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Definizione agevolata: come estingue il processo

Un lungo contenzioso tributario tra l’Agenzia delle Entrate e una società, riguardante accertamenti per IRAP e IVA, si conclude inaspettatamente. Dopo anni di battaglie legali, i contribuenti hanno aderito alla definizione agevolata prevista dalla normativa recente. A seguito della presentazione della domanda e del pagamento, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla disputa senza una decisione nel merito.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: La Via d’Uscita dal Contenzioso Tributario

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce gli effetti risolutivi della definizione agevolata sulle liti fiscali pendenti. Questo strumento, introdotto per ridurre il numero di cause tributarie, permette di chiudere un processo in corso, anche se giunto all’ultimo grado di giudizio, semplicemente aderendo alla procedura e versando gli importi dovuti. Analizziamo un caso emblematico che dimostra l’efficacia di questa soluzione.

Il Lungo Percorso del Contenzioso

La vicenda trae origine da avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società in accomandita semplice e di un suo socio per l’anno d’imposta 2006. Le contestazioni riguardavano un maggior reddito ai fini IRAP e una maggiore base imponibile IVA.

Il percorso giudiziario è stato complesso e travagliato:
1. Primo Appello: Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva annullato gli atti impositivi per un vizio procedurale.
2. Cassazione con Rinvio: L’Agenzia delle Entrate aveva impugnato tale decisione e la Corte di Cassazione, nel 2016, aveva cassato la sentenza, rinviando la causa al giudice di primo grado. Il motivo era un difetto di procedura fondamentale: il giudizio si era svolto senza la partecipazione di tutti i soci, considerati litisconsorti necessari.
3. Nuovo Giudizio: Riassunto il processo davanti alla Commissione Tributaria Provinciale (CTP) con tutti i soggetti coinvolti, i ricorsi dei contribuenti venivano respinti.
4. Secondo Appello: I contribuenti proponevano un nuovo appello e la CTR, con la sentenza ora impugnata, accoglieva le loro ragioni, annullando nuovamente gli avvisi di accertamento.

Contro quest’ultima decisione, l’Agenzia delle Entrate ha proposto un nuovo ricorso per Cassazione.

La Svolta: L’Adesione alla Definizione Agevolata

Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, sia la società che il socio hanno presentato domanda di definizione agevolata ai sensi della Legge n. 197 del 2022. Hanno depositato in giudizio la documentazione che attestava la presentazione della domanda e la prova del pagamento degli importi dovuti.

L’Agenzia delle Entrate stessa ha confermato l’avvenuta adesione, inserendo la controversia in un elenco trasmesso alla cancelleria della Corte, come previsto dalla normativa finalizzata a ridurre il contenzioso pendente in Cassazione.

L’Estinzione del Giudizio e la Definizione Agevolata

La Corte di Cassazione, preso atto della documentazione e delle disposizioni di legge, non è entrata nel merito dei motivi del ricorso dell’Agenzia. Ha invece applicato direttamente la normativa sulla definizione agevolata, che prevede un effetto automatico sul processo in corso.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è puramente procedurale e si fonda sull’applicazione della Legge n. 197 del 2022. La norma stabilisce che il contribuente che intende aderire alla definizione agevolata deve depositare presso l’organo giurisdizionale copia della domanda e della prova del versamento. Una volta che questi adempimenti sono stati eseguiti e verificati, il processo viene dichiarato estinto con ordinanza. La Corte ha semplicemente verificato la corrispondenza tra le domande presentate dai contribuenti e l’elenco fornito dall’Agenzia delle Entrate, confermando la regolarità della procedura. Di conseguenza, l’unica decisione possibile era dichiarare l’estinzione del giudizio.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto l’intero giudizio. Per quanto riguarda le spese legali, la normativa sulla definizione agevolata prevede una regola specifica: le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. Ciascuna parte, quindi, paga i propri avvocati. Inoltre, la Corte ha specificato che non sussistono i presupposti per il pagamento del cosiddetto “doppio contributo unificato”, una sanzione che si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non in caso di estinzione per accordo tra le parti.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. Se la domanda di definizione e la prova del pagamento sono state depositate correttamente, il giudice chiude la causa senza decidere chi avesse ragione o torto nel merito della controversia.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Le spese restano a carico della parte che le ha anticipate. Questo significa che ogni parte (contribuente e Agenzia delle Entrate) paga le proprie spese legali sostenute fino a quel momento.

In caso di definizione agevolata, si deve pagare il “doppio contributo unificato”?
No. La Corte ha chiarito che il doppio contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso. Non si applica quando il giudizio si estingue per un accordo tra le parti come la definizione agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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