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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Un contribuente, dopo aver impugnato un accertamento basato sul redditometro fino in Cassazione, aderisce alla definizione agevolata delle controversie. La Corte Suprema, verificata la regolarità della procedura, dichiara l’estinzione del giudizio, compensando le spese.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando la Pace Fiscale Estingue il Processo Tributario

L’adesione a una definizione agevolata, comunemente nota come “pace fiscale”, rappresenta uno strumento fondamentale per chiudere le controversie con il Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che, una volta perfezionata la procedura, l’esito è netto: l’estinzione del giudizio tributario in corso, anche se pendente dinanzi alla Suprema Corte. Questo caso offre spunti pratici sull’efficacia di tali strumenti deflattivi del contenzioso.

I Fatti del Caso: dall’Accertamento alla Cassazione

La vicenda ha origine da due avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a un contribuente per l’anno d’imposta 2008. L’Amministrazione Finanziaria, utilizzando il cosiddetto “redditometro”, aveva ricostruito sinteticamente il reddito del soggetto, contestando una maggiore imposta IRPEF dovuta.

Il contribuente ha impugnato gli atti impositivi dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, la quale ha però respinto il ricorso. Non dandosi per vinto, ha proposto appello presso la Commissione Tributaria Regionale, ma anche in secondo grado la sua richiesta è stata rigettata. La controversia è così approdata al terzo e ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, sulla base di quattro motivi di ricorso che spaziavano dal difetto di motivazione della sentenza d’appello all’omessa pronuncia su specifiche doglianze.

L’Impatto della Definizione Agevolata sulla Lite

Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, è intervenuto un elemento risolutivo. Il contribuente ha comunicato di aver aderito alla definizione agevolata delle controversie tributarie, una procedura introdotta da una specifica norma di legge (d.l. n. 118 del 2019). A riprova di ciò, ha depositato agli atti del processo sia l’istanza inoltrata all’Agenzia delle Entrate, sia la quietanza di pagamento della prima rata dovuta.

L’adesione a questa “pace fiscale” ha cambiato radicalmente le sorti del processo. La Corte di Cassazione ha preso atto della documentazione e, soprattutto, della mancata contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate (costituitasi come controricorrente).

Le motivazioni della Corte di Cassazione

I giudici di legittimità hanno ritenuto che la procedura di definizione agevolata si fosse perfezionata. La regolarità della documentazione depositata e l’assenza di contestazioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria sono state considerate prove sufficienti a dimostrare la volontà delle parti di chiudere la lite al di fuori delle aule di giustizia.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si è concluso senza una decisione nel merito dei motivi di ricorso. La causa del contendere è venuta meno grazie all’accordo raggiunto tra il contribuente e il Fisco. Inoltre, la Corte ha precisato un punto importante: in caso di estinzione del giudizio, non si applica il cosiddetto “doppio contributo unificato”, una sanzione prevista per chi perde un ricorso in modo definitivo. I giudici hanno sottolineato che tale misura ha natura sanzionatoria e non può essere applicata in via estensiva a casi, come l’estinzione per accordo, non espressamente previsti dalla legge.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma la piena efficacia degli strumenti di definizione agevolata come meccanismo per porre fine al contenzioso tributario. L’adesione a tali procedure, se correttamente documentata, determina l’immediata cessazione della materia del contendere e la conseguente estinzione del processo, a prescindere dal grado di giudizio in cui si trova. Per i contribuenti, rappresenta una via d’uscita certa dalle lungaggini processuali, mentre per il sistema giudiziario costituisce un importante strumento per ridurre il carico di lavoro. La decisione ribadisce anche un principio di stretta legalità nell’applicazione delle sanzioni processuali, escludendo il pagamento del doppio contributo unificato nei casi non riconducibili a rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo si estingue. La Corte, verificata la regolarità della procedura di definizione (istanza e pagamento) e l’assenza di contestazioni, dichiara la cessazione della materia del contendere e la fine del giudizio.

Quali prove deve fornire il contribuente per dimostrare l’avvenuta adesione alla definizione agevolata?
Il contribuente deve depositare l’istanza inoltrata all’Agenzia delle Entrate e la relativa quietanza di pagamento della prima rata (o dell’intero importo, a seconda dei casi), come prova del perfezionamento della procedura.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, si deve pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il pagamento del doppio contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere estesa all’ipotesi di estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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