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Definizione agevolata: come estingue il processo

A seguito di avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate verso una società di costruzioni e i suoi soci per presunte irregolarità fiscali, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di tutti i giudizi. La decisione si basa sull’adesione dei contribuenti alla definizione agevolata controversie, una procedura che permette di chiudere le pendenze con il fisco. Avendo presentato istanza e prova dei pagamenti, i giudizi sono stati terminati, con spese a carico di chi le ha anticipate.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata controversie: la Cassazione chiarisce l’estinzione del processo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra gli effetti della definizione agevolata delle controversie tributarie, un meccanismo che consente ai contribuenti di chiudere i contenziosi pendenti con il Fisco. La pronuncia in esame chiarisce come l’adesione a questa procedura, se correttamente documentata, porti inevitabilmente all’estinzione dei giudizi in corso, anche in fase di legittimità.

I fatti alla base della controversia

Il caso trae origine da una serie di avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società di persone operante nel settore edile e, di conseguenza, nei confronti dei suoi soci. Le rettifiche fiscali, relative agli anni d’imposta 2003 e 2004, scaturivano da un’attività di controllo sulle movimentazioni bancarie della società, da cui l’Ufficio aveva desunto un maggior reddito imponibile non dichiarato.

La Commissione Tributaria Regionale, in secondo grado, aveva accolto gli appelli dei contribuenti (la società e i soci), annullando gli atti impositivi. Il giudice regionale aveva ritenuto che la società avesse fornito prove sufficienti a superare la presunzione legale legata ai movimenti bancari, dimostrando la regolare contabilizzazione delle operazioni.

L’appello in Cassazione e la richiesta di definizione agevolata delle controversie

Contro le decisioni favorevoli ai contribuenti, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione, articolando diversi motivi di diritto. La questione centrale riguardava la presunta violazione delle norme sul litisconsorzio necessario, la valutazione delle prove in materia di indagini finanziarie e l’apparente motivazione delle sentenze d’appello.
Tuttavia, durante la pendenza del giudizio di legittimità, sia la società che i singoli soci hanno presentato istanza di estinzione dei giudizi, ai sensi della Legge n. 197/2022. A supporto della loro richiesta, hanno depositato telematicamente le domande di definizione agevolata controversie, le ricevute di trasmissione e le quietanze dei versamenti effettuati.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, riuniti tutti i ricorsi connessi, ha dichiarato l’estinzione di ogni giudizio. La decisione si fonda sull’applicazione diretta della normativa sulla definizione agevolata. La legge prevede che il contribuente che intende aderire alla procedura debba depositare presso l’organo giurisdizionale copia della domanda di definizione e del versamento degli importi dovuti. Una volta adempiuto a tale onere, “il processo è dichiarato estinto”.

I giudici hanno constatato che i contribuenti avevano correttamente seguito l’iter previsto dalla legge, depositando tutta la documentazione necessaria a provare l’avvenuta adesione alla sanatoria. Di fronte a tale adempimento, la Corte non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà del legislatore e dichiarare l’estinzione dei processi. La norma, infatti, non lascia margini di discrezionalità al giudice.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma la portata risolutiva della definizione agevolata delle controversie. Questo strumento si rivela efficace per chiudere definitivamente le liti fiscali, garantendo certezza al contribuente e deflazionando il contenzioso. La decisione sottolinea due aspetti pratici fondamentali:
1. Onere probatorio: spetta al contribuente dimostrare di aver perfezionato la procedura, depositando in giudizio la domanda e le prove di pagamento.
2. Spese processuali: in caso di estinzione per definizione agevolata, le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate. Non è prevista la condanna al doppio contributo unificato, poiché mancano i presupposti dell’integrale rigetto o inammissibilità del ricorso.

Cosa succede a una causa tributaria se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. Secondo la normativa (Legge n. 197/2022), se il contribuente deposita la domanda di definizione e la prova del pagamento degli importi dovuti presso l’organo giurisdizionale dove pende la causa, il giudice deve dichiararne l’estinzione.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Le spese dei giudizi estinti restano a carico della parte che le ha anticipate. La Corte ha specificato che non vi è una condanna alle spese per la controparte, ma ognuno sostiene i costi che ha affrontato fino a quel momento.

L’adesione alla definizione agevolata comporta la condanna al pagamento del doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’adesione alla definizione agevolata fa venir meno i presupposti per la condanna al doppio contributo unificato, previsto dall’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, in quanto tale sanzione si applica solo in caso di rigetto integrale o inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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