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Definizione agevolata: come estingue il processo

Un contribuente, dopo due sentenze sfavorevoli, aderisce alla definizione agevolata durante il ricorso in Cassazione. La Corte Suprema dichiara estinto il processo, stabilendo che la domanda di sanatoria e il relativo pagamento manifestano in modo inequivocabile la volontà di rinunciare al ricorso, rendendo superflua una rinuncia formale.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando il Pagamento Sostituisce la Rinuncia al Ricorso

L’adesione a una definizione agevolata durante un contenzioso tributario può avere effetti risolutivi, portando all’estinzione del processo. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce che la presentazione della domanda e il successivo pagamento sono sufficienti a dimostrare la volontà di porre fine alla lite, anche in assenza di una rinuncia formale all’impugnazione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Contesto: Dall’Accertamento Fiscale al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un contribuente. L’Amministrazione Finanziaria contestava la natura di alcuni compensi percepiti, ritenendoli redditi da lavoro dipendente “mascherati” da utili societari.

Il contribuente impugnava l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) confermavano la validità dell’accertamento. Trovandosi di fronte a due sentenze sfavorevoli, il contribuente decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidando le sue ragioni a otto distinti motivi.

La Svolta: L’Adesione alla Definizione Agevolata

Mentre il giudizio era pendente davanti alla Suprema Corte, si è verificato un evento decisivo. Il contribuente ha scelto di avvalersi della procedura di definizione agevolata prevista dall’art. 6 del D.L. n. 193/2016.

Ha quindi presentato la relativa domanda, effettuato i pagamenti richiesti e depositato in giudizio tutta la documentazione attestante l’adesione alla sanatoria. A seguito di questa iniziativa, sia il Sostituto Procuratore Generale che i difensori di entrambe le parti (contribuente e Agenzia delle Entrate) hanno chiesto alla Corte di dichiarare l’estinzione del processo.

La Decisione della Corte di Cassazione: Estinzione del Processo

La Corte di Cassazione ha accolto le richieste congiunte delle parti e ha dichiarato l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su una serie di considerazioni logico-giuridiche. In primo luogo, ha preso atto del deposito della documentazione relativa alla procedura di definizione agevolata: la domanda, i provvedimenti di accoglimento e le ricevute di pagamento.

I giudici hanno osservato che, sebbene la normativa sulla sanatoria preveda espressamente la rinuncia agli atti del giudizio, il comportamento del contribuente è stato interpretato come una manifestazione inequivocabile della sua volontà di adempiere a tale impegno. Presentare la domanda, pagare le somme dovute e documentare il tutto in tribunale equivale, secondo la Corte, a una rinuncia di fatto. Citando un proprio precedente (Cass. n. 24083/2018), la Corte ha ribadito che la richiesta di dichiarare cessata la materia del contendere si deve intendere come adempimento dell’impegno di rinuncia, facendo venir meno l’interesse a proseguire il ricorso.

Inoltre, la Corte ha specificato che, poiché l’estinzione deriva da motivi sopravvenuti (la normativa sul condono) e non dal rigetto del ricorso, non sussistono i presupposti per condannare il ricorrente al pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. Conferma che l’adesione a una definizione agevolata è uno strumento efficace per chiudere definitivamente un contenzioso tributario. La decisione sottolinea che le azioni concrete, come la presentazione della domanda e il pagamento, hanno un peso giuridico prevalente sulla formalità della rinuncia scritta. Per i contribuenti, ciò significa che una volta completata la procedura di sanatoria e depositata la relativa documentazione, si può ragionevolmente considerare estinto il processo, con il vantaggio di non incorrere nel pagamento del doppio contributo unificato in caso di esito sfavorevole del ricorso.

Aderire alla definizione agevolata estingue automaticamente il processo tributario in corso?
Sì, secondo questa ordinanza, l’adesione alla definizione agevolata, provata dal deposito della domanda e delle ricevute di pagamento, porta all’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere.

È necessario presentare un atto formale di rinuncia al ricorso dopo aver pagato la sanatoria?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che aver presentato la domanda, pagato e depositato la documentazione manifesta in modo inequivocabile la volontà di rinunciare, rendendo superfluo un atto formale separato.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che, poiché l’estinzione deriva da motivi sopravvenuti (la legge di condono) e non da una decisione di merito sfavorevole sul ricorso, non si applica la norma che prevede il raddoppio del contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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