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Definizione Agevolata: estinzione del giudizio

Una contribuente impugna in Cassazione un accertamento fiscale. Durante il processo, aderisce alla definizione agevolata prevista dalla normativa. La Corte Suprema, verificata la regolarità della procedura, dichiara l’estinzione del giudizio senza entrare nel merito dei motivi di ricorso, confermando l’efficacia dello strumento deflattivo del contenzioso.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Estingue il Giudizio Tributario

L’istituto della definizione agevolata rappresenta uno strumento cruciale per la gestione del contenzioso tributario, offrendo una via d’uscita a contribuenti e Fisco per risolvere le liti pendenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente l’efficacia di questo meccanismo, mostrando come l’adesione a una sanatoria possa determinare la chiusura definitiva di un processo, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado di giudizio.

I Fatti del Contenzioso Tributario

Il caso nasce da tre avvisi di accertamento notificati a una contribuente per gli anni d’imposta 2006, 2007 e 2008. L’Agenzia delle Entrate, sulla base di un’incongruenza tra il reddito dichiarato e gli indici di capacità contributiva, aveva rideterminato un reddito maggiore, chiedendo il versamento di ulteriori imposte.

La contribuente aveva inizialmente ottenuto una vittoria in primo grado, con la Commissione Tributaria Provinciale che annullava integralmente gli accertamenti. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, ribaltava la decisione, dando ragione all’Ufficio.

Di fronte a questa sentenza sfavorevole, la contribuente proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. La presunta illegittimità degli avvisi per sottoscrizione da parte di un funzionario privo di qualifica dirigenziale.
2. L’errata applicazione della norma sulla presunzione di maggior reddito.
3. L’omessa valutazione di prove documentali che avrebbero giustificato le spese sostenute con redditi esenti o non imponibili.

L’Intervento della Definizione Agevolata in Cassazione

Mentre la causa era pendente dinanzi alla Suprema Corte, la contribuente ha colto l’opportunità offerta dalla Legge n. 197/2022, presentando istanza per aderire alla definizione agevolata delle liti pendenti. A supporto della sua richiesta, ha depositato in giudizio la copia della domanda e le ricevute di presentazione, dimostrando di aver intrapreso il percorso previsto dalla legge per sanare la propria posizione.

Questo atto ha cambiato radicalmente le sorti del processo. La controversia, infatti, rientrava tra quelle contemplate dalla normativa, come confermato anche da un elenco trasmesso alla Corte dalla stessa Agenzia delle Entrate.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione non è entrata nel merito dei tre motivi di ricorso sollevati dalla contribuente. La sua attenzione si è concentrata esclusivamente sugli effetti prodotti dall’istanza di definizione agevolata. I giudici hanno constatato che la contribuente aveva correttamente presentato la domanda e che l’Agenzia delle Entrate non aveva opposto alcun diniego nei termini previsti dalla legge.

Di conseguenza, in applicazione diretta della normativa (in particolare del comma 198 dell’art. 1 della Legge n. 197/2022), la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio. La legge, infatti, prevede che in caso di adesione alla sanatoria, il processo si estingua, salvo il diritto delle parti di chiedere una nuova udienza in caso di problemi con la procedura. In assenza di tali richieste, la chiusura del contenzioso è automatica. Per quanto riguarda le spese legali, la norma stabilisce che restino a carico della parte che le ha anticipate.

Conclusioni

Questa ordinanza è un esempio emblematico di come gli strumenti di deflazione del contenzioso, come la definizione agevolata, possano avere un impatto decisivo sui processi tributari in corso. La decisione dimostra che l’adesione a queste procedure speciali prevale sulla discussione nel merito della lite, offrendo una soluzione tombale e definitiva. Per i contribuenti, rappresenta una via per ottenere certezza giuridica e chiudere pendenze con il Fisco, evitando i costi e le incertezze di un giudizio. Per il sistema giudiziario, è un modo efficace per ridurre il carico di lavoro, in linea con l’obiettivo del legislatore di accelerare la risoluzione delle controversie.

Aderire alla definizione agevolata interrompe un processo tributario in corso?
Sì, l’ordinanza conferma che la corretta adesione alla definizione agevolata, secondo le norme vigenti, comporta l’estinzione del giudizio pendente, anche se questo si trova dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Corte si pronuncia nel merito dei motivi di ricorso se c’è stata una definizione agevolata?
No. Come dimostra questo caso, una volta verificata la regolarità della procedura di definizione agevolata e l’assenza di dinieghi, la Corte dichiara estinto il giudizio senza esaminare i motivi del ricorso originario.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
La normativa richiamata nell’ordinanza (comma 198 dell’art. 1 della Legge 197/2022) stabilisce che le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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