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Definizione agevolata: eccezione sempre rilevabile

Un contribuente aderisce a una definizione agevolata ma prosegue una causa contro gli stessi atti. La Corte di Cassazione stabilisce che l’adesione comporta una carenza di interesse ad agire. Questa condizione, che rende il processo improponibile, non è un’eccezione nuova vietata in appello, ma una questione rilevabile in ogni stato e grado del giudizio, anche d’ufficio dal giudice. Di conseguenza, la sentenza di secondo grado che aveva dichiarato inammissibile l’appello dell’Agenzia delle Entrate è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata e Processo: un’Eccezione Rilevabile d’Ufficio

L’adesione a una definizione agevolata (nota anche come “rottamazione”) estingue il contenzioso? E se sì, questa circostanza può essere fatta valere per la prima volta in appello? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che la carenza di interesse a proseguire la causa, derivante dall’adesione a una sanatoria, è una questione che il giudice può rilevare in qualsiasi momento, anche d’ufficio.

Il Caso: Impugnazione e Adesione alla Rottamazione

La vicenda trae origine dall’impugnazione da parte di un contribuente di un avviso di iscrizione ipotecaria e delle relative cartelle di pagamento, di cui lamentava la mancata notifica. Il giudice di primo grado accoglieva il ricorso, annullando gli atti.

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione proponeva appello, sostenendo che il contribuente, prima ancora di iniziare la causa, aveva aderito alla definizione agevolata per le stesse cartelle. Tale adesione, secondo l’Agente della riscossione, avrebbe fatto venir meno l’interesse del contribuente a proseguire il giudizio. La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile, ritenendo che la questione della rottamazione fosse un’eccezione nuova, e come tale non proponibile per la prima volta in appello, secondo il divieto stabilito dall’art. 57 del D.Lgs. 546/92.

L’Errore del Giudice d’Appello e la definizione agevolata

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione del divieto di “nova” in appello. Il giudice di secondo grado aveva considerato la questione dell’adesione alla definizione agevolata come una nuova eccezione, vietata nel secondo grado di giudizio. Di conseguenza, aveva ritenuto inammissibile non solo l’argomentazione dell’Agenzia ma anche la documentazione prodotta a supporto (le istanze di rottamazione).

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la C.T.R. avesse commesso un errore di diritto. L’argomento centrale era che la carenza di interesse ad agire non è un’eccezione “in senso stretto” (cioè a disposizione esclusiva della parte), bensì una questione di ammissibilità della domanda giudiziale che può e deve essere rilevata dal giudice in ogni stato e grado del procedimento.

Le Motivazioni della Cassazione: Interesse ad Agire e Divieto di Nova

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi dell’Agenzia, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame.

Il Supremo Collegio ha chiarito che il divieto sancito dall’art. 57 del D.Lgs. 546/92 riguarda esclusivamente le eccezioni in senso stretto, ovvero quelle che la legge riserva espressamente all’iniziativa della parte. Non rientrano in questo divieto le questioni, come l’improponibilità del ricorso per difetto di interesse ad agire (art. 100 c.p.c.), che sono rilevabili d’ufficio dal giudice.

L’adesione a una procedura di definizione agevolata, ha ribadito la Corte, è irrevocabile. Essa preclude l’inizio di un giudizio e, se interviene a causa pendente, ne determina la cessazione per mancanza di interesse. Questa circostanza, che incide direttamente sulla possibilità di proseguire il processo, non può essere ignorata dal giudice d’appello solo perché non è stata sollevata in primo grado. Pertanto, la Commissione Tributaria Regionale ha errato nel ritenere inammissibile l’appello dell’Agenzia e la relativa produzione documentale. Avrebbe dovuto, al contrario, esaminare nel merito la questione e verificare se l’adesione alla rottamazione avesse effettivamente estinto l’oggetto del contendere.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza il principio secondo cui i giudizi non devono proseguire quando viene a mancare il loro presupposto fondamentale: l’interesse concreto di una parte a ottenere una sentenza favorevole. In secondo luogo, chiarisce che l’adesione a una definizione agevolata ha un effetto tombale sul contenzioso e tale effetto può essere fatto valere in qualsiasi fase del processo, anche se la questione emerge per la prima volta in appello. I contribuenti devono essere consapevoli che, una volta scelta la via della sanatoria, non è più possibile proseguire con l’azione giudiziaria per le medesime pretese tributarie. La sentenza impugnata è stata quindi annullata, con rinvio alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per una nuova valutazione alla luce dei principi affermati.

Se un contribuente aderisce alla definizione agevolata, può continuare una causa contro le stesse cartelle di pagamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’adesione a una procedura di definizione agevolata è irrevocabile e determina la carenza di interesse a proseguire il giudizio, che quindi non può essere iniziato o, se già pendente, non può proseguire.

La questione dell’adesione alla definizione agevolata può essere sollevata per la prima volta in appello?
Sì. La Corte ha stabilito che la carenza di interesse ad agire derivante dall’adesione alla definizione agevolata non è un’eccezione in senso stretto (soggetta al divieto di proporre nuove eccezioni in appello), ma una questione di ammissibilità del ricorso che può essere rilevata in ogni stato e grado del processo, anche d’ufficio dal giudice.

Qual è la conseguenza se un giudice d’appello ritiene erroneamente inammissibile l’eccezione sulla definizione agevolata?
La sentenza d’appello viene cassata. La Corte di Cassazione, come in questo caso, annulla la decisione e rinvia la causa a un altro giudice di secondo grado per un nuovo esame che dovrà tenere conto dell’avvenuta adesione alla definizione agevolata e della relativa documentazione prodotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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