delle Entrate non si costituisce tempestivamente, la Corte non dispone la condanna alle spese processuali a suo carico, come avvenuto nel caso di specie dove non è stata pronunciata alcuna statuizione sulle spese.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, il ricorrente deve versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato?
No. La Corte ha stabilito che, poiché l’estinzione del giudizio deriva da motivi sopravvenuti (la legislazione condonistica) e non dal rigetto o dall’inammissibilità del ricorso, non sussistono i presupposti per obbligare il ricorrente al versamento dell’ulteriore importo del contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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