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Definizione agevolata: estinzione del giudizio

Un’azienda del settore moda, destinataria di avvisi di accertamento per oltre 7 milioni di euro per l’uso di fatture inesistenti, aveva impugnato la decisione sfavorevole della Commissione Tributaria Regionale. Durante il giudizio in Cassazione, l’azienda ha aderito con successo alla definizione agevolata prevista dalla L. 197/2022. Preso atto della regolarità della procedura e della richiesta concorde di entrambe le parti (contribuente e Agenzia delle Entrate), la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Chiudere le Controversie Tributarie e Ottenere l’Estinzione del Giudizio

L’adesione alla definizione agevolata rappresenta uno strumento cruciale per i contribuenti che intendono chiudere le pendenze con il fisco in modo rapido e conveniente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente come questa procedura possa portare all’estinzione del giudizio tributario, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado. Analizziamo il caso per comprendere le dinamiche e le implicazioni pratiche di questa scelta.

I Fatti del Caso: Accertamenti Fiscali e Ricorso in Cassazione

Una società operante nel commercio di abbigliamento si è vista notificare dall’Agenzia delle Entrate due avvisi di accertamento per gli anni 2013 e 2014. Le contestazioni, relative a Iva, Ires e Irap, ammontavano a un totale di oltre 7,3 milioni di euro. L’Amministrazione Finanziaria accusava la società di aver utilizzato fatture per operazioni oggettivamente inesistenti emesse da un fornitore ritenuto una mera ‘cartiera’, ovvero una società fittizia creata al solo scopo di emettere fatture false.

La società ha impugnato gli accertamenti, ma i suoi ricorsi sono stati respinti sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che dalla Commissione Tributaria Regionale. Di fronte a queste decisioni sfavorevoli, l’azienda ha deciso di proseguire la battaglia legale presentando ricorso alla Corte di Cassazione.

La Svolta: L’Accesso alla Definizione Agevolata

Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, è entrata in vigore la Legge n. 197 del 2022, che ha introdotto una nuova opportunità di definizione agevolata delle controversie tributarie. La società contribuente ha colto questa occasione, presentando tempestivamente l’istanza e provvedendo al versamento della prima rata di quanto dovuto, come richiesto dalla normativa per regolarizzare la propria posizione su entrambi gli avvisi di accertamento.

Successivamente, sia la società ricorrente che l’Agenzia delle Entrate hanno depositato memorie in cui chiedevano alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio, avendo constatato il buon esito della procedura di definizione.

Le Motivazioni della Corte: La Presa d’Atto della Regolare Definizione Agevolata

La Corte di Cassazione, nella sua ordinanza, ha agito come un notaio della situazione venutasi a creare. I giudici non sono entrati nel merito della controversia originaria (la presunta falsità delle fatture), poiché la materia del contendere era di fatto cessata. Il loro compito si è limitato a verificare che la procedura di definizione agevolata si fosse conclusa correttamente.

Avendo constatato che il contribuente aveva presentato l’istanza nei termini e versato le somme dovute, e avendo ricevuto conferma della regolarità della procedura dalla stessa Agenzia delle Entrate, la Corte non ha potuto fare altro che accogliere la richiesta concorde delle parti. Di conseguenza, il giudizio è stato dichiarato estinto. Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha stabilito che ciascuna parte dovesse sostenere le proprie. Inoltre, ha chiarito che non vi erano i presupposti per richiedere al ricorrente il pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, somma solitamente dovuta in caso di rigetto del ricorso.

Conclusioni: L’Efficacia degli Strumenti Deflattivi del Contenzioso

Questa ordinanza conferma l’importanza e l’efficacia degli strumenti di definizione agevolata come meccanismo per ridurre il contenzioso tributario. Per il contribuente, questa via offre il vantaggio di chiudere una pendenza in modo certo e definitivo, pagando importi ridotti rispetto a quelli originariamente contestati ed evitando i rischi e i costi di un lungo processo. Per l’Amministrazione Finanziaria, rappresenta un modo per incassare somme in tempi rapidi e per alleggerire il carico di lavoro degli uffici giudiziari. La decisione della Cassazione ribadisce che, una volta perfezionata la definizione, il processo perde la sua ragion d’essere e deve essere formalmente chiuso con una declaratoria di estinzione.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce a una definizione agevolata?
Se il contribuente aderisce correttamente a una procedura di definizione agevolata, presentando istanza e versando le somme dovute, il processo tributario pendente viene dichiarato estinto, ponendo fine alla controversia.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
L’ordinanza stabilisce che le spese restano a carico delle parti che le hanno anticipate. Ciò significa che ogni parte sostiene i costi del proprio avvocato, senza che vi sia una condanna al rimborso delle spese della controparte.

L’adesione alla definizione agevolata comporta il pagamento di ulteriori contributi in caso di ricorso in Cassazione?
No. La Corte ha chiarito che, in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, non sussistono i presupposti per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, che è invece dovuto in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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