LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Definizione agevolata e processo: la Cassazione rinvia

Un contribuente, in pendenza di un ricorso in Cassazione contro alcune cartelle di pagamento, aderisce alla definizione agevolata. La Corte Suprema, con ordinanza interlocutoria, chiarisce che la sola adesione non è sufficiente a estinguere il giudizio. L’estinzione è subordinata all’effettivo e completo pagamento delle somme dovute. Di conseguenza, la Corte ha disposto il rinvio della causa per consentire la verifica del perfezionamento della procedura di sanatoria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata e Processo Pendente: la Cassazione Sospende il Giudizio

L’adesione a una definizione agevolata, come la cosiddetta ‘rottamazione-quater’, rappresenta spesso un’opportunità per i contribuenti di chiudere le proprie pendenze con il Fisco. Ma cosa accade se, nel frattempo, è in corso un contenzioso tributario su quelle stesse somme? Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione fa luce sulla sorte del processo, chiarendo che l’estinzione non è automatica, ma condizionata.

I Fatti del Caso

Un contribuente si rivolgeva alla Corte di Cassazione per contestare una sentenza della Commissione tributaria regionale che aveva ritenuto legittime diverse cartelle di pagamento a suo carico. Secondo il ricorrente, le notifiche di tali atti erano irregolari e, pertanto, la pretesa del Fisco doveva essere annullata.

Durante lo svolgimento del giudizio di legittimità, il difensore del contribuente depositava una comunicazione informando la Corte dell’avvenuta adesione del suo assistito alla definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197/2022, la cosiddetta ‘rottamazione-quater’, e del conseguente impegno a rinunciare al ricorso. Si poneva quindi la questione di come questa adesione incidesse sul processo pendente.

La questione della definizione agevolata e l’impatto sul processo

La normativa sulla ‘rottamazione-quater’ prevede esplicitamente che, nella dichiarazione di adesione, il debitore indichi gli eventuali giudizi pendenti e si impegni a rinunciarvi. La legge stabilisce che, a seguito della presentazione di tale dichiarazione, il giudizio venga sospeso. Tuttavia, l’estinzione definitiva del processo è un passo successivo e non automatico.

La Corte di Cassazione si è trovata a dover interpretare la portata di queste disposizioni per decidere se chiudere immediatamente il caso o attendere ulteriori sviluppi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

I giudici di legittimità hanno chiarito un punto fondamentale: l’estinzione del giudizio è strettamente subordinata all’effettivo perfezionamento della definizione agevolata. Questo significa che non basta la semplice presentazione della domanda per porre fine al contenzioso.

La Corte ha evidenziato che:

1. L’impegno alla rinuncia non è una rinuncia formale: La dichiarazione contenuta nella domanda di adesione non equivale alla rinuncia al ricorso disciplinata dal codice di procedura civile (art. 390 c.p.c.), che richiederebbe un mandato speciale per il difensore. Si tratta, piuttosto, di un presupposto per accedere al beneficio.
2. L’estinzione è condizionata al pagamento: La legge stessa (art. 1, comma 236, L. 197/2022) subordina l’estinzione del giudizio alla produzione della documentazione che attesti l’avvenuto integrale pagamento delle somme dovute.
3. Il rischio di inadempimento: In caso di mancato, insufficiente o tardivo versamento anche di una sola rata, la definizione agevolata diventa inefficace. Di conseguenza, i termini di prescrizione e decadenza riprendono a decorrere e il processo deve poter proseguire.

Per queste ragioni, la Corte ha ritenuto che non sussistessero i presupposti per dichiarare estinto il giudizio. La soluzione adottata è stata quella di rinviare la trattazione della causa ‘a nuovo ruolo’, ovvero a una data futura, per consentire la verifica del buon esito della procedura di sanatoria.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per contribuenti e professionisti. Aderire a una definizione agevolata mentre è in corso un processo tributario non determina la sua fine immediata. Il giudizio viene di fatto ‘congelato’ in attesa che il contribuente onori completamente il piano di pagamento concordato. Solo una volta effettuati tutti i versamenti e prodotta la relativa documentazione in tribunale, si potrà ottenere la formale dichiarazione di estinzione del contenzioso. In caso contrario, il processo riprenderà il suo corso dal punto in cui era stato interrotto, con tutte le conseguenze del caso.

Aderire alla definizione agevolata (rottamazione) estingue automaticamente un processo tributario in corso?
No, l’adesione non estingue automaticamente il processo. Come chiarito dalla Corte, l’estinzione è subordinata all’effettivo e completo pagamento delle somme dovute secondo il piano di definizione agevolata.

Cosa succede al ricorso in Cassazione se il contribuente aderisce alla rottamazione ma non ha ancora completato i pagamenti?
La Corte di Cassazione, come nel caso di specie, rinvia la trattazione del ricorso a una data successiva (‘a nuovo ruolo’) per permettere la verifica del perfezionamento della definizione agevolata. Il processo è, di fatto, sospeso in attesa dell’esito della procedura di sanatoria.

L’impegno a rinunciare al giudizio, contenuto nella domanda di definizione agevolata, equivale a una rinuncia formale al ricorso?
No. La Corte ha specificato che l’impegno a rinunciare, previsto dalla legge sulla rottamazione, non costituisce una rinuncia formale ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile. I suoi effetti, ovvero l’estinzione del processo, sono condizionati al completamento della procedura di definizione agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati