LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Definizione agevolata: estingue il processo in Cassazione

Un contribuente, dopo aver vinto nei primi due gradi di giudizio contro un avviso di accertamento basato su metodo sintetico, ha visto il suo caso approdare in Cassazione su ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, il processo si è concluso con un’ordinanza di estinzione. La Corte Suprema ha infatti accolto l’istanza del contribuente di adesione alla definizione agevolata delle liti pendenti, verificando la sussistenza di tutti i requisiti di legge. La controversia si è quindi chiusa senza una decisione nel merito, ma attraverso questo strumento di pacificazione fiscale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: La Via d’Uscita dal Contenzioso Tributario anche in Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’efficacia della definizione agevolata come strumento per porre fine alle liti tributarie pendenti, anche quando queste hanno raggiunto l’ultimo grado di giudizio. Il caso in esame, originato da un avviso di accertamento con metodo sintetico, si è concluso non con una pronuncia sul merito delle questioni sollevate, ma con la declaratoria di estinzione del processo, a seguito dell’adesione del contribuente alla cosiddetta “pace fiscale”.

I Fatti del Caso: dall’Accertamento Sintetico alla Cassazione

La vicenda ha inizio quando l’Agenzia delle Entrate notifica a un contribuente un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2006. L’amministrazione finanziaria, utilizzando il metodo sintetico previsto dall’art. 38 del D.P.R. 600/1973, aveva ricalcolato il reddito del soggetto basandosi su indici di spesa.

Il contribuente impugnava l’atto, e la Commissione Tributaria Provinciale gli dava ragione, annullando l’accertamento. La motivazione principale risiedeva nella violazione del termine dilatorio di 60 giorni previsto dallo Statuto del Contribuente, un periodo che deve intercorrere tra la consegna del verbale di constatazione e l’emissione dell’avviso di accertamento per permettere al contribuente di presentare le proprie osservazioni.

La decisione veniva confermata anche in secondo grado. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo errata l’applicazione della norma sul termine dilatorio (in quanto l’accertamento era scaturito da indagini “a tavolino” e non da accessi diretti presso il contribuente), proponeva ricorso per Cassazione.

L’Intervento della Definizione Agevolata e l’Estinzione del Giudizio

Mentre il ricorso era pendente dinanzi alla Suprema Corte, il contribuente ha colto l’opportunità offerta dalla Legge n. 197 del 2022, presentando domanda di definizione agevolata della lite. Questa normativa ha introdotto una sanatoria per le controversie tributarie pendenti in ogni stato e grado di giudizio, consentendo di chiuderle attraverso il pagamento di una somma ridotta, calcolata in percentuale sul valore della controversia.

Essendo risultato vittorioso nel giudizio di secondo grado, il contribuente ha potuto definire la pendenza versando un importo pari al 15% del valore della controversia. Avendo adempiuto a tutti gli obblighi previsti, ha quindi richiesto alla Corte di Cassazione di dichiarare l’estinzione del processo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta del controricorrente, dopo aver scrupolosamente verificato la sussistenza di tutte le condizioni previste dalla legge per l’accesso alla definizione agevolata. Nello specifico, i giudici hanno accertato che:
1. La controversia rientrava nell’ambito della giurisdizione tributaria e non era tra quelle escluse dalla sanatoria.
2. Una delle parti in causa era l’Agenzia delle Entrate.
3. L’atto introduttivo del giudizio era stato notificato entro la data prevista dalla normativa.
4. La domanda di definizione era stata presentata tempestivamente.
5. Il contribuente aveva provveduto al versamento della prima rata dell’importo dovuto, calcolato correttamente.
6. L’Agenzia delle Entrate non aveva notificato alcun provvedimento di diniego alla definizione.

Constatata la presenza di tutti i requisiti, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, assorbendo di fatto i motivi del ricorso presentati dall’Agenzia. Per quanto riguarda le spese processuali, in applicazione della stessa norma sulla definizione agevolata, è stato stabilito che queste rimanessero a carico della parte che le aveva anticipate. Infine, è stata respinta la richiesta del contribuente di condanna dell’Agenzia per lite temeraria, in quanto l’estinzione del processo fa venir meno il presupposto della soccombenza della controparte.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma la portata applicativa degli strumenti di pacificazione fiscale come la definizione agevolata. Essi rappresentano una valida alternativa per i contribuenti per chiudere lunghe e costose controversie con il Fisco, anche quando si è arrivati al giudizio di legittimità. Per l’amministrazione della giustizia, tali meccanismi si traducono in una significativa riduzione del carico di lavoro, permettendo di definire un gran numero di pendenze senza dover attendere l’esito di tutti i gradi di giudizio. La decisione sottolinea l’importanza per i contribuenti e i loro difensori di monitorare costantemente la normativa per cogliere le opportunità deflattive del contenzioso offerte dal legislatore.

È possibile utilizzare la definizione agevolata per una lite già pendente in Corte di Cassazione?
Sì, la sentenza conferma che la definizione agevolata delle liti, prevista dalla L. n. 197 del 2022, può essere utilizzata per le controversie pendenti in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello dinanzi alla Corte di Cassazione.

Cosa succede al processo se una parte aderisce alla definizione agevolata?
Se la domanda di definizione agevolata viene perfezionata correttamente con il pagamento degli importi dovuti e l’amministrazione non notifica un diniego, il processo viene dichiarato estinto. Ciò significa che la causa si conclude senza una decisione sul merito della questione.

In caso di estinzione del processo per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Secondo quanto disposto dalla normativa sulla definizione agevolata (art. 1, comma 198, L. n. 197 del 2022), le spese processuali del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Non è prevista una condanna alle spese della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati