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Definizione agevolata: come estingue il processo

La Corte di Cassazione dichiara estinto un processo tributario a seguito della richiesta di definizione agevolata da parte di un contribuente. Il caso riguardava un accertamento per maggiori utili extracontabili di una S.r.l. imputati al socio. L’adesione alla procedura e il pagamento della prima rata hanno comportato la cessazione della materia del contendere, chiudendo definitivamente la lite con il Fisco.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: la via d’uscita dalle liti tributarie pendenti

La definizione agevolata delle liti tributarie, introdotta dalla Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022), si conferma uno strumento efficace per chiudere contenziosi con il Fisco, anche quando questi sono giunti fino in Corte di Cassazione. Un’ordinanza recente ha ribadito come l’adesione a questa procedura, se correttamente eseguita, porti inesorabilmente all’estinzione del giudizio, con conseguente cessazione della materia del contendere. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso pratico.

I Fatti del Caso: dall’Accertamento al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da un accertamento fiscale condotto dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società immobiliare a responsabilità limitata. L’Agenzia contestava ricavi non dichiarati per le annualità 2006 e 2007. Di conseguenza, procedeva con atti impositivi non solo verso la società, ma anche nei confronti dei soci, presumendo la distribuzione degli utili extracontabili accertati.

Uno dei soci, detentore del 50% delle quote, impugnava gli avvisi di accertamento e le successive cartelle di pagamento. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che quella Regionale (CTR) respingevano le sue doglianze, confermando la legittimità della pretesa fiscale. Al contribuente non restava che proporre ricorso per Cassazione, affidandosi a cinque motivi di diritto per contestare la decisione dei giudici d’appello.

La Svolta: l’istanza di Definizione Agevolata

Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, il contribuente ha colto l’opportunità offerta dalla normativa sulla definizione agevolata. In data 26 gennaio 2023, ha presentato un’istanza di sospensione del procedimento per avvalersi di questa procedura. Successivamente, ha depositato le necessarie istanze di definizione, le ricevute di presentazione e i modelli F24 attestanti il pagamento della prima rata dovuta.

L’Agenzia delle Entrate, a sua volta, ha confermato alla Corte la regolarità delle domande e l’avvenuto pagamento. Questo passaggio è stato cruciale, in quanto ha attestato il perfezionamento della procedura di definizione, facendo venir meno l’oggetto stesso della controversia.

Il Quadro Normativo della Definizione Agevolata

La Legge n. 197/2022 disciplina la procedura per estinguere le controversie tributarie pendenti in ogni stato e grado di giudizio. I punti salienti applicati al caso sono:

* Sospensione del processo: Il contribuente può chiedere al giudice la sospensione del processo per avvalersi della definizione (comma 197).
* Onere del contribuente: Entro una data stabilita, il contribuente deve depositare copia della domanda di definizione e della ricevuta di versamento dell’importo dovuto o della prima rata.
* Estinzione: In caso di deposito della documentazione richiesta, il processo viene dichiarato estinto con decreto o ordinanza (comma 198).
* Comunicazione dell’Agenzia: L’Agenzia delle Entrate comunica l’esito della procedura, confermando la regolarità delle domande e dei pagamenti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha preso atto che tutti i presupposti normativi per l’estinzione del giudizio erano stati soddisfatti. Il contribuente ha manifestato la volontà di definire la lite, ha presentato la domanda e ha pagato quanto dovuto. L’Agenzia delle Entrate ha confermato che la procedura si è perfezionata regolarmente.

Di conseguenza, è venuta a mancare la stessa “materia del contendere”, ovvero il motivo per cui le parti stavano litigando. Non avendo più un oggetto su cui decidere, il processo non poteva che essere dichiarato estinto.

La Corte ha inoltre precisato due aspetti importanti:

1. Spese di giudizio: In linea con quanto previsto dal comma 198 della legge, le spese del processo estinto restano a carico delle parti che le hanno anticipate. Non vi è, quindi, una condanna alle spese per la parte soccombente, poiché non c’è un vincitore né un vinto.
2. Contributo unificato: Non ricorrono i presupposti per il versamento di un ulteriore contributo unificato, come previsto in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione. L’estinzione del giudizio è una fattispecie diversa che non comporta tale onere aggiuntivo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un chiaro esempio dell’applicazione pratica della definizione agevolata. Questa procedura si rivela uno strumento fondamentale per deflazionare il contenzioso tributario, offrendo ai contribuenti una via d’uscita certa e rapida dalle liti fiscali. La decisione della Cassazione conferma che, una volta perfezionata la procedura con il pagamento, l’estinzione del giudizio è una conseguenza automatica e inevitabile. Per i contribuenti, ciò significa la chiusura definitiva di una vertenza potenzialmente lunga e costosa; per il sistema giudiziario, rappresenta un alleggerimento del carico di lavoro, consentendo di concentrare le risorse su altre controversie.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. Se il contribuente presenta la domanda di definizione e paga gli importi dovuti (o la prima rata) nei termini previsti dalla legge, la controversia si chiude e il giudice ne prende atto dichiarando l’estinzione del giudizio.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del processo per definizione agevolata?
Le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. La legge (art. 1, comma 198, L. 197/2022) stabilisce che non vi sia una condanna alle spese, quindi ogni parte sostiene i propri costi legali sostenuti fino a quel momento.

È necessario pagare un ulteriore contributo unificato se il processo in Cassazione si estingue per definizione agevolata?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, non nel caso di estinzione del giudizio per cessata materia del contendere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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