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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Un contribuente, dopo aver impugnato in Cassazione un atto di irrogazione sanzioni per violazioni sul monitoraggio fiscale, ha aderito alla definizione agevolata dei carichi pendenti. Avendo perfezionato la procedura con il pagamento, ha rinunciato al ricorso. La Corte Suprema ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, senza provvedere sulle spese e senza applicare il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Chiudere un Contenzioso in Cassazione

La definizione agevolata dei carichi pendenti si conferma uno strumento efficace per porre fine a lunghi e onerosi contenziosi tributari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra chiaramente come l’adesione a questa procedura possa condurre all’estinzione del giudizio, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado. Questo caso offre spunti pratici per i contribuenti che valutano di chiudere le proprie pendenze con il Fisco.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un atto di irrogazione di sanzioni emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un contribuente per presunte violazioni delle norme sul monitoraggio fiscale relative all’anno 2000. Il contribuente aveva impugnato l’atto, ma dopo una pronuncia a lui sfavorevole in appello, aveva presentato ricorso per Cassazione.

Nelle more del giudizio di legittimità, al contribuente è stata notificata una cartella di pagamento per gli importi oggetto della controversia. A questo punto, il ricorrente ha scelto di avvalersi della procedura di definizione agevolata prevista dal d.l. n. 193/2016, presentando istanza e perfezionando la procedura tramite il versamento integrale di quanto dovuto entro i termini stabiliti.

La Procedura di Definizione Agevolata e le sue Conseguenze

L’adesione alla definizione agevolata rappresenta una sorta di ‘pace fiscale’ che permette al contribuente di estinguere i debiti iscritti a ruolo senza corrispondere sanzioni e interessi di mora. Nel caso di specie, il perfezionamento della procedura ha avuto un’immediata conseguenza processuale: il contribuente, come si era impegnato a fare con l’istanza di accesso alla procedura, ha depositato un formale atto di rinuncia al ricorso pendente in Cassazione.

Questo atto ha di fatto svuotato di contenuto la controversia. Essendo venuta meno la materia del contendere a seguito del pagamento agevolato, la prosecuzione del giudizio non avrebbe più avuto alcuna utilità pratica per le parti.

La Decisione della Corte di Cassazione

Preso atto della rinuncia al ricorso, la Corte di Cassazione, conformemente anche alla richiesta del Sostituto Procuratore Generale, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Questa decisione, sebbene di natura prettamente processuale, assume un’importanza fondamentale per le sue implicazioni.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e si fonda sulla constatazione di un fatto processuale inequivocabile: la rinuncia al ricorso. Una volta che la parte che ha promosso il giudizio vi rinuncia formalmente, il giudice non può fare altro che prenderne atto e dichiarare il processo estinto. La causa estintiva, in questo caso, è direttamente collegata alla volontà del contribuente di chiudere la pendenza attraverso gli strumenti deflattivi del contenzioso messi a disposizione dal legislatore. La Corte ha inoltre stabilito che non vi fosse luogo a provvedere sulla regolamentazione delle spese legali, lasciando che ciascuna parte sostenesse le proprie.

Le Conclusioni

Le conclusioni che si possono trarre da questa ordinanza sono significative. In primo luogo, la definizione agevolata si conferma un’opzione strategica per i contribuenti, consentendo di evitare i rischi e i costi di un contenzioso dall’esito incerto. In secondo luogo, la decisione chiarisce un importante aspetto procedurale: la rinuncia al ricorso a seguito di definizione agevolata non comporta il pagamento del doppio del contributo unificato, una sanzione normalmente prevista per chi vede il proprio ricorso respinto o dichiarato inammissibile. Si tratta di un incentivo implicito a utilizzare questi strumenti, garantendo al contribuente che sceglie la via della conciliazione di non subire ulteriori oneri economici.

Cosa succede a un ricorso in Cassazione se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Se il contribuente, dopo aver aderito e perfezionato la definizione agevolata pagando quanto dovuto, rinuncia formalmente al ricorso, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla controversia.

La rinuncia al ricorso dopo una definizione agevolata comporta il pagamento del doppio contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che, in caso di estinzione del giudizio per rinuncia successiva a una definizione agevolata, non sussistono i presupposti per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato previsto per i ricorsi respinti o inammissibili.

È possibile accedere alla definizione agevolata anche se il contenzioso è già pendente in Corte di Cassazione?
Sì, il caso esaminato dimostra che è possibile aderire alla definizione agevolata dei carichi pendenti anche quando la controversia si trova nell’ultimo grado di giudizio, ottenendo l’effetto di estinguere il procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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