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Definizione agevolata e rinvio del processo tributario

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione su un ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro una società. La causa è stata posticipata perché la società contribuente ha aderito a una procedura di definizione agevolata. La Corte deve ora verificare se sussistono i presupposti per dichiarare l’estinzione del giudizio, sospendendo l’analisi dei motivi di ricorso che riguardavano l’uso di documenti prodotti in ritardo e la deducibilità di costi non documentati.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando il Processo in Cassazione si Ferma

L’adesione a una definizione agevolata può cambiare radicalmente le sorti di un contenzioso tributario, anche quando questo è giunto all’ultimo grado di giudizio. Con l’ordinanza interlocutoria n. 9637 del 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito che la pendenza di una procedura di condono fiscale impone uno stop al processo, rendendo prioritaria la verifica dei presupposti per l’estinzione della causa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dai Fornitori Cinesi all’Accertamento Fiscale

La vicenda ha origine da un accertamento fiscale notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società operante nel settore della pelletteria. L’Amministrazione Finanziaria, a seguito di un questionario relativo a rapporti commerciali con fornitori cinesi per l’anno d’imposta 2005, contestava alla società la ripresa a tassazione di costi ai fini Ires, Irap e Iva.

Il ricorso della società veniva inizialmente respinto dalla Commissione Tributaria Provinciale. Tuttavia, in appello, la Commissione Tributaria Regionale accoglieva parzialmente le ragioni del contribuente, annullando una parte della pretesa fiscale relativa a costi non documentati, connessi a fatture emesse da uno specifico fornitore.

Il Ricorso dell’Agenzia e l’Impatto della Definizione Agevolata

L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta della decisione di secondo grado, proponeva ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La violazione dell’art. 32 del d.P.R. n. 600/1973, sostenendo che la Commissione Regionale avesse erroneamente fondato la sua decisione su documenti prodotti dalla società solo in fase contenziosa e quindi inammissibili.
2. La nullità della sentenza per omessa valutazione di elementi decisivi e per violazione delle norme sulla deducibilità dei costi (art. 109 TUIR) e sull’onere della prova (art. 2697 c.c.).

Il colpo di scena è emerso durante il giudizio di legittimità: la società contribuente aveva fatto accesso alla procedura di definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197 del 2022. Questo evento ha cambiato le carte in tavola, spostando il focus della Corte dalla valutazione dei motivi di ricorso alla questione pregiudiziale del condono.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: Priorità alla Verifica del Condono

La Suprema Corte, con un’ordinanza interlocutoria, non è entrata nel merito delle questioni sollevate dall’Agenzia delle Entrate. Ha invece stabilito che l’adesione del contribuente alla definizione agevolata rende “imprescindibile” la verifica della sussistenza dei presupposti per la declaratoria di estinzione della causa.

In altre parole, prima di decidere se la sentenza d’appello fosse legittima o meno, la Corte deve accertare se il contenzioso si sia di fatto già chiuso per effetto del condono e del relativo pagamento delle somme dovute. Per questa ragione, il Collegio ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, in attesa che tale verifica venga completata. A questa motivazione principale si è aggiunta una ragione di carattere organizzativo: l’impossibilità di ricostituire lo stesso collegio giudicante, a causa della cessazione dalle funzioni di uno dei suoi membri.

Conclusioni: L’Impatto della Definizione Agevolata sui Contenziosi Pendenti

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le normative sulla composizione agevolata delle liti fiscali hanno un effetto paralizzante sui giudizi in corso. L’interesse pubblico alla chiusura dei contenziosi attraverso questi strumenti prevale sulla normale prosecuzione del processo. Per i contribuenti e i professionisti, ciò significa che l’adesione a un condono non è solo una scelta fiscale, ma un atto con dirette e immediate conseguenze procedurali. Il giudizio viene messo in “stand-by” in attesa di confermare che la pace fiscale sia stata effettivamente raggiunta. La decisione finale sul merito del ricorso diventa, a quel punto, irrilevante.

Cosa succede a un processo in Cassazione se il contribuente aderisce a una definizione agevolata?
Il processo viene sospeso. La Corte di Cassazione deve prioritariamente verificare se sussistono i presupposti per dichiarare l’estinzione della causa per effetto della definizione agevolata, come il corretto versamento delle somme. La causa viene quindi rinviata in attesa di tale verifica.

Perché la Corte ha emesso un’ordinanza interlocutoria invece di una sentenza definitiva?
Perché non ha deciso nel merito del ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate, ma ha statuito su una questione procedurale. La decisione di rinviare la causa per verificare gli effetti della definizione agevolata è, per sua natura, interlocutoria, in quanto non conclude il giudizio.

Quali erano i motivi del ricorso dell’Agenzia delle Entrate?
L’Agenzia delle Entrate contestava la sentenza di secondo grado per due ragioni principali: 1) l’aver basato la decisione su documenti prodotti tardivamente e quindi inammissibili; 2) l’omessa valutazione di elementi decisivi per la corretta analisi della controversia e la violazione delle norme sulla deducibilità dei costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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