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Definizione agevolata e processo estinto: la Cassazione

Una contribuente, sotto accertamento fiscale per l’acquisto di un immobile, ha richiesto la definizione agevolata della lite. L’Agenzia delle Entrate ha emesso un diniego, ma non è riuscita a provare la corretta notifica di tale atto entro i termini di legge. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata notifica equivale a un’accettazione tacita (silenzio-assenso) dell’istanza della contribuente, dichiarando di conseguenza l’estinzione del processo tributario.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Processo Estinto se il Fisco Non Notifica il Diniego

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione stabilisce un principio fondamentale in materia di definizione agevolata: se l’Agenzia delle Entrate non notifica correttamente e tempestivamente il proprio diniego all’istanza del contribuente, la richiesta si intende tacitamente accolta. Questa decisione, basata sul meccanismo del silenzio-assenso, porta all’immediata estinzione del processo tributario in corso, offrendo una tutela cruciale per i diritti del contribuente.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una contribuente per l’anno d’imposta 2004. L’Agenzia delle Entrate, tramite lo strumento del redditometro, contestava un maggior reddito non dichiarato, derivante dall’incremento patrimoniale per l’acquisto di un immobile del valore di 415.000,00 euro.

Il contenzioso ha visto la contribuente vittoriosa in primo grado, ma la Commissione Tributaria Regionale ha successivamente ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Ufficio. La contribuente ha quindi proposto ricorso per Cassazione. Durante la pendenza del giudizio di legittimità, ha presentato istanza per la definizione agevolata della lite, come previsto dalla normativa sulla pace fiscale.

La questione della notifica del diniego

L’Agenzia delle Entrate ha tentato di respingere l’istanza di definizione agevolata, ma il punto cruciale della controversia è diventato la prova della notifica di tale diniego. L’Amministrazione finanziaria ha prodotto in giudizio unicamente l’avviso di ricevimento di una raccomandata informativa (il cosiddetto C.A.D.), che attesta solo l’avvenuto deposito dell’atto, ma non ha fornito la prova della consegna della raccomandata contenente l’atto di diniego stesso. Questa omissione si è rivelata decisiva.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Definizione Agevolata

La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il processo, accogliendo di fatto la tesi della contribuente. La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa delle norme che regolano la definizione agevolata.

Il Termine Perentorio per la Notifica

Il D.L. n. 119 del 2018 stabilisce un termine preciso (in quel caso, il 31 luglio 2020) entro cui l’Agenzia deve notificare l’eventuale diniego della definizione. La Corte ha ribadito che tale termine ha natura perentoria. Ciò significa che la sua violazione ha conseguenze giuridiche precise e non può essere sanata. Lo scopo di un termine perentorio è garantire la certezza del diritto, consentendo al contribuente di sapere con sicurezza l’esito della sua istanza e permettendo il proseguimento della controversia solo in caso di un diniego tempestivo e ritualmente comunicato.

L’Applicazione del Principio del Silenzio-Assenso

Di fronte all’omessa o irregolare notifica del diniego entro il termine perentorio, scatta il meccanismo del silenzio-assenso. La Corte equipara l’omessa notifica al silenzio dell’Ufficio, qualificandolo come un’accettazione tacita dell’istanza del contribuente. In altre parole, se il Fisco non comunica il suo ‘no’ in modo corretto e puntuale, la sua inerzia viene interpretata dalla legge come un ‘sì’.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza le garanzie per il contribuente che si avvale degli strumenti di pace fiscale. La Pubblica Amministrazione è tenuta non solo a decidere, ma anche a comunicare le proprie decisioni entro scadenze precise e con modalità che ne garantiscano la piena conoscenza da parte del destinatario. In secondo luogo, l’ordinanza chiarisce che l’onere di provare la corretta notifica del diniego spetta interamente all’Agenzia delle Entrate. Una prova incompleta, come la sola produzione dell’avviso di deposito, è insufficiente e porta all’accoglimento tacito della definizione agevolata. Di conseguenza, il processo tributario si estingue, ponendo fine alla controversia a favore del contribuente, con le spese del giudizio che restano a carico delle parti che le hanno anticipate.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate non notifica correttamente il diniego di una definizione agevolata entro il termine previsto?
La mancata notifica del provvedimento di diniego entro il termine perentorio comporta l’accoglimento implicito (per silenzio-assenso) dell’istanza del contribuente e, di conseguenza, l’estinzione del processo in corso.

Il termine per la notifica del diniego da parte del Fisco è considerato vincolante?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che il termine ha natura perentoria. Questo significa che è un termine tassativo, il cui mancato rispetto da parte dell’Amministrazione finanziaria determina la decadenza dal potere di negare la definizione agevolata.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese processuali?
In base alla normativa specifica richiamata (art. 46 d.lgs. 546/1992 e art. 6, comma 13, d.l. 119/2018), le spese del giudizio restano a carico della parte che le ha anticipate. Inoltre, non sussistono i presupposti per il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’ a carico del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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